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Negli ospedali psichiatrici giudiziari, dove «l’inferno è in terra»

Foto sfuocata di uomo calvo con le mani sul viso, in espressione di disperazioneLa Legge Basaglia del ’78 [180/78, N.d.R.] non è stata estesa agli ospedali psichiatrici giudiziari e questa carenza ha causato una serie di drammi terrificanti, recentemente certificati anche da una Commissione d’Inchiesta del Senato sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale (si legga ad esempio sul quotidiano «La Stampa» del 16 marzo scorso, l’articolo intitolato Malati reclusi all’inferno, cliccando qui).
“Dramma nel dramma”, poi, alcune centinaia dei circa 1.500 “reclusi” nei sei ospedali psichiatrici giudiziari del nostro Paese avrebbero commesso reati “veramente” minori e permarrebbero in tali strutture semplicemente perché le ASL competenti non sarebbero in grado di assisterli domiciliarmente, spingendo quindi il giudice a rinnovare permanentemente le misure cautelari.

Negli ospedali psichiatrici giudiziari le condizioni igieniche solitamente precarie delle affollate carceri italiane sarebbero spinte all’estremo, tanto che ad esempio per l’Ospedale di Aversa, in Campania, una commissione europea ipotizzò nel 2008 addirittura una denuncia per tortura.
Sarebbe bello, quindi, che, nell’anno in cui si celebra il centocinquantenario dell’unità degli italiani, vi fosse posto anche per l’unità del diritto alla cura per questi concittadini prigionieri della loro malattia, prima ancora che degli ospedali psichiatrici giudiziari.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

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