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Chiediamo che si faccia marcia indietro su quella percentuale

Foto in bianco e nero di persona in carrozzina che guarda il mareUn’istanza secca e precisa: riportare la percentuale di invalidità richiesta per poter percepire l’assegno mensile di assistenza (256,67 euro) al 74% e non collegare più «quest’obolo» – come succede oggi – all’irrisorio limite annuo di reddito di 4.378,27 euro. È questa l’iniziativa proposta dal Movimento Rinnovamento Democratico (Nulla su di Noi, Niente senza di Noi), che ha già inviato in tal senso una lettera al presidente della Repubblica, a quelli di Senato e della Camera e al ministro dell’Economia – ciò che verrà fatto nei prossimi giorni anche a tutti i parlamentari – invitando «le persone con disabilità, le loro famiglie, i cittadini, le associazioni, le organizzazioni della società civile, personalità del mondo della politica, dell’informazione» a fare altrettanto.

Dopo aver presentato la lettera senza troppi giri di parole («Noi siamo schierati in prima linea nella lotta ai falsi invalidi, che sono ladri dei diritti di noi veri disabili»), i responsabili di Rinnovamento Democratico prendono le mosse da una frase pronunciata nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti e da noi stessi più volte evidenziata su queste pagine, sottolineando anche come il dato in essa riportato non sia corretto (se ne legga cliccando qui): «Questo è un Paese che ha 2 milioni e 7 di invalidi… 2.7 milioni di invalidi pone la questione se un Paese così può essere ancora competitivo»). «Per il  ministro – si scrive – gli invalidi  sono dunque persone improduttive che con la loro presenza rendono il Paese “non competitivo”. Sono affermazioni di una gravità estrema, che richiamano alla memoria tristi momenti della storia del mondo e della Germania del secolo scorso».

Viene poi ripreso un argomento sul quale già Franco Bomprezzi si era soffermato nei giorni scorsi, ovvero quell’«enorme danno di comunicazione» nei confronti delle persone con disabilità e delle loro famiglie, destinato «a durare nel tempo» (se ne legga cliccando qui). Per questo il Movimento chiede «al Ministro, al Governo e al Parlamento – come riparazione del danno recato alle persone con disabilità e alle loro famiglie, ma, crediamo, anche all’Italia – dalle affermazioni del Ministro stesso e del Governo intero, di cancellare dalla manovra la discriminazione fra disabili attuali e disabili futuri, riconoscendo a questi ultimi gli stessi benefìci riconosciuti e confermati agli invalidi di oggi» e riportando al 74% la soglia per il diritto allo scarno assegno mensile di assistenza, ciò che «eviterebbe di discriminare le persone sorde, quelle con sindrome di Down o con disabilità psichica». Una discriminazione, quella fra “disabili attuali e futuri”, riferita al fatto – lo ricordiamo – che il provvedimento, già in vigore dal 1° giugno, verrà applicato solo alle nuove domande. (S.B.)

Gli interessati a far propria la denuncia-richiesta del Movimento Rinnovamento Democratico, possono prendere contatto con quest’ultimo: tel. 334 3819705, movimento-mrd@alice.it o lastillamichele@alice.it.

Sulle questioni affrontate nel presente testo, suggeriamo la lettura – sempre nel nostro sito – di: Disoccupati e indigenti: eccoli i falsi invalidi! (cliccare qui); Dunque sono i disabili a «bloccare la competitività»: complimenti Ministro! (cliccare qui); Tutte quelle persone con sindrome di Down che rischiano di restare senza reddito (cliccare qui); Manovra correttiva e persone con disabilità: un’analisi (Carlo Giacobini) (cliccare qui); Non è un Paese per disabili (Gabriella d’Acquisto) (cliccare qui); Diamo i numeri, quelli giusti, però! (Franco Bomprezzi) (cliccare qui); La goccia che fa traboccare il vaso (Fulvio Santagostini) (cliccare qui); Non ci siamo proprio, Signor Ministro! (cliccare qui).

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