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Il diritto ai servizi è uguale per tutti

Marco Giovanni Reguzzoni, capogruppo della Lega Nord alla CameraNon è un momento di grande lucidità per la politica italiana, e questo si sa e si vede. Per fortuna in agosto grandi danni è difficile aggiungerne ai precedenti, dei quali, come si sa, abbiamo scritto a lungo nei mesi scorsi, specie per quanto attiene le sorti delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Ma sono stato sorpreso, all’inizio del mese da due segnali opposti provenienti entrambi dalla Lega. L’intervento a piena voce dell’onorevole Marco Giovanni Reguzzoni [capogruppo della Lega Nord alla Camera, N.d.R.], durante il dibattito del 4 agosto per la fiducia al sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, ha avuto un passaggio davvero singolare (c’entrava come i cavoli a merenda), riguardante l’efficienza del Governo nel ridurre le pensioni di invalidità: il deputato leghista ha sparato due cifre da capogiro. Ha sostenuto che grazie al governo sono state tagliate nel 2009 ben «80.000 pensioni di invalidità». Come se non bastasse questa esagerazione desunta da non si sa quale fonte istituzionale, ha vaticinato per il futuro «altre 100.000 pensioni di invalidità in meno».
Nessuno lo ha fermato, nessuno lo ha contraddetto, neppure all’interno della maggioranza. Immagino che il silenzio fosse un modo per prendere le distanze da una stupidaggine colossale. Neppure le più rosee previsioni di ridimensionamento del carico previdenziale formulate dall’INPS hanno infatti mai ipotizzato scenari di questa entità. Una cosa sono i controlli, assolutamente legittimi – anche se sulle loro modalità restano intatte tutte le perplessità espresse in queste settimane – altra cosa sono i tagli indiscriminati proclamati e auspicati come esempio di buon governo dall’onorevole leghista.

Nello stesso tempo, invece, il governatore del Piemonte, Roberto Cota, pure lui della Lega, ha preso carta e penna scrivendo alle ASL della sua Regione e invitandole a fornire speditamente la documentazione comprovante le situazioni di handicap grave già accertato in via definitiva, in modo tale da evitare lo spettacolo poco dignitoso delle visite di controllo chieste dall’INPS senza alcuno screening preventivo.
In questo caso Cota ha ascoltato le proteste provenienti dai genitori e dalle associazioni, si è documentato, si è reso conto che c’erano delle buone ragioni oggettive e ha preso posizione in base al suo ruolo istituzionale. Un comportamento lodevole, anche perché tempestivo. Vedremo se sarà efficace, ma intanto va registrato con soddisfazione.

E qui sta il punto. Mi pare evidente che la Lega, partito di Lotta, ma soprattutto di Governo, dovrebbe chiarire meglio il proprio pensiero rispetto alle politiche di welfare. Il federalismo non è una risposta, al massimo è uno strumento, e per di più si tratta di uno strumento che pone dei problemi oggettivi di perequazione del trattamento dei cittadini.
Non è colpa di una persona con disabilità se la propria Regione non è “virtuosa”. Il diritto ai servizi è identico a Nord e a Sud, a Est e a Ovest del Paese. Le leggi che regolano i diritti di cittadinanza delle persone con disabilità sono frutto di un lavoro di decenni, faticoso, complesso, al quale per altro ha preso parte anche la Lega, specie nel periodo in cui il ministro competente è stato Roberto Maroni.
Ma sinceramente io non ho capito quale sia il pensiero, e dunque il comportamento conseguente, della Lega rispetto a temi come l’integrazione scolastica, l’inserimento lavorativo, la vita indipendente, il ruolo dell’associazionismo, i servizi alla persona, le provvidenze economiche, il rispetto della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e via elencando.
Non mi sembra sufficiente l’atteggiamento genericamente pragmatico degli amministratori locali. Occorre adesso un passaggio culturale, una riflessione, un confronto serio con chi su questi temi ha elaborato proposte, progetti, competenze.

C’è nel leghismo, rispetto al welfare, una sorta di insofferenza, immaginando che tutto si possa ricondurre allo scontro fra statalismo, burocrazia “romanocentrica”, e di converso localismo federalista, di per sé efficiente e onesto, anche se non si sa bene con quali risorse si intendano garantire i diritti delle persone. Come se, senza dichiararlo, si lasciasse questo tema ad altri, nella società e nella politica, salvo entrare a gamba tesa (per non dire di peggio) come ha fatto l’onorevole Reguzzoni.
La mia non è una curiosità faziosa: sono sinceramente preoccupato di questa variabile indipendente, che è la Lega, rispetto alle politiche sociali. Penso che sia indispensabile un confronto serio, competente, almeno l’avvio di un percorso per gli anni futuri. Chiunque governerà questo Paese dovrà fare infatti i conti con la Lega e con la sua esuberanza, con le sue parole d’ordine, che fanno presa sulla gente.
Penso, ad esempio, a come, in questi mesi, il pensiero di Tremonti sull'”improduttività degli invalidi” si sia sposato perfettamente con l’aggiunta leghista che gli sprechi e i falsi invalidi sono «una questione meridionale» e come tale una delle tante zavorre che frenano il Nord ricco e produttivo.
Le responsabilità attuali e future di governo della Lega impongono a quel partito uno scatto di qualità, un passaggio di maturità ormai ineludibile. Anche perché, ovviamente e legittimamente, sono tante le persone con disabilità che votano Lega, nelle regioni del Nord. Prevarrà l’atteggiamento di Cota o quello di Reguzzoni? La questione temo ci riguardi tutti da vicino.

*Testo apparso anche in «FrancaMente», il blog senza barriere di Vita.blog, con il titolo Ma la Lega cosa pensa dei cittadini con disabilità? e qui ripreso con alcuni adattamenti.

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