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Il 2010 si chiude con un «bollino nero» per il Comune di Torino

Uomo in carrozzina davanti alle sbarre di una finestra«Nella seconda metà del 2010 il Comune di Torino e i suoi amministratori di centrosinistra si sono meritati un enorme “bollino nero”!»: lo scrive in una nota, senza troppi giri di parole, “Una tegola per cappello“, coordinamento di ex consulenti tecnici specializzati, che per circa dieci anni hanno lavorato – tramite la cooperativa Il Sogno di una Cosa – come esperti di attività espressive, cognitive e psicomotorie presso i Centri Diurni Disabili del Comune di Torino, coinvolgendo la quasi totalità delle persone con disabilità ospiti di quelle strutture, anche persone con patologie gravi e gravissime.
«Dal mese di settembre – continuano i rappresentanti di “Una tegola per cappello” – per la Giunta Comunale di Torino i disabili possono stare senza attività professionali (psicomotorie, espressive, cognitive e di animazione) e i lavoratori precari possono essere buttati in strada da un giorno all’altro. Il nostro non è solo un punto di vista, ma una triste realtà: a settembre dell’anno scorso, infatti, non è stato rinnovato l’appalto alla cooperativa che gestiva per il Comune di Torino le attività rivolte ai disabili ospiti nei centri diurni della Città».

Era stata una Delibera prodotta il 7 settembre dello scorso anno da parte della Giunta Comunale di Torino a provocare la prima, dura protesta, come anche il nostro sito aveva riferito (se ne legga cliccando qui). Infatti, con quel provvedimento – aveva denunciato allora “Una tegola per cappello” – vi sarebbe stata «l’eliminazione di ben 35 diverse attività, ripercuotendosi su 300 persone con disabilità coinvolte in esse e su 15 Centri Diurni in cui erano impegnati 50 consulenti tecnici. La motivazione, come sempre accade, soprattutto di questi tempi, è quella dei tagli alla spesa pubblica, ma crediamo che sarebbe bene rifare i conti e ripensare un taglio che va a spese dei più deboli, di persone e non solo di numeri».

Oggi, dunque, di fronte all’attuazione concreta di quella Delibera, «i consulenti tecnici – sottolinea il Coordinamento – lavoratori precari (senza contributi pensionistici, mutua, tredicesime e quant’altro), sono tutti a casa, senza se e senza ma, e soprattutto sono stati liquidati con poche righe, senza un grazie per il servizio svolto per tanti anni, opera ritenuta importante ed elogiata in passato dai Servizi Sociali di Torino. E il servizio di consulenza tecnica, va sottolineato, era pagato molto poco e rispetto ad altri costi (talvolta inutili) non era gran cosa sul bilancio comunale: basterebbe mettersi una mano sulla coscienza e l’altra su una calcolatrice e fatti i debiti conti, il risultato cambierebbe, ma questo, naturalmente è solo un punto di vista!».

Sull’intera vicenda e sull’attuale situazione, “Una tegola per cappello” ha prodotto un ampio documento di approfondimento, cui rimandiamo i Lettori (cliccare qui), senza dimenticare di annotare un’ultima considerazione proposta dagli ex consulenti tecnici specializzati, vale a dire che «la ricaduta più grave di questo taglio inferto dal Comune di Torino alle attività (psicomotorie, espressive, cognitive e di animazione) è a carico dei più deboli, quelli che purtroppo non hanno voce per manifestare il proprio malessere e disappunto: i disabili». (S.B.)

Ricordiamo ancora che il documento di approfondimento prodotto sulla questione da “Una tegola per cappello” è disponibile cliccando qui. Per ulteriori informazioni: tegolapercappello@libero.it.
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