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Il giornalismo e la scoperta del sociale

Particolare di persona che prende appunti in un taccuino«Guardata con sospetto per molti anni, oppure fraintesa e trasformata in un sostantivo, la parola “sociale” comincia a essere presa sul serio dal giornalismo. Parte dell’informazione italiana, infatti, ne sta scoprendo le possibili utilità, vi dedica spazi, tempi e risorse non occasionali».
Lo scrivono gli organizzatori del quinto seminario “Redattore Sociale Milano” di formazione per giornalisti sui temi del disagio e della marginalità, previsto per giovedì 28 aprile a Milano (La Cordata, Via Zumbini, 6, ore 9), con il titolo Il tesoretto delle notizie. Il giornalismo e la scoperta del sociale. E aggiungono: «È difficile e azzardato definirla una tendenza, in quanto si manifesta in un periodo eccezionale per la professione: sono i tempi della crisi dei giornali di carta, della rivoluzione dei media, della polarizzazione sempre più spinta su pochissime notizie. Eppure i segnali di questa “scoperta” devono essere colti, perché hanno a che fare con la qualità stessa della pratica giornalistica».

Ma che cos’è il giornalismo sociale? Secondo i promotori del Tesoretto delle notizie, «ci sono tre livelli di risposta. In primo luogo è una specializzazione, che come tale richiede competenze precise e spesso sofisticate: non ci si improvvisa a scrivere di immigrazione o disabilità, di carcere o volontariato; non bastano la motivazione e l’entusiasmo, servono studio ed esperienza. In secondo luogo è un atteggiamento professionale, che consiste nel considerare – in qualsiasi redazione si lavori – anche il punto di vista sociale: gli effetti che una nuova misura economica avrà sui più deboli, le opinioni di chi non ha potere, le implicazioni di un linguaggio poco corretto. Il terzo livello è il più impegnativo e consiste nell’assumere il “sociale” come lente di ingrandimento della realtà, nello scoprire che, raccontandolo, si può spiegare anche la politica, l’economia, il costume… Una vera e propria inversione del punto di partenza nel cercare le notizie e nel modo di rapportarsi con le fonti: mettere il sociale al centro del giornalismo senza relegarlo ad accessorio, a ingrediente di un menu dove, a volte, ci si sente tenuti a mettere un po’ di “bontà”».
In questa edizione del seminario, dunque, verranno discussi nel concreto tutti e tre questi livelli, ma in particolare si parlerà di sociale come di fonte di notizie vere, pregiate, di qualità. «Perché in un’epoca dove sempre più persone considerano le notizie come un bene gratuito – si conclude nella presentazione dell’iniziativa – potrebbe essere una delle strade per recuperare il valore del mestiere di giornalista».

A organizzare l’incontro sono l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, il CNCA Lombardia (Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza), l’ANFFAS Milano (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), l’Agenzia Redattore Sociale, Terre di mezzo e Affaritaliani.it, in collaborazione con il Master in Giornalismo Walter Tobagi dell’Università di Milano, il master in Giornalismo dell’Università Cattolica e il Master Biennale in Giornalismo dell’Università IULM.
Da segnalare, tra i relatori, anche il direttore responsabile del nostro sito Franco Bomprezzi, che insieme a Elena Parasiliti, direttore di «Terre di mezzo», presenterà la relazione “Lei non sa chi sono io…”. Figli, nipoti e orfani dell’informazione sociale. (S.B.)

Il programma del seminario è disponibile cliccando qui. Per ulteriori informazioni: giornalisti@redattoresociale.it.
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