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2010, odissea nella metropolitana di Roma

La metropolitana di Roma è spesso «un inferno» per una persona con disabilitàRotti. A volte inaccessibili. Sono alcuni degli ascensori della linea A del metrò di Roma. E per le persone con disabilità il viaggio tra le fermate sotterranee della capitale rischia di diventare un’odissea. Dopo la denuncia del quotidiano «Il Tempo» su un ascensore non funzionante alla stazione di Piazza Bologna, l’ATAC [l’Azienda dei Trasporti Comunali di Roma, N.d.R.] ha precisato che «sulla linea A della metropolitana tutti gli ascensori sono regolarmente in funzione». Così, taccuino alla mano, abbiamo obliterato il biglietto giornaliero al Capolinea Anagnina. Destinazione: tutte le fermate della linea con servizi per disabili.

Dieci stop and go per dieci controlli. Si scende subito. Sotto la scritta Cinecittà c’è una carrozzina. Le porte si aprono e le indicazioni portano a un elevatore. Per chiamarlo non si deve spingere, ma tenere premuto, come un montacarichi. Un po’ scomodo ma utilizzabile. Si arriva al primo piano e si passano i tornelli. Ora, per tornare in superficie, c’è bisogno di prendere un altro ascensore. È lì a trenta metri. Funziona. Ma per arrivarci bisogna salire una piccola scalinata. C’è una piattaforma montata sul corrimano. Serve a portare in alto le carrozzine. Ma è rotta. Raggiungere l’uscita è impossibile per un disabile.
Si riparte. A Subaugusta dovremmo trovare i servizi funzionanti. Ma per tornare in strada serve superare ancora qualche scalino che divide il primo dal secondo ascensore. Le istruzioni per usare la pedana mobile per i disabili non sono chiare. «Mi scusi, funziona la pedana per superare le scale?», chiediamo al dipendente ATAC dentro il gabbiotto. «No, mi dispiace», risponde. Non ci arrendiamo. Alla Stazione Furio Camillo ci sono tre ascensori che portano dai treni all’uscita. Uno non cammina.

Stessa situazione a Ponte Lungo: delle due cabine che portano dalla stazione ai treni una è guasta, mentre l’ascensore che serve per uscire definitivamente in strada è in servizio. Ma tra l’ultimo e i primi due ecco i soliti e insuperabili scalini: la pedana mobile è ferma. Il viaggio in metropolitana di una persona con disabilità è condizionato dal fato. Anche perché gli avvisi all’interno dei vagoni non specificano se c’è o meno un guasto. A Re di Roma è in manutenzione l’ascensore che va dai tornelli d’uscita alla strada. Forse, ci dicono, sarà funzionante tra poche ore. Ma ora no. Ora si resta sottoterra. A Termini il fenomeno è più curioso: non sono previsti i servizi per chi ha un handicap sulla linea A e sono invece in funzione per la linea B.

Dopo un paio d’ore tra soste e controlli, ecco Cipro. Sembra un’isola felice. Ma non è così. La stazione ha due coppie di ascensori: una porta a destinazione, l’altra è a rischio in quanto uno dei due elevatori è guasto e transennato. Il disabile può salire e scendere senza alcun problema se la fortuna lo assiste. A Valle Aurelia, invece, quando il viaggio sotterraneo ci porta ormai dall’altra parte di Roma, la musica non cambia. Due cabine per arrivare in strada: una è in funzione, l’altra no. Mentre a Baldo degli Ubaldi lavorano bene tutti e quattro gli ascensori. I servizi per i disabili sono in regola anche a Cornelia, con tre cabine per andare a prendere la metro, e al Capolinea Battistini, con un ascensore in funzione.
Conclusione: su dieci stazioni metro della linea A, con servizi per disabili, sette non hanno superato il controllo.

*Articolo pubblicato dal quotidiano «Il Tempo», con il titolo Odissea disabili in 7 stazioni su 10 Metropolitana B, ascensori fuori uso e qui riprodotto, con lievi riadattamenti, per gentile concessione.

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