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A chi servono quei Piani Socio-Sanitari, così «ipertrofici» di parole?

Particolari di ruote di carrozzineDopo la lettura della recente proposta di Piano Socio-Sanitario della Regione Marche (scaricabile integralmente cliccando qui), mi sono chiesto a cosa servano questi atti di programmazione. Lo scrivo senza alcuno spirito polemico, ma con l’unico desiderio di capire.
Tento di riflettere su questo perché dopo la vera e propria “abbuffata” di pagine del Piano Sanitario Regionale 2007-2009 (1) e l’emanazione l’anno successivo del Piano Sociale 2008-2010, ora parte l’iter di un nuovo Piano Integrato Socio-Sanitario (2) che ci accompagnerà fino al 2012.
Nelle motivazioni della Proposta di Piano si specifica che «Il nuovo Piano 2010-12 si connota come Piano sociosanitario e mette in evidenza il ruolo innovativo e di sviluppo dell’intero sistema socio-sanitario come motore di crescita economica della regione Marche. Inoltre pone al centro del suo sistema la semplificazione della governance regionale nei processi assistenziali attraverso un disegno progettuale che integra in modo sistemico elementi di carattere strategico, organizzativo, funzionale e tecnologico delle realtà sociali e sanitarie. In tale ottica il nuovo PSS 2010-2012 va inteso in termini di progresso ed evoluzione del precedente, quasi uno sviluppo dei presupposti nello stesso già tracciati».

Non prendere impegni, per evitare l’accusa di averli disattesi…
Appare in ogni caso sempre più chiaro il cambiamento di prospettiva degli atti di programmazione. La paura di non mantenere fede agli impegni – e dunque l’essere accusati di inadempienza – produce documenti di indirizzo generale, pieni di dati, e scarsissimi in termini di obiettivi programmatici per il periodo di vigenza. Non ci sarà motivo per nessuno di dire che gli obiettivi non sono stati rispettati, così come ogni provvedimento successivo al Piano avrà come presupposto l’attuazione dello stesso.
Così ci troviamo sempre più con atti programmatori nazionali che in nome delle autonomie e delle competenze regionali tracciano generiche linee di indirizzo, Piani Regionali che ricalcano questa filosofia e le scelte vere – quelle sostenute da finanziamenti – vanno rintracciate all’interno di specifiche delibere di giunta e nella definizione dei budget.
Ad esempio, difficilmente qualcuno potrà dire che il precedente Piano Sanitario Regionale non sia stato attuato o che non si siano rispettati gli impegni presi, tanto assente era ogni forma di vincolo.
Quanto al Piano Sociale 2008-2010, esso ha riproposto in sintesi le indicazioni contenute in molti altri atti precedentemente emanati dalla Regione, li ha ricapitolati e inseriti nell’atto principe della programmazione. Quali sono gli obiettivi più stringenti del piano sociale vigente? Penso pochi possano definirli ed elencarli.
Questa situazione determina per altro una grande stanchezza tra tutti gli attori: pagine su pagine che ripetono e ricapitolano questioni mille volte scritte e dette; un’ipertrofia della parola a discapito della chiarezza degli obiettivi e del conseguente impegno finanziario (3).

In riferimento a questo atto, dunque, mi atterrò ad aspetti generali che riguarderanno soprattutto la parte dei cosiddetti servizi sociosanitari (4). Affermo subito che – se possibile – questo atto dice ancora meno del precedente Piano Sanitario Regionale. In meno di quattro pagine, infatti, vi vengono “pianificate” le azioni riguardo l’area materno infantile, adolescenti e giovani, disabilità (11 righe), salute mentale (12 righe), dipendenze patologiche, anziani, altre fragilità (lotta disuguaglianze, salute immigrati fragili, accompagnamento fragilità, contrasto violenza donne).

Madre con figlio disabileCosa trova, da qui al 2012, una famiglia che…
Mi sono allora chiesto: in questo atto di programmazione cosa trova:
– una famiglia che assiste a domicilio un proprio congiunto affetto da una malattia molto grave che necessità di una presa in carico infermieristica, riabilitativa, specialistica. Può sperare di avere in tutta la Regione un servizio capace di effettuare un’effettiva presa in carico, calibrata su dodici ore con reperibilità festiva e prefestiva? Oppure deve continuare, se ha i mezzi, ad affidarsi a prestazioni a pagamento? Il documento predisposto nell’aprile 2008 dalle cosiddette Cabine di Regia, quali innovazioni porterebbe, se approvato, rispetto a quanto sopra detto sulla situazione attuale? Esiste una linea di finanziamento specifica e vincolata che la Regione destina alle Zone per le cure domiciliari così che in tutte possano essere assicurate un livello minimo di prestazioni?
– una famiglia che abbia al proprio interno un malato di Alzheimer il quale necessiti di un centro diurno o di una struttura residenziale. Vi trova la definizione dei posti da realizzare e delle regole di funzionamento? Anche dopo l’approvazione del Piano, la famiglia continuerà a dover rivolgersi a strutture inadeguate senza standard assistenziali determinati? Dovrà a malincuore continuare a dire che in questa Regione non ci sono più di una qualche decina di posti residenziali dedicati specificatamente a questa malattia?
– una famiglia che si rivolga al fondamentale snodo per l’accesso ai servizi che ha il ruolo di definire il percorso assistenziale e/o educativo. Mi riferisco alle Unità di Valutazione Distrettuali (ora definite Integrate) per le persone non autosufficienti ultrasessantacinquenni e le Unità Multidisciplinari per l’Età Evolutiva e Adulta per le persone con disabilità. Troverà luoghi che definiscono i percorsi sulla base di criteri e parametri definiti? Riuscirà a sperimentare finalmente una qualche forma di presa in carico?
– una famiglia che viva all’interno di un Ambito Territoriale Sociale nel quale i singoli Comuni non gestiscano in forma associata i servizi e dunque non esista una rete territoriale di interventi.
– una famiglia che viva in un Comune che non eroga il servizio di assistenza domiciliare e che dunque non possa fruirne, quando invece invece esso sarà presente, magari dalla parte opposta della strada, nel territorio di un altro Comune.
– una famiglia il cui figlio, frequentante la scuola, abbia una grave disabilità intellettiva e fruisca di alcune ore di assistenza educativa scolastica (la cosiddetta assistenza per l’autonomia e la comunicazione), senza però che all’operatore che effettua questo servizio siano richiesti requisiti professionali specifici. Dunque di anno in anno si trova, a fronte della complessità dell’intervento, con qualifica indefinita.

Altri esempi in area di salute mentale e riabilitazione si potrebbero fare, ma credo che questi possano bastare.
Dunque queste famiglie troveranno nel nuovo documento una qualche riposta? No, non troveranno sostanzialmente nulla, se non il continuo rimando a provvedimenti in via di emanazione o già emanati. Ma se questi atti non definiscono o non hanno definito nulla? Se sono dunque altri gli atti fondamentali della programmazione, a cosa serve un nuovo Piano? (5)

Crederci ancora?
Io non credo più e me ne rammarico – perché significa aver perso la speranza – che le cose previste si faranno. Non credo più che si definiranno le tariffe dei servizi, si rivedrà il fabbisogno, si definirà quali sono i servizi a totale carico della sanità, quali a compartecipazione tra sanità e sociale con le rispettive percentuali, che si definiranno gli standard di tutte le strutture che ancora non li hanno. Non credo che si vorrà lavorare seriamente a definire le modalità organizzative delle Unità di Valutazione.
Non ci credo perché sono più di dieci anni che ogni atto lo prevede e nessuna di queste cose è stata fatta. Non ci credo perché definire questi aspetti tocca punti vitali del sistema, punti che hanno bisogno di coraggio politico e di competenza, mentre né l’una né l’altra sembrano abbondare (6). Non ci credo più perché tutte queste cose potevano essere fatte se si volevano fare e invece così non è stato.
Il continuo rimando alle Cabine di Regia (7) è francamente abbastanza penoso; quali sono stati gli atti prodotti in questo triennio che hanno portato all’emanazione di provvedimenti di sistema? Vedremo – e sarò felicissimo di essere smentito – se verrà realizzato, ad esempio, ciò che è previsto al capitolo XI.5 (p. 131), ovvero «Le azioni e gli atti per l’implementazione e la stabilizzazione dell’integrazione sociale e sanitaria».
Sullo sfondi di un cancello una persona in carrozzina con l'assistenteD’altra parte un banco di prova si è avuto con la recente Delibera di previsione del fabbisogno sanitario e sociosanitario (8), un atto di estrema importanza che poteva rappresentare una fondamentale occasione per capire la direzione e l’orizzonte di riferimento. Un atto che invece non solo ha offerto pochissime indicazioni, ma più spesso le ha offerte in modo indefinito (vedi ad esempio: nell’implementazione dei servizi la mancanza di indicazioni territoriali – quanti e con quale ripartizione regionale -; nella mancata distinzione tra residenziale e semiresidenziale; nell’aumento di posti diurni e residenziali per la disabilità all’interno di un sistema per nulla normato; nella disattenzione programmatoria degli altri servizi sociosanitari normati dalla Legge Regionale 20/02) (9).
In realtà il banco di prova delle volontà regionali lo avremo nei prossimi mesi, quando i tagli della Manovra governativa arriveranno nei bilanci regionali. Una Manovra, come abbiamo avuto modo di dire ripetutamente, del tutto scellerata, come la politica in genere di questo Governo. Vedremo quei tagli cosa andranno a colpire. Ci auguriamo che non servano da alibi per non fare ciò che si poteva fare nel passato, non si è fatto e che si deve fare oggi (10).
Nello stesso tempo è necessario evidenziare come i risparmi di spesa che in questi giorni si stanno definendo (auto blu, riorganizzazione interna ecc.) e quelli che ci auguriamo dovranno essere fatti, sono purtroppo successivi alla Manovra governativa. Quei milioni di euro risparmiati in pochissimo tempo possono essere di assoluta importanza per cittadini in difficoltà che hanno bisogno di interventi e servizi. Sono fondi che sono stati loro sottratti e che li hanno privati di servizi fondamentali. Di questo tutti dobbiamo avere consapevolezza. Ma su questo occorrerà ritornare, per mantenere una grande vigilanza ed evitare di essere imprigionati dall’impotenza di una supposta impossibilità.

Mi permetto in conclusione di rimandare ad alcune analisi e proposte del Gruppo Solidarietà e del Comitato Associazioni Tutela delle Marche (CAT) [spesso riprese anche da Superando, N.d.R.], volte a dare concreta risposta alle esigenze dei soggetti che necessitano di interventi sociali, sociosanitari e sanitari:
Politiche sociali. Le proposte del Comitato associazioni tutela (CAT) per la nuova legislatura (cliccare qui);
In difesa del welfare. Un appello contro l’indifferenza e l’insofferenza nei confronti dei deboli (cliccare qui);
Programmazione sanitaria e sociosanitaria alla luce della delibera riguardante i criteri per la definizione del fabbisogno sanitario nella regione Marche (cliccare qui);
Acuzie, post acuzie, servizi residenziali e domiciliari nel sistema sanitario della regione Marche (cliccare qui);
Considerazioni in merito ai dati contenuti nell’Atto di ricognizione delle strutture pubbliche e private di ricovero per acuti, lungodegenza e riabilitazione residenziali e semiresidenziali della regione Marche (cliccare qui).

*Gruppo Solidarietà di Moie di Maiolati Spontini (Ancona). Il presente testo riprende un documento pubblicato per lo stesso Gruppo, con il titolo di: A chi serve il nuovo Piano socio sanitario della regione Marche?.

Note:
(1)
Il percorso del precedente Piano ha necessità di essere ricordato. La Giunta deliberò nel febbraio 2007 una prima proposta che apparve come una “introduzione” a un Piano, tanto era privo di obiettivi programmatici. A fine maggio, tra gli atti della Commissione Consiliare, compare un nuovo testo deliberato dalla giunta (535 pagine), affiancato al precedente. Successivamente, il 18 giugno la seconda proposta – pur mantenendo la stessa numerazione – viene sostituita con un nuovo testo di 1.700 pagine. Ai primi di luglio, dunque a distanza di circa quindici giorni, su quel nuovo testo la Commissione fissa le audizioni. La Commissione poi ridusse il Piano di 1.400 pagine, lo inviò al Consiglio che lo approvò il 31 luglio 2007. Una pagina di desolante pressappochismo. Per una cronistoria si veda cliccando qui. Si veda anche cliccando qui per le richieste di modifica sottoscritte da oltre centocinquanta persone in cinque giorni.

(2) Per parte nostra la questione rilevante non è se fare separatamente o in maniera integrata la programmazione. Il problema – integrati o separati che siano – sono i contenuti degli atti con la chiara definizione degli obiettivi.

(3) Appare inoltre utile osservare come alla discussione – quando c’è – relativa all’approvazione di questi provvedimenti, cali, subito dopo, un sostanziale disinteresse riguardo l’applicazione. Anche quando – non in questo caso – si definiscono gli obiettivi. Per tutti valga il percorso del Piano Sanitario Regionale 2003-2006 che si era sforzato di legare analisi dei bisogni a risposte da realizzare nel triennio successivo.

(4) Sempre il 19 luglio è stata approvata un’altra Proposta di Legge della Giunta di riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale (se ne legga cliccando qui), con la quale si ridisegnano, in parte, gli assetti organizzativi del sistema. Della proposta non ci occuperemo in questa nota. Vale la pena segnalare come con questo nuovo provvedimento si arriverà al quarto riordino del Sistema Sanitario Regionale, mentre per quanto riguarda i servizi sociali si ritiene ancora di poter far fronte al sistema dei servizi con la Legge Regionale 43 del 1988. L’approvazione di una legge di riordino era tra gli obiettivi della precedente legislatura, ma non è stata mai neanche abbozzata; ora è stata rimessa in programma. Vedremo se verrà approvata, ma soprattutto – nel caso lo fosse – se sarà capace di sciogliere nodi essenziali del sistema (gestioni associate, rete dei servizi essenziali, rapporto con la sanità, ecc.), oppure se si limiterà, come sempre più spesso accade, a enunciare princìpi generali – sui quali si trova sempre l’accordo – per poi rimandare le questioni essenziali ad innumerevoli atti applicativi.

(5) Ciò nonostante, secondo gli estensori del Piano (coraggio e inconsapevolezza?) con lo stesso si colma finalmente il mancato recepimento dei provvedimenti nazionali riguardanti l’integrazione socio sanitaria: DPCM del 14 febbraio 2001 sulle prestazioni socio sanitarie e DPCM del 29 novembre 2001 di definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sanitarie (LEA) che ricomprendono (Allegato 1c) anche le prestazioni socio sanitarie. Infatti si specifica: «Con l’approvazione del presente Piano strategico si colma anche questa “carenza”, che non è tanto formale quanto una necessità per dare certezza a questa “area” e ai diversi settori di intervento» (cap. XI.4, Pianificazione delle azioni, p. 126). Bene, finalmente!!!. Speriamo, dunque, che il Piano venga approvato e così poi andremo presto in Assessorato a chiedere quali sono nella nostra Regione le prestazioni sociali a rilievo sanitario, quelle sanitarie a rilievo sociale e quelle ad elevata integrazione. Ci diranno – a distanza di dieci anni dagli atti sopra citati – per ogni servizio e intervento socio sanitario quali sono gli oneri a carico del settore sociale e di quello sanitario. Con l’approvazione del Piano terminerà dunque lo stato di indefinizione, con il conseguente scarico di responsabilità e competenza tra Comuni e ASL.

(6) D’altra parte, quando si possono mettere per iscritto affermazioni come quelle riportate nella nota precedente, riferite all’Atto che stiamo leggendo, come si può pensare di attingere alla speranza? O meglio, la speranza va alimentata e nutrita, ma riferita ad altri obiettivi.

(7) Delibera di Giunta Regionale (DGR) 720/07, Consolidamento e sviluppo dell’a integrazione socio-sanitaria della Regione Marche – Primi indirizzi per le strutture organizzative regionali e territoriali (cliccare qui).

(8) DGR n. 1789 del 2 novembre 2009, Criteri per la definizione del fabbisogno sanitario nella Regione Marche (cliccare qui).

(9) Per una dettagliata analisi dei contenuti di questo atto si rimanda a Programmazione sanitaria e sociosanitaria alla luce della delibera riguardante i criteri per la definizione del fabbisogno sanitario nella regione Marche (cliccare qui).

(10) Un pessimo esempio viene dato dalle continue dilazioni di tempi nell’utilizzo di finanziamenti già messi in bilancio. La questione della riqualificazione dell’assistenza residenziale agli anziani non autosufficienti ne è un caso emblematico. Da ultimo i 5 milioni di euro stanziati nel 2009 per il 2010 che attendono ancora di essere spesi. Si veda al proposito cliccando qui.

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