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Trasporto scolastico: chi può dare delle risposte?

Pulmino per il trasporto delle persone con disabilitàGià all’inizio di quest’anno Alessandra Corradi (si veda il testo intitolato Si «recita a soggetto», a spese di un bambino di quattro anni, disponibile cliccando qui) aveva raccontato a Superando.it la sua «quotidiana e assurda “odissea”», per far sì che il proprio figlio con disabilità potesse usufruire di un diritto garantito dalla legge, come quello del trasporto scolastico.
Ora torna a farlo, rivolgendosì però – questa volta – direttamente alle principali federazioni italiane di associazioni impegnate nella disabilità (la FISH, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap e la FAND, Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili), «per avere delle risposte – scrive – nella tutela dei diritti e della sicurezza di mio figlio», «senza contare – aggiunge – che, facendo questa richiesta in forma pubblica, ne potranno poi benificiare tutti i genitori che leggono».

Partiamo dal principio, ovvero dal testo della Legge 104/92, ove si legge che il trasporto per e da scuola viene effettuato dal Comune di residenza fino alle scuole medie, mentre dalle Superiori in poi se ne occupa la Provincia.
A quel punto, quindi, un genitore si attiva e fa richiesta. Nel mio caso, al primo anno mi è stato detto che finché mio figlio non avesse compiuto i tre anni di età, non poteva usufruire del servizio. Il secondo anno ho dovuto fare una raccomandata con ricevuta di ritorno in carbon copy a dirigenti e assessori e il servizio è stato attivato a gennaio. Il terzo anno le raccomandate sono state molte di più, insieme a qualche fax, oltre a una serie di colloqui e il servizio è stato ugualmente attivato in gennaio, con l’aggravante che – poiché la conditio sine qua non era la mia presenza sul pulmino (il che significava tornare a piedi la mattina e riandarci il pomeriggio per il rientro) – mi sono trovata al pomeriggio solo l’autista che non sapeva minimamente come agganciare la carrozzina (si è giustificato dicendo che in sede non gli avevano detto che il bambino era sulla carrozzina). Ma di tutto ciò è già stato raccontato ampiamente anche in Superando.

Ebbene, l’anno prossimo io non sarò più presente sul pulmino, innanzitutto perché la legge non lo prevede – e in ogni caso non è mai stata fatta un’assicurazione a mio nome, per cui se fosse successo qualcosa? – in secondo luogo perché la sottoscritta è in stato interessante e per l’inizio dell’anno scolastico sarà quasi al termine dellla gravidanza.
E in ogni caso, cosa dovrei fare? Poiché non è infrequente che succedano incidenti anche gravi – di recente, ad esempio, è balzato all’onore delle cronache il caso di una ragazzina di Alcamo in Sicilia cui, proprio durante il trasporto da scuola a casa, hanno spezzato entrambe le gambe, dislocando le teste dei femori fuori dal loro alloggiamento – vorrei risparmiare a mio figlio ulteriori problemi, solo perché chi si occupa di fornire il trasporto per le scuole non forma gli operatori, non segue le più elementari norme di sicurezza e i ragazzi disabili vengono trattati come “oggetti da trasportare” e non come persone.
Quindi, il genitore può richiedere che venga affiancato al’autista un operatore di propria fiducia? E l’operatore che qualifiche deve avere? E ancora, chi fornisce il servizio è tenuto a consegnare un documento di un qualche tipo? E come si deve fare per ottenere che tutte le norme vigenti in materia di sicurezza per il trasporto delle persone disabili siano rispettate? Ultimo quesito: esiste un’associazione, un’ente, un Dipartimento della Motorizzazione Italiana, deputato a fornire informazioni corrette e aggionate in materia e che si occupi di fare rispettare la normativa nel nostro Paese?

Tutti i quesiti che sto sollevando non sono peregrini, perché navigando in internet ho intercettato numerose richieste da parte di operatori addetti al trasporto che si ponevano le mie stesse domande, ma le risposte – anche da parte della Motorizzazione – sono assai carenti, come se le persone con disabilità appunto non godessero di pari diritti come tutti gli altri in ambito di sicurezza stradale.
«Assicuriamo le carrozzine in qualche modo e se succede qualcosa, tanto la colpa è dei presenti, non di chi fornisce il servizio…»: questo è il succo che ho desunto, anche parlando direttamente con gli autisti.
A questo proposito un ultimo appunto: la sicurezza riguarda anche i bambini piccoli, categoria tra le più discriminate in Italia; chi, come me, ci è passato, può testimoniare che farsi prescrivere un seggiolino da auto per un bambino con problemi posturali/motori costa letteralmente “un paio di ulcere”: l’aspetto grottesco della faccenda è che se i bambini normodotati devono viaggiare sui seggiolini e contenuti dalle cinture, i bambini disabili, invece, possono starserne in braccio alla mamma!

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