Nulla di più che non il rispetto dei diritti

Lo chiederanno il 29 ottobre a Genova numerose associazioni, nel corso di una manifestazione promossa per difendere il diritto alla “scuola di tutti”, nel rispetto di quanto sancito dalla Costituzione e da varie Leggi Nazionali, oltre che da Dichiarazioni e Convenzioni Internazionali. Tanti diritti degli studenti con disabilità e delle loro famiglie, ritenuti ormai inviolabili, oggi sembrano invece essere rimessi in discussione

Bimbo alla lavagna con espressione corrucciataSaranno numerose le associazioni che manifesteranno venerdì 29 ottobre in Piazza De Ferrari a Genova (ore 10.30), in favore di una scuola “veramente di tutti”. In testa le componenti liguri dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), ma insieme a loro anche la Consulta Handicap della Regione Liguria e altri gruppi, oltre a genitori non ancora iscritti ad alcuna associazione.

«Sono passati trentatré anni – si legge nel documento che presenta l’iniziativa – dall’approvazione della Legge 517/77, che qualificava il contesto italiano come precursore a livello internazionale della “scuola di tutti”. Si è partiti dall’introduzione di alcune parole come: “inserimento”, “integrazione” e “inclusione“, ma quella più importante sembra essere l’inclusione del disabile, da intendersi come un percorso che vede come obiettivo principe la maturazione di esperienze significative di apprendimento e di vita sociale per tutti gli alunni, sia con che senza disabilità».

Viene poi citato quanto dichiarato, anche recentemente, dal ministro dell’Istruzione, ovvero che «l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità è un processo irreversibile, e proprio per questo non può adagiarsi su pratiche disimpegnate che svuotano il senso pedagogico, culturale e sociale dell’integrazione trasformandola da un processo di crescita per gli alunni con disabilità e per i loro compagni a una procedura solamente attenta alla correttezza formale degli adempimenti burocratici. Dietro alla “coraggiosa” scelta della scuola italiana di aprire le classi normali affinché diventassero effettivamente e per tutti “comuni”, c’è una concezione alta tanto dell’istruzione quanto della persona umana, che trova nell’educazione il momento prioritario del proprio sviluppo e della propria maturazione». «Parole pienamente condivisibili», secondo i promotori della manifestazione di Genova, «peccato che siano solo parole!». Infatti, «noi genitori di alunni disabili a cosa abbiamo dovuto assistere in questi anni? Al progressivo fallimento di ognuna delle intenzioni espresse. E per tale motivo intendiamo fermamente far comprendere che queste intenzioni rappresentavano allora e rappresentano adesso il desiderio più grande espresso dai nostri ragazzi».

«Tutti i diritti – prosegue il documento – da noi valutati come inviolabili e che giustamente consideravamo definitivamente acquisiti con l’adozione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, sono oggi posti in discussione. E ci riferiamo al diritto allo studio, alla buona qualità della vita, allo sviluppo costante di tutte le potenzialità e le capacità esprimibili, alla cura intesa anche come rispetto e dignità, all’autodeterminazione, alla non discriminazione e alle pari opportunità».
«Chiediamo quindi – si conclude – continuità scolastica, ore di sostegno, insegnanti di sostegno e loro formazione e auspichiamo il rispetto di quanto sancito dalla Costituzione, dalle Leggi Nazionali, dalle Dichiarazioni e Convenzioni internazionali. Nulla di più se non il solo riconoscimento, per noi e per i nostri figli con disabilità, dei diritti spettanti ai cittadini italiani oltreché europei». (S.B.)

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