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Chiediamo l’accertamento della verità, le nostre porte sono aperte

Bimbo con disabilità insieme a operatrice«Ragionevole dubbio – ha scritto il 30 giugno Enrico Pucci nel quotidiano “La Tribuna di Treviso” – sull’identità della persona coinvolta nelle presunte violenze alla Nostra Famiglia: con questa motivazione il giudice ha revocato la misura interdittiva nei confronti di un’educatrice». Sembra dunque ingarbugliarsi la delicata vicenda di Treviso, che avrebbe visto due operatrici del locale Centro La Nostra Famiglia rendersi protagoniste di ripetuti maltrattamenti nei confronti di alcuni bambini con disabilità, ciò che – secondo le prime notizie pubblicate dagli organi d’informazione – sarebbe stato documentato dalle telecamere presenti nella struttura, le cui immagini, per altro, non sono ancora state rese pubbliche.
Da parte nostra – oltre a dare ben volentieri spazio a una nota inviata dalla Direzione Regionale del Veneto della Nostra Famiglia, in risposta a un comunicato dell’
ANFFAS Veneto (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), i cui contenuti erano stati ripresi anche dal nostro sito (se ne legga cliccando qui) – condividiamo quanto scritto dal citato Pucci, ovvero di pretendere «prima di tutto la verità», che «dobbiamo ai bambini e alle loro famiglie», «senza però affrettare le conclusioni. E senza precipitare le comunicazioni all’opinione pubblica». Anche perché in una vicenda come questa «entrano in gioco soggetti deboli e meritevoli della massima tutela come possono essere dei bambini, già di per sé indifesi, ma in questo caso tanto più perché portatori di situazioni di disabilità» ed entrano in gioco anche «soggetti adulti», dalle «operatrici, accusate di crimini infami e infamanti», ai «responsabili della Nostra Famiglia, con anni di meritoria attività alle spalle». (S.B.)

Abbiamo letto il comunicato stampa dell’ANFFAS del Veneto in relazione ai presunti fatti di maltrattamenti sui bambini disabili che sarebbero successi alla Nostra Famiglia di Treviso.
Senza intervenire nel merito dell’indagine e nell’accertamento della verità, che ci auguriamo evidenzino la professionalità e la dedizione degli operatori nella presa in carico dei piccoli utenti, assicuriamo che condividiamo pienamente quanto evidenziato dall’ANFFAS.
Abbiamo appreso dell’indagine in corso dalle notizie divulgate dalla stampa. Abbiamo immediatamente avviato un’indagine interna volta ad appurare i fatti. Contestualmente ci siamo anche messi a disposizione degli inquirenti allo scopo di collaborare all’accertamento della verità, negli eventi specificatamente oggetto di valutazione.
Operiamo in Veneto dal 1968, a Treviso dal 1973, siamo presenti in diverse Regioni con presìdi e centri di riabilitazione che lavorano in regime di preaccreditamento con il Servizio Sanitario e da questo sono controllati e verificati. Abbiamo migliaia di utenti all’interno di percorsi di valutazione diagnostica e cura riabilitativa e ci interfacciamo con le famiglie, i servizi pubblici, le istituzioni ad ogni livello.
Abbiamo fiducia nelle centinaia di nostri operatori che, in tutti i centri di riabilitazione, operano con professionalità, competenza, passione e dedizione nei confronti degli utenti. Anche a loro tutela, qualora si riscontrassero oggettivamente comportamenti individuali infedeli al mandato ricevuto, l’ente non potrebbe che agire di conseguenza.
Abbiamo un patrimonio di decenni di attività sociosanitaria rivolta alle persone con disabilità, in particolare i bambini e le loro famiglie, che sono al centro della nostra mission, avendo sempre operato con specifica attenzione ai percorsi di diagnosi, cura, riabilitazione, ricerca scientifica e qualità della vita.
Da questo punto di vista diamo all’ANFFAS le più ampie garanzie e le nostre porte sono aperte a loro e a quanti vogliono confrontarsi su questi temi che ci sono cari da sempre.
In tale contesto quindi, avvieremo tutte quelle iniziative, nelle sedi più opportune, volte a tutelare l’ente, la sua storia e attualità, il patrimonio professionale e clinico-scientifico del servizio sociosanitario svolto a favore delle persone più deboli, iniziative che avvieremo sia nei confronti di chi avesse tradito questo patrimonio morale dell’Ente sia nei confronti di chi a tale patrimonio attentasse con incolpazioni infondate.
Nel clima mediatico che accompagna indagini di questo tipo e nella necessità di appurare la verità, cui decisamente partecipiamo, spiace constatare come accertamenti in corso generino un effetto devastante, che mortifica anni di serio lavoro, migliaia di utenti seguìti con dedizione, una qualità clinica e di lavoro riabilitativo di cui sono testimoni migliaia di famiglie.

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