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Disabilità: quanto mi costi!

Ombra di persona in carrozzina su sfondo arancioneNon sempre le novità o i cambiamenti sembrano dare risposte per migliori servizi, come invece dovrebbe essere per una maggiore funzionalità, meno perdita di tempo e minori costi. La procedura telematica per il riconoscimento di invalidità civile, handicap e disabilità era intesa in tal senso. Purtroppo, a distanza di un anno da quelle norme che hanno attribuito tali nuovi compiti all’INPS, si registrano ancora carenze che stanno provocando disagi a persone già drammaticamente colpite, costrette ad aspettare mesi prima di vedere riconosciuti i loro diritti.

Parliamo ad esempio dell’invio telematico all’INPS del certificato medico, che dovrebbe rilasciare il medico di base, normalmente di famiglia, o comunque un medico abilitato ad usare il sistema dell’Istituto, con il quale inizia la pratica per il riconoscimento di cui sopra. Tutto ciò sta creando alcune difficoltà pratiche e un costo eccessivo a carico della persona che richiede l’invalidità. Infatti, oltre alle difficoltà sopra indicate, altre ne nascono per il costo del certificato medico.
Vi è una serie di lamentele che pervengono da tutto il mio territorio di residenza (il Bresciano), con tariffe che sono le più disomogenee possibili da medico a medico. Iniziano dai 20 a 30 euro, ma anche 40 o 50 e non mancano nemmeno quelle da 90 euro. Un po’ troppo caro, direi. Facile, poi, arrivare a tale cifra quando i certificati sono due. Uno quello del proprio medico, che non è abilitato ad usare il sistema telematico dell’INPS, l’altro per il medico abilitato. Sono somme che pesano non poco sui bilanci delle famiglie.

Altre difficoltà burocratiche e di costi, poi – per persone che, non va mai dimenticato, vivono già gravi disagi a causa della loro disabilità – si sono aggiunte in questo periodo, per i disabili intellettivi o psichici. Essi, in base alla Legge 662/96, devono comunicare entro il 31 marzo di ogni anno all’INPS se sono stati ricoverati o meno in Istituto. In precedenza bastava compilare un modulo e presentarlo direttamente all’INPS, al Comune o al Patronato, una procedura semplice e snella. Oggi invece occorre rivolgersi a un Centro di Assistenza Fiscale (CAF, patronato o professionista abilitato), per moltissimi con delega a farsi rappresentare – essendo impossibilitati a recarsi di persona o a firmare – e con un certificato del medico curante. Certificato, ovviamente, che si deve pagare, magari alle cifre sopra indicate. E quest’ultima certificazione medica viene chiesta anche a chi recentemente ha superato le forche caudine della visita di controllo per i cosiddetti “falsi invalidi”, magari con un verbale che recita «soggetto esonerato da future visite di revisione».
Non sta a me indicare le soluzioni, per “digerire” il progresso telematico. Ma proprio in virtù di quest’ultimo, i ricoveri degli invalidi e dei disabili potrebbero essere comunicati dagli Istituti stessi che li ospitano. In tal caso non sarebbero necessari i certificati medici, anche se le convenzioni con gli stessi potrebbero prevederne la gratuità. Se non vado errato, tra l’altro, per la persona a loro carico i medici prendono già un compenso…

Sui temi affrontati nel presente testo, segnaliamo in particolare, sempre nel nostro sito: I ritardi dell’INPS e la pazienza sempre più scarsa dei Cittadini (di Carlo Giacobini, cliccare qui); Invalidità civile: dura denuncia dei medici dell’INPS (cliccare qui); Quei medici dell’INPS e l’Italia dei veri «responsabili» (di Franco Bomprezzi, cliccare qui); Le omissioni dell’INPS e lo sfacelo degli accertamenti (cliccare qui); Se «sparare sulla Croce Rossa» diventa uno sport ufficiale (di Antonio Bondavalli, cliccare qui); In troppi hanno scambiato l’INPS per l’ISTAT! (cliccare qui); Come gonfiare le statistiche dei «falsi invalidi» sulla pelle di quelli veri (cliccare qui); Perché la FISH critica l’INPS (cliccare qui); E se i giornalisti fanno bene il loro mestiere… (di Franco Bomprezzi, cliccare qui); A quei governanti che difendono il valore della famiglia e della vita… (di Varis Rossi, cliccare qui); Scarse e talora confuse le informazioni dall’INPS (di Francesca Bellafemina, cliccare qui).
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