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Perché i sacrifici vengono sempre chiesti ai Cittadini più fragili?

Occhio severo di donnaGentilissimo Presidente Napolitano, sono la mamma di una ragazza con disabilità, che ha la sindrome di Rett, patologia altamente invalidante che l’ha resa totalmente non autosufficiente e siamo noi famiglia a prenderci cura di lei, sostenuti dai pochi benefìci previsti dalle leggi italiane, leggi efficienti ed esaustive se fossero messe in atto correttamente, cui dovrebbero essere riservati più fondi specifici e mai negoziabili. Purtroppo così non è e noi, come molte altre famiglie, viviamo – si può dire – una “vita parallela” a quella di chi non ha avuto la ventura di imbattersi nella disabilità.

Non sto qui a raccontare tutte le ingiustizie e le azioni illegittime – moralmente e legalmente – che ci sono state presentate in tanti anni, 38, di vita vissuta con la grave disabilità di un figlio. Vorrei però invitarla a riflettere su quanto Lei è chiamato ora a legittimare, apportando la sua firma per approvazione: il Decreto Legge Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria, ovvero la nuova Manovra Finanziaria, approvata il 30 giugno scorso dal Consiglio dei Ministri [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.].
Quel Decreto – oltre alle varie discutibili nuove norme riguardanti l’invalidità civile, al riconoscimento degli alunni con disabilità nella scuola per avere il diritto alla piena integrazione e al sostegno con insegnanti preparati e in numero congruo, ai ticket ulteriori per Cittadini già pesantemente chiamati a partecipare alle spese sanitarie, per mantenere un Diritto alla Salute riconosciuto dalla nostra Costituzione, ma di fatto chiaramente e amaramente ignorato – presenta anche una riduzione degli aumenti per le pensioni che superano i 1400 euro mensili lordi, indipendentemente dal numero dei componenti della famiglia, perché Presidente, è molto differente la situazione finanziaria di una famiglia, se essa è composta da una persona oppure da tre o quattro.
Noi abbiamo cresciuto tre figli con il solo stipendio di mio marito, ne abbiamo fatti studiare due, affinché diventassero una ricchezza e non un peso per la società, abbiamo donato a questo obiettivo tutta la nostra vita, pensando a quando ormai sulla via del tramonto avremmo potuto dedicare tutte le attenzioni e le risorse a noi come coppia e alla nostra figlia con disabilità, fiduciosi in quello che ci era stato garantito, quando mio marito – dopo quarant’anni di lavoro – è andato in pensione.
Ora tutto questo è messo in discussione, veniamo ritenuti “ricchi” e la pensione di mio marito – di poco superiore alla cifra sopra indicata – non sarà per qualche anno aumentata in riferimento al costo della vita.
Ma non solo. Se infatti avessi la ventura di sopravvivere a mio marito, mi troverò – perché di questo si tratta – a vedere ridimensionata anche la pensione di reversibilità con cui mantenere mia figlia, che mi auguro viva ancora molto a lungo, anche se qualcuno dimostra ogni giorno, con le proprie azioni, di sperare invece il contrario: chiaro e forte, infatti, appare ormai il desiderio di eliminare le persone con disabilità dalla società e non potendolo fare apertamente, lo si fa con una sorta di eutanasia sociale.

Ora leggo che alcune “menti eccelse” hanno deciso di dare al Governo la Delega per la riforma fiscale e assistenziale [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.] e tremo al solo pensiero di quanto potrebbero mettere in atto, visto che non conoscono l’argomento – non è sufficiente essere nominati Ministri e avere una poltrona in Parlamento per sapere cosa sia la disabilità, con tutti i suoi limiti e le sue priorità, provare per credere! – e vogliono solo risparmiare sulle spalle di chi non ha certamente deciso di nascere o di diventare disabile, ma che ha trovato comunque la forza e la volontà per affrontare la vita in maniera positiva e al meglio.

Presidente, stiamo attraversando un momento economicamente difficile e tutti devono fare sacrifici, ma può spiegarmi perché i sacrifici vengono sempre chiesti ai Cittadini più fragili?
La nostra Costituzione – cui Lei ha spesso fatto riferimento nei suoi scritti – non riconosce a tutti i Cittadini pari diritti e pari opportunità? Allora  il buon esempio non dovrebbe venire “dall’alto”? A quando, dunque, un drastico taglio ai privilegi parlamentari e istituzionali?
Rifiuti di firmare quel Decreto! Sono altri i comparti di spesa da includere, non il sociale e il previdenziale dei ceti medio-bassi.
Queste mie parole probabilmente non saranno lette o prese in considerazione, spero tuttavia che se un po’ di attenzione ce la meritiamo pure noi, “comuni mortali”, siano almeno servite a far riflettere affinché l’Italia  torni ad essere la Nazione attenta, solidale e democratica del passato.

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