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Quando a «spezzarsi» è l’anello debole

Uomo con le mani sulla testaIl 9 aprile del 2009 Alfio Lombardo, ventunenne di Sorso (Sassari), aveva spinto Giovanni Andrea Satta, sessantenne di Porto Torres, giù dalla rampa di carico e scarico di un centro commerciale della zona. Satta era morto il 21 maggio successivo, a causa dei traumi riportati e dopo che in un primo momento l’unico responsabile era stato inviduato nell’amministratore del centro commerciale, a causa della mancata protezione della rampa, le lunghi indagini hanno portato al recente arresto di Lombardo, accusato di omicidio volontario. Il movente? Ubriaco, il sorsese avrebbe spinto Satta «per il solo gusto di vedere cadere un disabile»…
Questa la nuda cronaca dei fatti, così come sono stati raccontati nei giorni scorsi da alcune testate. Il commento lo affidiamo a Giorgio Genta. Da parte nostra ci limitiamo solamente a ricordare – così come fa anche Genta – il nome dato dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) a un concorso aperto in questi giorni e dedicato alla discriminazione delle persone con disabilità:
Sapete come mi trattano?

Ebbene, sapete come mi trattano? Mi uccidono. Per gioco. Purtroppo il riferimento al “gioco” – e al concorso sulla discriminazione delle persone con disabilità, lanciato recentemente dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – va inteso come “per divertirsi” e non “per finta”. L’omicidio, infatti, c’è stato davvero.
Secondo quanto si legge ad esempio sulla «Stampa» (Franco Pinna, il 21 maggio scorso), il colpevole è stato arrestato dopo lunghe indagini. La vittima, una persona con disabilità di Sassari, in carrozzina, è stato volutamente spinta giù per le scale di un centro commerciale con conseguenze tragiche: alcuni mesi in rianimazione, poi il decesso.
Follia da ubriaco (l’uccisore), nessun rispetto per la vita umana, norme di sicurezza perennemente trasgredite (balcone delle scale non a norma). Risultato: ancora una volta l’anello debole della catena viene spezzato e una persona con disabilità viene trattata come un “giocattolo” e uccisa. Vergogna.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

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