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Non si può fare cassa sulla pelle delle persone con disabilità!

Mario Bruno, consigliere della Regione Sardegna«Non si può fare cassa sulla pelle delle persone con disabilità»: a dichiararlo, nel corso di una conferenza stampa, è stato Mario Bruno, capogruppo del Partito Democratico nel Consiglio Regionale della Sardegna, presentando le conseguenze della Deliberazione di Giunta Regionale n. 34/30, approvata il 18 ottobre 2010, che ha modificato i criteri della Legge 162/98 sull’assegnazione dei finanziamenti alle persone con disabilità (di tale questione si legga nel nostro sito cliccando qui).
«È vergognoso un taglio di 25 milioni di euro su un budget di 116», ha dichiarato Bruno, che ha chiesto alla Giunta di operare «controlli rigorosi sui cosiddetti “falsi disabili”, evitando ricadute trasversali». «Vogliamo – ha poi concluso – che il modello sardo basato su personalizzazione e coprogettazione dei servizi sia consolidato e non perduto. Si tratta infatti di strumenti efficacissimi, che costituiscono anche un modello più economico di assistenza alla disabilità rispetto, ad esempio, alle RSA [Residenze Sanitarie Assistite, N.d.R.]. Un modello che va oltre l’assistenzialismo, imitato anche dalle Regioni più avanzate del nostro Paese».

«Non vogliamo fare polemiche partitiche – ha poi affermato Marco Espa, anch’egli consigliere regionale del Partito Democratico, oltre che vicepresidente della Commissione Consiliare Sanità e Politiche Sociali  – su una legge che aveva dato una risposta di qualità a persone in carne e ossa. Il problema, in realtà, non riguarda solo i tagli alle risorse, ma anche la modifica dei criteri per l’assegnazione dei contributi familiari». «I nuovi criteri – ha spiegato infatti Espa – comporteranno una diminuzione delle risorse per oltre 24.000 persone, con un tetto massimo del 93% nei casi di disabilità più grave, che in termini monetari significa tagli fino a 10.000 euro a contributo. La modifica dell’attribuzione dei punteggi in base all’età penalizza poi la fascia dagli zero ai 18 anni, e quella dai 19 ai 35. E ancora, l’eliminazione dell’autocertificazione comporterà un aggravio economico alle famiglie, calcolato in un range che va dai 900.000 ai 2 milioni di euro. Infine, dal punto di vista dell’occupazione, sarebbero a rischio 3.000 posti di lavoro».
Altri nodi di criticità sono stati individuati da Espa nella Legge 104/92 – che regolamenta i permessi lavorativi per i familiari con a carico persone disabili – «che, per la prima volta, viene considerato un servizio». E per concludere, «non vanno dimenticate le modifiche alla Legge 162/98 le quali stabiliscono che non vi sia alcun vantaggio reale per la presenza di più disabili nello stesso nucleo familiare perché, pur mantenendo invariato il tetto massimo di finanziamento (20.000 euro), si elimina il criterio di priorità».

Gli esponenti del Partito Democratico hanno quindi rivolto un appello al presidente della Commissione Sanità Felice Contu (Unione di Centro) e all’assessore regionale alla Sanità Antonello Liori, affinché la Deliberazione n. 34/30 venga riportata in Commissione e nuovamente discussa da tutte le parti politiche. «Altrimenti – ha dichiarato Bruno – presenteremo una mozione in aula prima del 15 dicembre, termine massimo per la presentazione delle domande per ottenere i contributi».
Anche secondo il consigliere Pier Luigi Caria, «sotto il profilo politico la storia di questa legge testimonia un atteggiamento bipartisan e per questo è un segnale preoccupante la delibera adottata dalla Giunta». Per Caria un taglio generalizzato di 25 milioni di euro «non permetterà un risparmio effettivo». «Non facciamo una battaglia di frontiera – ha affermato infine Valerio Meloni – in quanto comprendiamo la necessità della Giunta di operare tagli anche nella sanità. E tuttavia si dovrebbe procedere a un’analisi attenta, per individuare le necessità prioritarie».
Alla conferenza stampa era presente anche il consigliere regionale dell’Italia dei Valori Giovanni Mariani, che ha sottolineato la vicinanza a questa battaglia anche del suo partito, ricordando tra l’altro come l’applicazione della Legge 162/98 attuata in Sardegna abbia anticipato le stesse direttive della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Per quanto poi riguarda la FISH Sardegna (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che già si era espressa in questi giorni sulla questione (se ne legga nel nostro sito cliccando qui), essa ha annunciato per giovedì 4 novembre (ore 10), in Via Roma a Cagliari, presso il Consiglio Regionale, un sit-in di protesta denominato Difendiamo la qualità sociale per la vita indipendente, ove risuoneranno slogan come «No ai tagli ai progetti personalizzati!». (S.B.)

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