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Questa scuola va sì cambiata, ma in molti cercano già di farlo

Bimab con diasabilità, davanti all'insegnante, si gira verso l'obiettivo fotograficoLeggendo il recente sfogo di Giuseppe Felaco, pubblicato da Superando (Questa scuola tutta da cambiare, disponibile cliccando qui), posso concordare che non ci si possa accontentare del mero conteggio delle ore per il sostegno. Queste ore, infatti, devono essere una risorsa per migliorare le condizioni del processo di integrazione/inclusione scolastica.
È vero, poi, che molti insegnanti curricolari ancora oggi delegano ai colleghi di sostegno il supporto agli studenti con disabilità. Ma è anche vero che molte realtà scolastiche non sono più così.

Quest’anno, ad esempio, ho partecipato alla giornata a Roma in occasione della premiazione dei vincitori del Concorso Le chiavi di Scuola 2009, promosso dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap): il quadro della situazione è stato molto confortante, stimolante e incoraggiante. C’è anche una volontà di andare avanti e di spirito di cambiamento per l’inclusione, forse più diffuso di quel che si può pensare.
Molte scuole operano da anni nella direzione che Giuseppe Felaco auspica: se la sua esperienza è o è stata negativa, non si può generalizzare.
Ciò che preoccupa, invece – come è stato molte volte ribadito e documentato anche da Superando in questi ultimi mesi – sono gli effetti che la manovra economica e le disposizioni ministeriali determinano, ostacolando il processo innovativo che viene auspicato a parole (vedi le Linee Guida Ministeriali per l’Integrazione Scolastica) e poi contraddetto e demolito con i fatti, le circolari, le disposizioni che giungono alle scuole.

Il movimento delle associazioni – come quello delle Federazioni FISH e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili) – è molto attento e interviene puntulmente per difendere e contrastare queste manovre restrittive; ma anche il mondo degli operatori della scuola non sta a guardare.
È vero che la scuola deve cambiare: l’inclusione scolastica non è un processo che riguarda i soli alunni con disabilità, ma ha significato solo se rivolto a tutti gli alunni di ogni scuola. Per fare ciò, la scuola deve cambiare. Deve cambiare, ad esempio, riflettendo sulle modalità di svolgimento dell’attività scolastica e sul loro significato pedagogico (se la scuola italiana ne ha, quali sono oggi i riferimenti pedagogici?); sul Piano Educativo Individualizzato (PEI) – che dev’essere elaborato per ciascun alunno della scuola (non solo per quelli con disabilità) -; sulla risorsa del “sostegno” da intendersi come occasione di compresenza e di azione coordinata per i docenti consapevoli tutti delle problematiche di ogni situazione di disabilità.
Stop. Mi fermo. Grazie a Giuseppe Felaco per avere positivamente provocato.

*Presidente della UILDM di Bareggio (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare).

Rispetto al Concorso Le chiavi di Scuola 2009, citato nel presente testo, segnaliamo innanzitutto il nostro articolo intitolato I vincitori delle «Chiavi di Scuola 2009» (cliccare qui).
Recentemente, poi sempre nel nostro sito – abbiamo pubblicato quattro interviste esclusive (curate da Barbara Pianca) con i promotori dei progetti vincitori del Concorso stesso, intitolate rispettivamente: Le chiavi vincenti: dal bozzolo alla farfalla (cliccare qui), Le chiavi vincenti: lo sport è di tutti (cliccare qui), Le chiavi vincenti: Caos Letterario (cliccare qui) e Le chiavi vincenti: in cielo in terra e in ogni luogo (cliccare qui).
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