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E le stelle (insieme ai mass-media) stanno a guardare…

Persona caduta dalla carrozzina in corrispondenza di un cancelloChi durante la scorsa estate ha ascoltato le parole del ministro Tremonti e le ha vissute come una pugnalata alla schiena [«l’Italia non può essere competitiva perché ci sono 2,7 milioni di invaldi», N.d.R.]; chi, durante questo burrascoso inizio di anno scolastico, ha assistito impotente alle affermazioni, trasudanti arroganza e ignoranza, di taluni amministratori locali, in merito alla presenza di alunni disabili nelle nostre scuole pubbliche; chi ha sentito sulla propria pelle, o su quella dei propri figli, il dolore della scure che si è abbattuta sulla scuola; chi, ancora, è costretto a trascinarsi in modo umiliante presso le Commissioni INPS, per dimostrare di non essere un “falso invalido”, forse non pensava che sarebbe accaduto qualcosa di peggio.
Purtroppo, invece, il peggio sembra proprio stia per arrivare e questo qualcosa di pessimo porta il nome rassicurante e ingannevole di “Legge di Stabilità” e arriverà all’esame delle due Camere con l’anonima sigla di C 3778, codice apparentemente insignificante di una Propsta di Legge, che cela una serie di tagli i quali, per le persone con disabilità, saranno dolorosissimi.

In soldoni, e senza troppi giri di parole, si tratta dell’azzeramento del Fondo Nazionale per le Non Autosufficienze – istituito nel 2006 con l’obiettivo di sviluppare prestazioni mirate all’«attuazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Assistenziali» -, di un drastico ridimensionamento del Fondo per le Politiche Sociali e di quello Nazionale per il Diritto al Lavoro delle Persone con Disabilità.
Non occorre essere economisti di grido come il Signor Ministro per prevedere l’effetto esponenziale dell’accostamento di tali provvedimenti, ma se qualcuno proprio non riesce a immaginarli, si consiglia la lettura del più recente comunicato stampa prodotto dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), intitolato Requiem per l’inclusione, in cui vengono esposti con estrema chiarezza e lucidità [il nostro sito se n’è occupato nel testo intitolato Rischia di scomparire anche quel barlume di inclusione sociale, disponibile cliccando qui, N.d.R.].

Quella che si sta consumando in questi giorni nelle aule del Parlamento e in seno a un Governo che ha riscosso la fiducia della maggioranza dei Cittadini – tra i quali ci sono, senza dubbio, anche persone con disabilità – non è solo l’agonia dell’inclusione, ma anche l’ennesima “tragedia per la civiltà”, in un Paese che, per ironia della sorte, è il padre della satira.
Non si intende enfatizzare nulla, se si ritiene legittimo parlare di “tragedia”, quando in un Paese sedicente civile vivono tante persone che – oltre a  convivere con una o più patologie gravemente invalidati e a battersi (quando ne hanno la forza) per quel minimo di dignità che per altri è scontata – ora saranno costrette, loro malgrado, a pagare il prezzo più alto di questa crisi, solamente perché chi ha ricevuto mandato per decidere si è limitato ad attuare la soluzione meno impegnativa e a cancellare con un colpo di spugna buona parte di quanto è stato faticosamente conquistato negli anni.
E in tutto questo, ancora una volta, gli organi d’informazione stanno a guardare, magari in compagnia delle stelle…

*Comitato di Coordinamento Pavese per i Problemi dell’Handicap (coordpvhandy@yahoo.it).

Sulle questioni trattate nel presente testo, suggeriamo anche la lettura – sempre nel nostro sito – di: Rischia di sparire anche quel barlume di inclusione sociale (cliccare qui), Vent’anni di una vita (cliccare qui) e Stiamo davvero toccando il Fondo (di Franco Bomprezzi, cliccare qui).
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