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Non è dignitoso chiudere quella struttura!

Un'immagine della protesta per la temuta chiusura dell'Istituto di Riabilitazione Neuromotoria Santa Lucia di Roma (foto di «la Repubblica Roma.it»)«Presidente Polverini – ha scritto nei giorni scorsi la madre di un bimbo con grave disabilità fisica alla presidente della Regione Lazio Renata Polverini – non scrivo per ottenere pietà, scrivo per ottenere decenza e dignità. Mio figlio ha bisogno di fare fisioterapia e di farla in una struttura particolare, attrezzata e competente. Abbiamo cambiato centro tre volte e dopo un anno e mezzo di attesa siamo giunti al Santa Lucia di Roma. Mio figlio, in un anno, ha imparato a camminare col carrellino deambulatore, e va in giro con una bicicletta speciale. Non fa i chilometri, non si regge da solo, ma molti dottori non scommettevano sul fatto che sarebbe stato seduto. Sono stanca. E molto. Non è dignitoso chiudere quella struttura» (il testo integrale della lettera è disponibile cliccando qui).
È questa una delle testimonianze più recenti, raccolte poco prima della manifestazione che ha portato i dipendenti dell’Istituto per la Riabilitazione Neuromotoria Santa Lucia di Roma – insieme ai pazienti e ai familiari che ad esso fanno riferimento – a sfilare nella capitale fino al Campidoglio e a Palazzo Montecitorio, per protestare contro la paventata chiusura della struttura, mentre da giorni un presidio sosta davanti al palazzo della Giunta Regionale Laziale.
Come riferiscono le cronache romane della «Repubblica», «in trecento persone, sotto la pioggia, hanno incassato la solidarietà della città e il sostegno dei deputati, come quello del vicepresidente della Commissione Affari sociali, Carlo Ciccioli, che ha affermato di voler sollecitare un incontro con la governatrice della Regione Lazio, la quale, come accusa Mario De Luca, del Comitato “Salviamo il Santa Lucia”, «dopo le promesse elettorali, quando indossò la maglietta del “comitato”, sembra essersi dileguata».

Le clamorose proteste sono state dunque rese necessarie dal perdurante silenzio opposto alle richieste di operatori, pazienti e familiari. «Le tariffe – ha dichiarato ancora De Luca alla “Repubblica” – sono ancorate ai costi del ’94, quando un fisioterapista percepiva un milione di lire nette mensili di fronte ai mille 300 euro di oggi: possono andare bene ai centri che non si sono innovati. Chiediamo poi la trasformazione dei cinquantacinque posti di riabilitazione infantile da semiresidenziali ad ambulatoriali, contro le liste d’attesa». «Si riconosca il ruolo di eccellenza – ha chiesto dal canto suo la neurologa del Santa Lucia Maria Gabriella Buzzi – che l’Istituto di cura a carattere scientifico ha nell’alta specialità riabilitativa». (S.B.)

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