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A proposito di INPS e falsi invalidi: solo il dialogo ci può salvare

Una commissione per accertamento dell'invaliditàRingrazio Beppe Severgnini, giornalista assai noto, e persona amabile, una conoscenza sicura, professionale, piacevole. Con lui condivido due cose, la passione per l’Inter e il desiderio di dialogare con i lettori sui temi dei quali scriviamo. La terza è l’ironia, ma lui in questo campo è più bravo.
Ovviamente Beppe ha un pubblico assai più vasto del mio, con quel forum Italians su «Corriere.it», che ogni giorno è letto e commentato da migliaia di visitatori, non solo in Italia. Oggi, 30 agosto, Beppe ha avuto voglia di pubblicare una mia mail, inviata il 10 agosto, sul tema dei falsi invalidi e della campagna dell’INPS per verificare le certificazioni di invalidità [“Tremonti, l’Inps e i portatori di handicap“, raggiungibile cliccando qui, N.d.R.]. Lo ringrazio per questa cortesia, ormai pensavo che il tema fosse superato, ma invece, rileggendo quanto gli ho scritto, noto un’attualità intatta. Questo è il testo, che Severgnini ha pubblicato integralmente, senza una sua ulteriore risposta:

«Caro Beppe, ti segnalo lo stato di ansia, di paura, che si sta giustamente diffondendo in migliaia di case, dove vivono persone disabili “vere”, cioè non falsi invalidi, tanto per capirci subito. A queste famiglie stanno arrivando le raccomandate dell’Inps, per i famosi controlli annunciati dal ministro Tremonti, a margine della manovra. Entro quindici giorni devono inviare documentazione che attesti inoppugnabilmente la gravità dell’handicap, e se non hanno le carte pronte, saranno chiamati a visita, quando non si sa. Siamo a fine luglio, anche i disabili, nel loro piccolo, si inc… e comunque provano ad andare in ferie, se hanno ancora qualche soldo. L’Inps, che sa di non avere neppure le forze per fare i controlli, sta cercando medici a termine, veri “contractors”, per partecipare alla grande retata (vedi bando appena pubblicato). C’è qualcosa che non quadra. Ne ho scritto nel mio blog su Vita.it, FrancaMente [testo ripreso anche da Superando e raggiungibile cliccando qui, N.d.R.]. Ebbene, sono arrivati commenti che fanno star male, te lo assicuro. Non si fa così, in un paese civile, neppure per una causa sicuramente giusta e condivisa da tutti: del resto, a stanare i falsi invalidi, mi pare siano impegnati con un certo successo magistrati, carabinieri e polizia, stando alle cronache. Perché stiamo parlando di truffatori. Ma secondo te un falso invalido si fa trovare impreparato? Un “vero” falso invalido, ci puoi giurare, ha già pronte le carte false o scritte da un medico amico da mandare per fax all’Inps, quando gli arriva (se gli arriva) la raccomandata. E poi continua a fare il furbo. Non ci vuole un genio per capirlo. Ma nel frattempo chi ripagherà le famiglie dei disabili veri da questo danno, anche morale? E quanti medici zelanti si daranno da fare per tagliare pensioni o indennità sacrosante, magari per fare carriera? In che Paese stiamo vivendo? Non mi sento a mio agio. Davvero».

Ebbene, in calce al mio post c’era il mio indirizzo di posta elettronica personale: mi sono arrivate due lettere, entrambe curiosamente provenienti dall’estero. La prima dall’Inghilterra, la seconda dalla Germania. Eccole (ometto l’identità dei mittenti, non perché siano anonime, ma per rispetto della loro privacy, dal momento che mi hanno scritto in privato).
Scrive Paola: «Sig. Franco, ho appena letto la sua indignata lettera in merito ai controlli dei disabili. Perché indignarsi tanto? Qui in UK, per farle un esempio, non si è mai scandalizzato nessuno per il fatto che il dipartimento pensioni esegue da sempre  i dovuti controlli sui falsi o veri disabili, e ci riesce con successo senza andare a disturbare magistratura e forze dell’ordine che, come saprà, hanno problemi molto più gravi da risolvere. E come ci riesce? Semplice: documentazione periodica sullo stato di salute inviata al dipartimento dal cittadino e dal medico curante che, oltre a quello,  ha l’obbligo d’inviare anche la documentazione dettagliata su tutta la  storia  clinica  del paziente + visita di un medico indipendente(contractor) legato allo stesso dipartimento. Mi creda, con questo sistema il medico “amico” e il falso disabile  non hanno vita facile qui proprio perché sanno che la loro parola verrà sempre verificata da una squadra di medici indipendenti accanitissimi. Perciò se una persona è veramente disabile non dovrebbe temere nulla dai controlli tanto meno vivere nell’ansia e nella paura per l’arrivo della raccomandata Inps. Se poi lei dà per scontato che anche i medici contractors proveranno a fare i furbi c’è sempre la magistraura a disposizione… o no? se poi  anche quella è fasulla be’ allora caro signore perdoni l’ironia… non vi rimane che un pellegrinaggio di massa a Lourdes».

Fernando, dalla Germania, mi scrive: «Caro Franco, Penso che lo stato di ansia e di paura sia nelle famiglie che la pensione di invalidità se la sono comprata, organizzata, rubata, in una famiglia dove l’invalido è un invalido, perché dovrebbero aver paura, essere in ansia ecc.? I medici zelanti che vogliono tagliare le pensioni ci sono, sono i soliti cretini, e si trovano in tutte le posizioni, in tutte le salse, ma non saranno mai  come i medici disonesti, che accertano malattie inesistenti, e di questi l’Italia ne è piena. Se Lei non si sente a suo agio, mi spiace, ma dire: “in che paese siamo”, dove in certe zone la proporzione fra i neonati e gli invalidi è di uno a quaranta, dovrebbe indurla a farci un pensiero. Immagino che secondo Lei, una pensione data ai ciechi vedenti, e a chi viaggia in motorino sebbene abbia l’accompagnatore, siano sacrosante, ma non è così, cominciando da chi ci ha dato la vita, e poi un giorno (e magari non abbiamo neanche cominciato a vivere) ce la toglie. Ci rifletta».

Ho riportato queste due lettere, sicuramente educate ma dure nei confronti del mio pensiero, perché mi sembra siano sintomatiche di un’enorme difficoltà di dialogo fra mondi diversi.
I due lettori probabilmente vedono l’Italia da lontano, e risentono di molti luoghi comuni, di semplificazioni operate dai media italiani e stranieri, ma hanno il dono della sincerità. Penso cioè che, al di là di un’evidente forzatura del mio pensiero (non mi sono mai sognato di ritenere sacrosante le pensioni date ai falsi invalidi, ci mancherebbe anche questa), la retorica nazionalpopolare gestita con grande efficacia da Tremonti, dall’INPS e in buona misura dalla Lega – grazie anche alla compiacenza dei giornalisti economici dei grandi quotidiani (quasi tutti assolutamente ignoranti, nel senso letterale del termine, rispetto alla disabilità) – ha spianato la strada a un’operazione della quale ancora adesso si stenta a definire la dimensione quantitativa e qualitativa, perché solo a settembre si comincerà davvero a capire quali tagli, come e dove sono stati effettuati.

I segnali che arrivano dalle associazioni e dalle famiglie non sono confortanti e la sensazione è che sicuramente ci siano stati come minimo “danni collaterali”, ovvero vittime innocenti di una campagna di per sé ineccepibile contro i falsi invalidi.
Credo che sia nostro compito non venire meno – neppure constatando un’evidente impopolarità – al compito anche giornalistico di raccontare la verità, andandola a cercare giorno per giorno.
Ma sarebbe anche importante colmare questo gap, questo divario così evidente tra i diversi livelli di comunicazione. Basta andare a rileggere i commenti nel blog FrancaMente al testo che ho citato nel messaggio a Severgnini [li si può leggere cliccando qui, N.d.R.], per rendersene conto. Affido a voi lettori queste mie riflessioni, convinto che il dialogo sia quanto mai necessario per cambiare in meglio questo Paese.

*Testo apparso anche in «FrancaMente», il blog senza barriere di Vita.blog, con il titolo Falsi invalidi, poveri “Italians” e qui ripreso con alcuni adattamenti.

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