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Sottotitoli RAI: le scuse proprio non bastano

Sottotitoli solo sulle tre reti generaliste e per diciotto ore al giorno, da parte della RAI?Lo avevamo scritto già nell’ottobre scorso, registrando le prese di posizione della FAND (Federazione tra le Associazioni delle Persone con Disabilità) e della FISH (Federazione Italiana contro il Superamento dell’Handicap), durante il dibattito sul Contratto di Servizio della RAI per il 2010-2012: il rischio era quello di una grave discriminazione nell’accesso alla comunicazione e all’informazione nei confronti delle persone con disabilità sensoriali e in particolare dei cittadini non udenti. «L’avere affrontato con colpevole ritardo e trascuratezza i servizi di sottotitolazione  – avevano dichiarato in tal senso Giovanni Pagano e Pietro Barbieri, presidenti di FAND e FISH – può far sì che questi rimarranno a lungo inapplicabili alla programmazione RAI sui canali del digitale terrestre» (se ne legga nel nostro sito cliccando qui).
Era seguita anche un’Interrogazione a risposta immediata, in Commissione Parlamentare, rivolta al direttore generale della RAI Mauro Masi, dai deputati Marco Beltrandi (Partito Democratico), Roberto Rao (Unione di Centro) e Davide Caparini (Lega Nord Padania). Senza grossi risultati, tuttavia, almeno a giudicare dai più recenti sviluppi e da quanto dichiarato da Ida Collu, presidente dell’ENS (Ente Nazionale dei Sordi), in questi giorni che stanno portando alla definizione del Contratto di Servizio.

«Scopriamo con sconcerto – sono infatti le parole di Collu, come riportate dall’Agenzia “RedattoreSociale” – che la giornata tipo di una persona sorda dura 18 ore contro le 24 di una normodotata». Il riferimento è al bando con cui la RAI intende affidare il servizio di sottotitolazione dei programmi fino al termine del Contratto di Servizio 2010-2012, bando che non prevede per l’azienda alcun obbligo di sottotitolare o tradurre in LIS (Lingua Italiana dei Segni) i nuovi canali sulla piattaforma digitale terrestre, limitandosi a circa diecimila ore solo sulle tre reti generaliste e solo nella fascia oraria dalle 6 alle 24.
«Da un lato, quindi – ha dichiarato ancora Collu -, i sordi vengono tagliati fuori da tutta l’offerta televisiva sui nuovi canali digitali, e dall’altro viene loro preclusa a priori la possibilità di fruire, anche sulle reti generaliste, dei programmi nella fascia oraria notturna». Senza poi contare il calo nella qualità del servizio, già compromessa da almeno due anni, ma destinata a peggiorare ulteriormente, perché, come sottolinea la presidente dell’ENS, «il nuovo bando sferra un vero e proprio colpo di grazia all’intero settore, riproponendo una gara col criterio del prezzo più basso e relegando quindi l’attività di produzione dei sottotitoli, prima realizzata da professionisti preparati con oltre vent’anni di esperienza, alla logica del call center che sforna sottotitoli in quantità, di pessima qualità e a bassissimo costo».

Il timore, a questo punto, è che il Contratto di Servizio possa ignorare bellamente gli emendamenti migliorativi apportati dalla Commissione di Vigilanza RAI all’articolo 13 del testo che, come previsto dalla normativa comunitaria e nazionale(Linee Guida dell’AGCOM – Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), obbligherebbero appunto la RAI a rendere accessibili i programmi diffusi sul digitale terrestre. Ed è proprio quello che fa pensare la pubblicazione di un bando come quello di cui si è detto che, conclude Collu, «viola palesemente la volontà del Parlamento, le Linee Guida al Contratto di Servizio dell’AGCOM, le risoluzioni del Parlamento Europeo in materia di accessibilità della programmazione, la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e la nostra Costituzione. Se la RAI non dovesse tornare sui suoi passi, ci batteremo in ogni sede per tutelare i diritti e la dignità degli utenti sordi».

Sulla questione sono arrivate anche le scuse del Segretariato Sociale RAI, ritenute però del tutto insufficienti da più parti, ad esempio da Cecilia Carmassi, responsabile delle Politiche per la Famiglia, l’Associazionismo e il Terzo Settore del Partito Democratico. «Scuse – ha dichiarato – che suonano come una beffa. La mancata sottotitolazione dei canali digitali RAI e la gara che punta a un ulteriore risparmio sulle risorse dello scorso anno sono il segno evidente di un servizio che viene meno alla sua funzione pubblica, proprio perché discrimina le persone non udenti». «Cosa direbbero alla RAI – ha aggiunto Carmassi – se tutte le famiglie con persone non udenti smettessero di pagare il canone? Si accontenterebbero delle loro scuse? E quali esigenze più importanti del garantire a tutti l’accesso ai programmi RAI impediscono di trovare le risorse adeguate?». (Stefano Borgato)

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