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L’esperienza con internet del dottor Claudio Imprudente

Claudio ImprudenteProprio mentre Dorotea Maria Guida stava realizzando la sua intervista a Claudio Imprudente – dedicata all’utilità del web per il superamento dell’handicap – è arrivata una bella notizia riguardante lo stesso Imprudente, presidente del Centro Documentazione Handicap (CDH) e della Cooperativa Accaparlante di Bologna, giornalista, scrittore e «mille altre cose ancora», come efficacemente annota Giorgio Genta. L’Università di Bologna, infatti, ha deciso di conferire a Claudio la laurea honoris causa in Scienze delle Formazione, presso il Polo Universitario di Rimini. «Un alloro che per uno come lui – è stato scritto dall’Agenzia “Redattore Sociale” – che non parla e indica le lettere con lo sguardo su un “alfabetiere” trasparente, sembrava come una meta irraggiungibile».
Per Superando il già citato Giorgio Genta, della Federazione Italiana
ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi), commenta così l’evento: «Un titolo accademico o professionale da premettere al proprio nome e al cognome è una passione tipicamente italiana; in altri Paesi certamente esistono tali qualifiche, ma di regola le persone ne fanno un uso più sobrio. Tale mancanza di sobrietà porta naturalmente a uno svilimento del significato del titolo stesso e tra tanto sventolio di attribuzioni culturali emergono ormai solo quelle atipiche. Così dunque, come resiste inossidabile l’identificazione dell’avvocato (anzi l’Avvocato) per antonomasia in Gianni Agnelli, anche a molti anni dalla scomparsa, oggi per la maggior parte dei giovani, ma non solo quelli, il Dottore è il pilota motociclistico Valentino Rossi. Ebbene, per noi, invece, da oggi il dottore, anzi il dottore honoris causa in Scienze della Formazione, sarà Claudio Imprudente, persona con disabilità, giornalista, scrittore, uomo di spettacolo e mille altre cose ancora, nonché amico nostro. Due cose accomunano Valentino e Claudio: tutti e due sfrecciano. Valentino sull’asfalto dei circuiti, Claudio sul plexiglass della lavagnetta».
Al momento, va precisato, la data della cerimonia di conferimento del titolo accademico non è ancora stata definita, ma si auspica che avvenga al più presto. (S.B.)

Osannato e denigrato, acclamato o messo alla gogna, in questi anni internet ha avuto chi lo ha sostenuto e chi lo ha condannato. Ora però le statistiche parlano chiaro: sono ben 14 milioni gli internauti italiani e il 20% di questi sembra siano persone con problemi di disabilità (dati Istat reperibili sul sito www.handicapincifre.it). In particolare, da un’indagine Istat del 2008, dedicata alla questione, si apprende che internet si diffonde sempre di più tra gli italiani affetti da malattie croniche o invalidità permanenti e che il 12% delle persone con disabilità utilizzano la rete per informarsi, svagarsi, divertirsi o incontrare amici. Inoltre sono oltre duecento le associazioni che hanno un sito Internet dedicato ai temi della disabilità fisica.
In tal senso è interessante cercare di capire la reale utilità del web, soprattutto quando a servirsene sono persone con limitazioni fisiche e sensoriali, sia nell’ambito lavorativo, sia per eliminare le barriere fisiche – mettendo in contatto migliaia di individui in qualsiasi parte del mondo – sia infine come strumento di ricerca di informazioni o semplicemente come mezzo di aggregazione sociale. Interpellando una fonte più che autorevole, cercheremo dunque di mostrare come gli strumenti informatici e telematici possano costituire delle valide risorse per combattere varie forme di esclusione. Ci siamo fatti aiutare, in quello che potremmo definire “l’utilizzo della rete come superamento dell’handicap” da Claudio Imprudente, presidente del Centro Documentazione Handicap (CDH) e della Cooperativa Accaparlante di Bologna, pur sottolineando, con dispiacere, che l’intervista è stata sin troppo rapida e che l’argomento meriterebbe senz’altro molti più approfondimenti.

Quando hai cominciato a utilizzare internet?
Un'altra immagine di Claudio Imprudente«Ho un ricordo ben preciso di quando ho utilizzato la posta elettronica per la prima volta, perché prima facevo un centinaio di telefonate al giorno, poi tutto è cambiato; nel 2001 ho spedito le mie prime e-mail e probabilmente la persona che mi ha fatto vedere come farlo è stato Ivan, l’informatico della nostra associazione».

In che modo internet ti ha aiutato a superare i limiti della tua disabilità?
«In effetti la mia vita ha avuto un’accelerazione non indifferente, è stato un passaggio molto importante e se penso alla mia storia personale, è stato importante tanto quanto passare dalla tavola orizzontale a questa verticale. Mi spiego meglio. Prima, per comunicare – dato che non parlo – usavo le mani che toccavano delle lettere su una tavola posta su un piano; poi ho visto che indicare le lettere con gli occhi utilizzando una tavola trasparente era un modo molto più efficace per comunicare. Così è stato anche per l’utilizzo del web. Avevo capito che era uno strumento molto valido per raggiungere le altre persone, superava i miei problemi di mobilità in senso fisico e mi permetteva anche di avere più relazioni. E pure le mie attività lavorative sono aumentate. Mi ricordo che all’epoca avevo un pallino in testa, quello di andare in televisione. Ma credo di avere intuito che internet avrebbe sostituito la televisione. Questo mi ha diminuito l’ansia di trovare un programma televisivo che mi accogliesse».

Come hai utilizzato la rete in questi anni?
«Al principio ho usato Google per fare delle ricerche, soprattutto quando ho incominciato la collaborazione con il portale SuperAbile; per quest’ultimo dovevo curare una rubrica settimanale di rassegna stampa, trovando tre articoli che mi colpissero e fare un commento con uno stile ironico. Ho incominciato quindi a chiedere alle varie agenzie di stampa di inviarmi gli aggiornamenti, tramite e-mail. Ho iniziato ad usare le mailing list [“liste per corrispondenza”, N.d.R.] praticamente da subito per diffondere quello che scrivevo; davo un certo tipo di informazione, non quella privata, ma di interesse generale. Ho questo stile da sempre, non uso questi strumenti per tenere una sorta di diario personale, ma come informazione pubblica e commento. Invece  il 90 per cento delle persone che conosco e che utilizzano la rete, mi dicono i loro fatti privati».

Quali siti hai visitato maggiormente?
«Visitavo più che altro siti relativi al lavoro che faccio, quindi SuperAbile, Disabili.com ecc., anche perché cercavo notizie utili al mio lavoro da giornalista. Non ho avuto mai l’abitudine di navigare liberamente sul web. Poi le cose sono un po’ cambiate con Facebook, ma anche quello è uno strumento che uso più che altro per ragioni e scopi professionali. Utilizzo invece sempre di più servizi on line per il conto corrente, telepass, i bonifici ecc. Ovviamente collaboro in modo costante alla gestione e all’arricchimento del sito del Centro Documentazione Handicap e della Cooperativa Accaparlante».

La copertina di «Una vita imprudente», uno dei libri pubblicati in questi anni da Claudio ImprudenteHai mai pensato di creare un sito tuo, che magari ti potesse servire per il tuo lavoro?
«Non ho mai creato un mio sito vero e proprio, ma un blog e un profilo su Facebook. L’esperienza del blog è stata un po’ difficile; la mia idea, infatti, era quella di sostituire la mailing list con il blog, ma il gruppo di lavoro, la mia associazione, mi ha chiesto di creare e animare un blog a più voci e questa esperienza stenta ancora adesso a decollare pienamente.
Facebook, invece, che utilizzo da due anni, è stato lo strumento ideale per fare una cosa più personale; anche in questo caso ho voluto usare il mezzo non privatamente, non come uno “sfogatoio”, ma ho cercato di farlo diventare un mezzo per la diffusione delle mie attività lavorative. In Facebook, infatti, metto i miei articoli e aspetto i commenti degli “amici” che sono quasi tremila. Ho creato un circolo virtuoso che mi dà lavoro a ciclo continuo, scrivo cioè un articolo e aspetto i commenti, poi dai commenti scrivo un altro articolo oppure un libro».

Da anni oramai il web è pieno di siti che trattano problemi di disabilità, alcuni dei quali in modo tecnico e specifico, magari informando su patologie e ausili, oppure in ambito legislativo. Ci sono poi portali sulla disabilità che puntano alla socializzazione e agli incontri con forum e video-chat, nati per essere strumenti di aggregazione. Quale sarebbe il sistema per migliorare questo universo di siti che trattano il tema della disabilità?
«Non ho ricette da dare, non sono un esperto. Credo ci siano siti molto ben fatti, aggiornati, utili, ricchi di informazioni competenti e precise; così come sono molto importanti e spesso ben gestiti quei siti “da usare”, come ad esempio quello del Centro Risorse Handicap di Bologna [cliccare qui] o quello di Torino [cliccare qui]. Comunque credo che i rischi per i siti che trattano di disabilità siano gli stessi degli altri: iperproliferazione, rischio di occupare “spazio” con informazioni e notizie di scarso interesse, rischio di un eccessivo personalismo, insomma, tutto quel “rumore” che circola sul web. Un altro aspetto su cui si potrebbe  lavorare è l’effettiva messa in rete dei siti, cioè, trovare il modo per far dialogare quello che già esiste, ma che magari si ignora reciprocamente».

L’esperienza di Claudio Imprudente non lascia pertanto dubbi nel pensare che internet possa essere un valido strumento di superamento dell’handicap, un ottimo ausilio di comunicazione, di collaborazione e di aggregazione tra le persone, anche quando sono toccate da limitazioni fisiche e sensoriali. (Dorotea Maria Guida)

Per approfondimenti sul tema trattato nell’intervista a Claudio Imprudente, rimando a due monografie della testata «HP-Accaparlante» dedicate al tema: la più recente è Disabili e web 2.0 (n. 3, settembre 2010), la precedente Disabili 1.0 (n. 1, marzo 2005). Segnalo inoltre i due opuscoli L’handicap in rete di Carlo Giacobini e Nicola Rabbi (1999) e Handicap: bisogni informativi di Marco Mazzieri (1999), oltre ai tanti volumi sull’argomento reperibili presso la biblioteca del Centro Documentazione Handicap (CDH) di Bologna. (D.M.G.)

*Intervista realizzata per conto dell’Associazione Prodigio di Trento e qui ripresa, con alcuni adattamenti, per gentile concessione.

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