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Storia di Enrico, «colpevole di autismo»

Bimbo alla lavagna con espressione accigliata«Suo figlio Enrico è risultato impreparato all’interrogazione anche se era stato avvisato sia da me che da suor Claudia con ampio anticipo. In più, la scorsa settimana, per tutta l’ora non ha fatto altro che dormire profondamente. Sarebbe meglio che studiasse gli argomenti schematizzandoli attraverso mappe o sintesi perché non riscontro alcun passo in avanti nella sua preparazione». Questa la nota di demerito scritta un po’ di giorni fa sul diario di un alunno di seconda media dell’Istituto Paritario Sacro Cuore (delle Suore Betlemite) di Napoli. Apparentemente una nota come tante, che riguardano ogni giorno tanti alunni delle scuole. C’è però un ma. Il dodicenne Enrico, infatti, è un ragazzo affetto da disturbi dello spettro autistico e il suo progetto educativo dev’essere ovviamente diverso da quello dei compagni.
Come ha riferito nei giorrni scorsi il quotidiano «Il Mattino» di Napoli, in un’ampia nota a firma di Maria Pirro (la si legga integralmente cliccando qui), «gli operatori socio-sanitari che avevano tracciato il profilo di Enrico, nel documento integrato dalle osservazioni dei genitori e degli docenti, avevano sottolineato che egli “va stimolato con tatto” e che per lui “certe frustrazioni possono determinare gravi problemi anche in ambienti extrascolastici”».

In realtà, il problema sembra avere radici un po’ più profonde. Il ragazzo, infatti, avrebbe bisogno che un insegnante gli stesse accanto per tutte le ore di lezione e invece, come racconta la madre al «Mattino», «fino al 22 dicembre 2010 l’aiuto era garantito da una volontaria dell’AVOG [Associazione di Volontariato Guanelliana, N.d.R.]. Da quando si è concluso il progetto, la scuola ripete che non può provvedere perché non ha abbastanza fondi. Così la nota sul diario si rivela essere soltanto l’ultima tappa della nostra via crucis».
Per iscriverlo, del resto, i genitori erano stati costretti a suo tempo a chiamare anche la polizia, dopo che la richiesta non era stata ammessa proprio «perché la scuola non ha insegnanti di sostegno. E non ha intenzione di assumerne». Nella denuncia il padre di Enrico aveva scritto che «la scuola avrebbe accettato mio figlio solo nel caso in cui io fossi stato disposto a pagare di mia tasca la somma di 1.500 euro per lo stipendio dell’insegnante».

A dare grande visibilità alla vicenda – che, come vedremo tra breve, sarebbe anche arrivata in Parlamento – è stata l’attivissima associazione napoletana Tutti a Scuola, per la quale Antonio Nocchetti aveva dichiarato: «Questa è una storia di discriminazione scolastica, emblematica per le varie problematiche in essa contenute: la mancanza di ore di sostegno, il rapporto quasi inesistente fra le scuole paritarie e la disabilità, la scarsa attitudine e preparazione del personale scolastico preposto all’interazione con gli studenti disabili».
Il 16 marzo scorso, dunque – come accennavamo – la deputata Luisa Bossa del Partito Democratico è intervenuta in aula sul caso di Enrico, durante la discussione sul Progetto di Legge che istituisce il Garante Nazionale per l’Infanzia, e ha depositato un’Interrogazione urgente al Ministro dell’Istruzione, chiedendo un’ispezione nella scuola napoletana. «Un istituto paritario – ha dichiarato innanzitutto Bossa – ha l’obbligo di adeguarsi a tutti gli standard della scuola pubblica. Percepisce contributi statali e deve, ovviamente, rispettare le regole e assicurare diritti a lavoratori e studenti; deve quindi riconoscere il sostegno a chi ne ha bisogno».
«Questo – ha proseguito la deputata – è in ogni caso un fatto gravissimo. Enrico, infatti, è un bambino autistico, ha una diagnosi funzionale che richiede un progetto educativo specifico e ha necessità di un sostegno, che gli è negato. L’insegnante, ignorando tutto ciò, con la sua nota ha agito in termini negativi sul livello di autostima del ragazzo e ha scaricato sui genitori l’onere di una didattica di sostegno che invece spetta alla scuola. Si tratta di una grave violazione. La scuola non può addurre la mancanza di fondi né può chiedere ai genitori di farsi carico dei costi per l’insegnante di sostegno. L’istituto riceve fondi pubblici e deve garantire diritti e parità».
Di fronte infine alle obiezioni di chi in Parlamento riteneva si volesse attaccare la scuola paritaria e cattolica, Bossa ha conclsuo: «Nessun attacco alla scuola paritaria, ma la necessità che le regole vengano rispettate da tutti. Soprattutto quando è in gioco il diritto allo studio e la dignità di un alunno disabile. Chiedo che il Ministro disponga un’ispezione urgente perché si tratta di un caso intollerabile».
 
«Non ci aspettiamo – commenta a questo punto Antonio Nocchetti – che il ministro Gelmini possa dare risposte soddisfacenti a tale Interrogazione. Auspichiamo però che venga almeno accolta la richiesta della nostra Associazione, di effettuare un’ispezione nella scuola che ha discriminato Enrico e più in generale in tutte le scuole paritarie della Campania. Scuole che, come sappiamo e com’è stato evidenziato alla camera anche da Luisa Bossa, usufruiscono dei contributi statali, pur non adeguandosi agli standard richiesti per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni con disabilità». (S.B.)

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