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Noi, «servi della gleba»?

I servi della gleba medievali in un'antica illustrazionePersino nel Medioevo esistevano periodicamente le “udienze” che i potenti di allora – feudatari, valvassini e valvassori – concedevano al popolo. E in tutti i tempi re e imperatori, magari in circostanze e ricorrenze particolari, si degnavano di ascoltare i sudditi che – eventualmente proni e genuflessi – presentavano le loro “suppliche” presso le “sale del trono”.
Lo facevano solo perchè non avevano niente di meglio da fare? Pensiamo proprio di no. Pensiamo invece che fossero ben consapevoli che ogni tanto si dovesse dare una possibilità anche agli “ultimi”, sul consenso implicito dei quali si basava il loro potere. Sapevano cioè che non dare alternativa alle persone, anche alle più umili, metterle con le spalle al muro, per loro poteva essere assai pericoloso.

Accade invece ai giorni nostri che alcuni “valvassori” (intendi assessori), semplicemente si rifiutano di “concedere udienza”. Accampano svariati impegni, dovuti alle numerose deleghe (forse è il caso di rimetterne qualcuna, visto che gli impegni sono troppi?), e rimandano all’infinito la concessione di un colloquio.
Il fatto è grave, soprattutto se ci si nega a rappresentanti competenti e autorevoli di cittadini appartenenti a categorie particolarmente svantaggiate.
Il filtro è rappresentato da segretarie, dalla cui voce si desume giovinezza – magari avvenenza e inesperienza – le quali hanno però imparato presto le tecniche più negative della comunicazione e non riescono a nascondere un vago, ma presente, sentore di arroganza nella loro voce. Forse a contagiarle è stato il loro referente? Sicuramente hanno avuto un pessimo insegnante. Infatti, la prima cosa da imparare, nella loro posizione, sarebbe quella di rispondere sempre gentilmente e possibilmente in maniera rassicurante a chi si lamenta, magari anche con veemenza, per l’ennesimo rifiuto. E ancora, non farne mai una cosa personale e, soprattutto, non lanciare velate minacce tipo: «Riferirò le sue parole e il tono, così l’assessore trarrà le sue valutazioni…».

Chissà, forse nei nostri Assessorati non è più neanche necessaria quella minima parvenza di cortesia o forse qualcuno ha deciso che non ne può più di cittadini che tentano di far valere i propri diritti e che lottano per i diritti di tutta la cittadinanza. Forse siamo ormai ridotti al rango di “sudditi”, quei “servi della gleba” di cui sopra, senza neanche il “diritto di udienza”.
Ma in questo caso la differenza con gli schiavi dell’antica Roma qual è? Restiamo in attesa di una risposta, ricordando ai nostri “feudatari” personaggi storici come Menenio Agrippa e Spartaco, in modo tale da farli riflettere, dopo magari aver fatto una rapida ricerca su Google per sapere chi sono…

*Responsabile Movimento per la Vita Indipendente dell’Abruzzo. Componente del Consiglio dell’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici) di Lanciano (Chieti).

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