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Accessibile e bello, quel bed and breakfast!

Un bell'angolo di Casa Olimpia B&BBergamo, situato nel quartiere di Celadina, sorge Casa Olimpia, un grazioso, pulito e accogliente bed and breakfast, aperto nel mese di maggio di quest’anno. Ha colpito la nostra attenzione perché tra i componenti della famiglia che lo gestisce c’è Rita, una donna speciale. (A.B.)

Raccontaci in breve di te, Rita.
«Pochi giorni dopo il mio matrimonio ho avuto un incidente motociclistico che mi ha reso paraplegica. Dopo un anno di riabilitazione in un ospedale inglese, sono ritornata in Italia, scoprendo amaramente che non riuscivo nemmeno a entrare in casa. Ho dedotto che se avessi voluto riprendere una vita accettabile, vista la mia giovane età, avrei dovuto fare qualcosa perché mi venisse data la possibilità di muovermi nel mondo. In circa trent’anni ho avuto la possibilità di incontrare persone e situazioni che non avrei mai avvicinato se fossi stata normodotata, quindi posso dire di essere una persona fortunata che ha saputo cogliere il meglio di ciò che la vita le ha offerto».

Perché un bed and breakfast?

«Perché mi piace ospitare, conoscere, per quanto possibile, persone diverse e avere scambi di idee con loro. Naturalmente esiste anche la componente economica, cosa che fa sempre piacere, anzi di questi tempi è utile avere un introito che integri e faciliti la conduzione della famiglia».

Che cos’era prima la struttura nella quale avete ricavato il bed and breakfast?
«Quando mia mamma Olimpia è morta, si è posto il problema dell’uso della sua casa che è adiacente alla mia. La casa sarebbe potuta essere abitata da un mio parente che però ha preferito rimanere a vivere nel suo appartamento. Potevo ingrandire la mia casa, per altro già grande, ma visto che Viviana, la mia seconda figlia, svolge un lavoro che le piace molto, ma che le dà un reddito insufficiente, io e mio marito abbiamo pensato di trasformare la casa in bed and breakfast. Normalmente noi ospitiamo gli amici e quindi non è stato così strano pensare di ospitare a pagamento».

Sei già in grado di fare una stima della tipologia dei clienti?
«In genere sono turisti o persone che lavorano nei dintorni e parenti e amici di residenti in case della zona che, non essendo di ampia metratura, necessitano di avere un servizio di ospitalità a costi ragionevoli.
Abbiamo aperto lo scorso maggio, in occasione dell’adunata degli Alpini a Bergamo. Da quella data in poi, abbiamo avuto tutte le tipologie di clienti: piloti di aerei, attori e operai del vicino teatro, persone che vengono a Bergamo per cura ecc. Naturalmente non abbiamo elencato tra i clienti i disabili perché per noi e per il nostro bed and breakfast non esiste nessuna differenza».

Perché un bed and breakfast accessibile alle persone con disabilità anche se la Legge non lo impone?
«Questa casa è la mia casa e io ho bisogno che tutto sia accessibile; potevo anche non farci dei lavori di ristrutturazione, ma dopo tanti anni che mi occupo di eliminazione delle barriere architettoniche, mi sarebbe sembrato comico non farlo e poi, visto che ci guadagno qualcosa, perché precludermi la possibilità di ospitare il maggior numero di persone possibile?».

Qual è stato finora il più bel complimento ricevuto per la vostra opera?
«Ce lo ha fatto Giampiero Griffo, membro dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), sottolineando che frequentare il nostro bed and breakfast ha soddisfatto tanto le sue necessità di disabile quanto quelle estetiche, sottolineando che l’accessibilità studiata non ha reso il locale dissimile da una camera di albergo di buon gusto estetico per tutti».

Quanto tempo dedichi al locale?
«Mediamente due ore al giorno che vengono suddivise nella preparazione e servizio del “luculliano” breakfast, nella pulizia e riordino delle camere e naturalmente nel lavaggio e nello stiro della biancheria di consumo. Inoltre esiste una piccola parte burocratica, con il controllo delle prenotazioni, le segnalazioni alla pubblica sicurezza e tutto quanto è previsto dalla legge regionale sui bed and breakfast. Ovviamente la collaborazione di tutti i membri della famiglia alleggerisce tutto quanto detto».

Ma tu sei anche presidente di un’associazione…
«Sì, ancora fino al febbraio prossimo sono presidente dell’Associazione Disabili Bergamaschi (ADB) e questo comporta una presenza di almeno un giorno in associazione e poi il resto del lavoro lo svolgo utilizzando il telefono e il computer. La capacità di un buon capo è però anche quella di saper demandare, quando nelle associazioni ci sono persone dalla grande disponibilità e capacità. In questo senso l’ADB ha una segretaria veramente in gamba che mi supporta in ogni situazione».

E sei stata per anni nella Commissione Edilizia del Comune di Bergamo…
«Sì, prima di aprire Casa Olimpia ho fatto parte della Commissione Edilizia del Comune di Bergamo per cinque anni pieni di impegno, ma ricchi di soddisfazioni. La ricerca di soluzioni ai problemi delle barriere architettoniche ha implementato le mie conoscenze e capacità di soluzione e da questa esperienza ne è scaturita la cura e il riconoscimento della fruibilità del bed and breakfast, come ho già detto prima».

Sei moglie e mamma.
«Da trentatré anni sono sposata e ho due figlie».

Sei una donna.
«Anche se sono seduta, tengo comunque al mio aspetto. Spesso incontro dei disabili che si dimenticano di com’è il loro aspetto, peggiorando la percezione che hanno di loro gli altri».

Sei stata figlia.
«I miei genitori hanno sofferto molto quando ho avuto il mio incidente, ma la nostra caparbietà e volontà nell’andare avanti li ha aiutati a superare lo sconforto. Abbiamo dato loro due nipoti che li hanno adorati e questo per noi è un orgoglio».

Com’eri da ragazza?
«Sono sempre stata una sportiva e ciò mi ha aiutato quando sono stata in ospedale. Il mio carattere testardo e curioso ha poi fatto il resto».

E da bambina?
«Ero un po’ monella, non studiavo troppo, perché mi annoiavo. Quando ho avuto buoni maestri, però, ho saputo esprimermi al meglio».

Ti manca qualcosa, ora?
«Lo dico solo a te… sono invidiosissima delle mie amiche che hanno dei nipotini! Come dicevo prima, sono una curiosa e fare la nonna mi piacerebbe… chissà fra qualche anno magari… Per adesso mi accontento di Gastone, il nostro setter irlandese che mi abbraccia continuamente e combina disastri… dimenticavo, più che mancarmi qualcosa ho qualche chilo di troppo… c’è qualcuno che ne vuole? Grazie per l’intervista e buona vita a tutti!».

*Intervista realizzata da Annalisa Bendetti del Coordinamento del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), nel cui sito la presente intervista è già apparsa – con il titolo Casa Olimpia B&B – e viene qui ripresa, con lievi adattamenti, per gentile concessione.

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