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Detassare quelle borse lavoro sarebbe un’altra conquista di cittadinanza

Il presidente della FISH Sardegna Alfio DesogusTra poche settimane, in Sardegna, prenderanno avvio le attività dei POR (Piani Operativi Regionali), denominati Ad Altiora, finanziati dal Fondo Sociale Europeo e destinati all’inserimento lavorativo delle persone con disagio mentale.
La FISH Sardegna (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha partecipato attivamente alla predisposizione dei partenariati territoriali e all’elaborazione dei progetti. Ben tre di essi – riguardanti le aree interne della Regione – vedono infatti la Federazione protagonista nell’animare le attività preliminari che dovranno coinvolgere complessivamente venti giovani con disagio mentale nell’acquisizione di conoscenze e competenze, per organizzare attività agricole di allevamento e di recupero di mestieri legati al mondo della pastorizia, del piccolo allevamento e di percorsi ambientali per le escursioni didattiche.
In uno di questi progetti, ad esempio, verrà attuato il recupero di terreni incontaminati, abbandonati, ricchi di essenze arboree autoctone e con la presenza del cavallino sardo (S’Akkettu). È previsto inoltre il recupero  di mestieri antichi, della cucina e dei sapori degli alimenti pastorali e il recupero dei saperi, finalizzati al reinserimento di giovani in difficoltà formati da operatori agricoli oggi rari.
I giovani saranno sostenuti da esperti, guidati da apposite équipe professionali, e accompagnati da iniziative degli Enti Locali che si battono tenacemente per frenare l’emorragia dello spopolamento delle campagne, rilanciandone l’utilizzo produttivo.

Un progetto ambizioso, dunque, innervato dalla cultura della FISH, fondata sulla valorizzazione della persona con disabilità come risorsa sociale, che intende – attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche – creare opportunità di lavoro e occupazione produttiva.
Come si vede, si tratta di un’iniziativa sperimentale e innovativa da replicare in altri territori della Sardegna, ciò che dovrà costituire, tra l’altro – per la FISH Regionale – un momento di incontro fecondo e proficuo, finalizzato a far lievitare una nuova cultura attraverso le buone prassi.
Al progetto partecipano l’ASL (Azienda Sanitaria Locale) – che ha proceduto all’individuazione dei gruppi dei giovani – insieme a Laore (Agenzia Agricola Regionale Sarda), cinque Comuni, la Comunità il Seme (Cooperativa di tipo B), due Ce.SIL (Centri di Inserimento Lavorativo) e l’ente di formazione ENAP.

Ebbene, per partecipare al progetto, ai giovani viene riconosciuta una borsa di 500 euro mensili, per sostenere le spese e la partecipazione alle attività formative e laboratoriali. Quando però si è passati all’attuazione pratica, seguendo il vademecum e i regolamenti europei, abbiamo dovuto constatare che l’assegno mensile della borsa è da assoggettare al 20% di IRPEF, cosicché – non rassegnandoci a ottemperare a tale disposizione – abbiamo condotto una ricerca sulla normativa, da cui risulta confermata l’esistenza della tassazione perché la borsa lavoro è considerata come reddito.
E tuttavia, nell’allegato che proponiamo cliccando qui, segnaliamo un’ampia casistica riguardante la materia, con una serie di situazioni per le quali sono previste altrettante esenzioni (assegni o borse di studio; borse regionali di ricerca e di alta formazione; borse di ricerca universitaria; e, in particolare, borse per il recupero e il reinserimento di persone colpite da condanne penali).

Non è certo nostra intenzione mettere in discussione tali esenzioni, tutte giuste e tutte appropriate. Ci poniamo però l’interrogativo se l’esperienza che andiamo conducendo con questi giovani in situazione di disagio mentale non meriti uguale attenzione. Infatti, anche nel caso dei progetti Ad Altiora, siamo in presenza di formazione, di recupero e di inserimento sociale. Diventa difficile ritenere che le borse lavoro che dovremo erogare siano configurabili come reddito perché sono simili alla diaria che ricevono i corsisti della formazione professionale oppure alle indennità di frequenza. Non esiste, infatti, un rapporto di lavoro temporaneo o a tempo determinato, bensì si prevede la semplice partecipazione ad attività di tirocinio formativo, da sempre anche questo sostenuto da una diaria non tassata.

Da tanti anni combattiamo per assicurare un lavoro alle persone con disabilità, ma diverse resistenze e ostacoli anche culturali negano un diritto fondamentale per la piena cittadinanza. Nel nostro caso, però, non ci troviamo di fronte all’attivazione di un rapporto di lavoro dipendente, ma a percorsi innovativi che – se gli esiti saranno positivi – potranno portare a un lavoro autonomo e indipendente.
Non ci sono resistenze dei datori di lavoro; non ci sono selezioni o mancate attitudini al mansionario lavorativo; non c’è una questione di professionalità né di oneri sociali; non ci sono problemi di produttività. C’è solo un problema di volontà dei nostri governanti nel modificare una disposizione vetusta e discriminatoria. Noi ci batteremo per questo piccolo, ma grande obiettivo che rappresenta un semplice fatto di buon senso e di giustizia.
Perciò chiediamo a coloro che condividono la nostra rivendicazione di farne occasione di impegno e di condivisione sociale perché si raggiunga un’altra conquista di cittadinanza.

*Presidente della FISH Sardegna (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

Ricordiamo ancora che l’allegato con la casistica sulla tassazione e le esenzioni in questo settore è disponibile cliccando qui.
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