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Una vita tra segni e parole

Jana Contorno con il figlio MattiaLa disabilità uditiva è spesso sottovalutata. Persino alcune persone con disabilità fisica pensano che la persona sorda, in fondo, sia “solo una persona che non sente” e che la sordità, se comparata ad altre forme di disabilità, sia meno disagevole. La questione, però, non è certo così semplice e in mancanza di interventi adeguati, le ricadute sull’apprendimento, la comunicazione e la partecipazione alla vita di comunità possono essere severe. Infatti, chi si accosta per la prima volta alle persone sorde ha spesso la sensazione che il loro sia “un mondo altro”.
Jana (Sebastiana) Contorno, invece, è una donna non udente di 46 anni, che vive a Cecina (Livorno), è sposata, ha un figlio e svolge un lavoro da impiegata. La sua testimonianza è un bell’esempio di inclusione e il suo mondo non è così “altro”. La ringraziamo molto per avere accettato di raccontarsi, e ringraziamo Simona Malventi per il lavoro di interpretariato. (Simona Lancioni)

Che tipo di infanzia ha avuto? E che scuole o istituti ha frequentato?
«Sono nata a Palermo da genitori udenti, sono rimasta là fino all’età di quattro anni, dopodiché ci siamo trasferiti a Livorno, dove ho frequentato la scuola materna ed elementare e poi ho proseguito gli studi presso l’Istituto per non udenti “T. Pendola” di Siena. I miei insegnanti erano laici e religiosi e la mia istruzione è stata di tipo oralista, non segnico».

I coetanei che frequentava nell’infanzia erano udenti o non udenti?
«All’interno dell’Istituto avevo degli amici sordi con i quali mi inventavo dei segni per comunicare più velocemente. Non usavamo la LIS vera e propria [Lingua Italiana dei Segni, N.d.R.], ma un linguaggio mimico-gestuale spontaneo, che molto la ricordava. Fuori dall’Istituto frequentavo anche bambini udenti e giocando avevo modo di memorizzare meglio la lingua parlata».

Com’è stato il rapporto con i suoi genitori?
«Con i miei genitori ho avuto un ottimo rapporto, sono cresciuta in un ambiente armonioso, hanno scelto per me ciò che ritenevano più giusto, preferendo un’istruzione di tipo oralista».

Come ha vissuto il periodo dell’adolescenza?
«Come ho detto, il primo anno delle scuole medie l’ho frequentato presso l’Istituto per non udenti “T. Pendola” di Siena, dove mi sono trasferita da sola, vedendo i miei durante le vacanze scolastiche. Dopo un anno sono tornata a Livorno e ho proseguito gli studi alla “Pazzini”, dove ho incontrato due amici non udenti che conoscevano la LIS. Durante quegli anni – grazie anche ai miei amici sordi – ho fatto nuove amicizie, tra le quali molte anche con coetanei udenti. Diciamo che frequentavo gruppi di udenti e non di pari entità, sviluppando così un tipo di “linguaggio bimodale” (parlato e LIS)».

E le scuole superiori?
«Le ho frequentate con i compagni di scuola udenti, senza il supporto dell’insegnante di sostegno, mentre tutti i pomeriggi facevo doposcuola per recuperare i compiti. Finalmente, dopo tre anni, ho preso il diploma di qualifica professionale per addetto alla contabilità».

Come si è trovata con i suoi colleghi, quando ha cominciato a lavorare?
«Ho iniziato a lavorare a ventun anni presso la Prefettura di Livorno come impiegata. Mi sono trovata bene con i colleghi e non ho avuto difficoltà di comunicazione. Ho imparato molte cose e il lavoro è stato interessante.
Dopo sedici anni di servizio a Livorno, mi sono trasferita in provincia, a Rosignano Solvay, presso il Commissariato della Polizia di Stato. Quell’ufficio è molto piccolo e in questa esperienza è stato fondamentale avere conosciuto due persone: il dirigente, che non ha mai avuto problemi a comunicare con me perché, frequentando alcuni suoi familiari non udenti, conosce la Lingua dei Segni, ciò che mi ha sorpreso da una parte, soddisfatto molto dall’altra. L’altra persona è Roberto, un collega della Polizia con il quale collaboro e dal quale ho potuto imparare molte cose di lavoro. Dopo un po’ di tempo che mi conosceva, ha voluto provare a comunicare con i segni e dopo un po’ ha deciso di frequentare un corso di LIS a Pisa. Adesso ha concluso il terzo anno di frequenza ed è molto interessato alla cosa. Questo è molto importante perché significa che la LIS può essere utile per svolgere determinati lavori».

Come ha conosciuto suo marito e a quale età si è sposata?
«Sinceramente non avevo intenzione di avere una relazione con una persona udente. L’ho conosciuto durante la preparazione di uno spettacolo teatrale, ci siamo frequentati e dopo due anni ci siamo sposati. Avevo 33 anni. Per me è stato veramente incredibile sposarmi con una persona udente, anche perché mio marito era molto noto in città, ne era stato sindaco per dieci anni e, successivamente, assessore, consigliere provinciale e altro ancora. Devo dire che con mio marito non “segnamo” molto [“non facciamo spesso uso della Lingua dei Segni”, N.d.R.] e comunichiamo più frequentemente con la lingua parlata. Comunque non abbiamo difficoltà di comunicazione».

Ha avuto figli?
«Dopo cinque anni di matrimonio ho avuto un bellissimo figlio che ora ha 8 anni ed è adorabile, stupendo e intelligente. Si chiama Mattia e conosce abbastanza la Lingua dei Segni».

Come giudica attualmente la sua condizione di donna non udente?
«Posso dire che la mia infanzia è stata bellissima e indimenticabile. E anche attualmente non potrei dire di meglio: sono felice di avere sposato un uomo che ha molta pazienza ed è molto comprensivo, ho una bella famiglia e il lavoro. Quindi non mi manca niente».

*Questa intervista è stata realizzata da Simona Malventi, utilizzando in parte la LIS (Lingua Italiana dei Segni) – con una trascrizione successiva della conversazione – in parte per scritto, attraverso un computer. Il testo è già apparso, con il medesimo titolo qui adottato, nel sito del Gruppo Donne UILDM e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti, per gentile concessione del Coordinamento del Gruppo stesso.

Il Gruppo Donne UILDM
13 eventi, 12 pubblicazioni della collana Donna e disabilità, un centinaio tra articoli, interviste, recensioni, adesioni a campagne ecc., organizzati per temi, circa 80 segnalazioni di film attinenti alle donne disabili, più di 450 segnalazioni bibliografiche e circa 600 risorse internet schedate: parlano da sole le cifre del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), che costituisce certamente una delle esperienze più vive e interessanti – nel campo della documentazione riguardante la disabilità – avviata nel 1998 in modo informale.
Gli obiettivi originari erano da una parte quello di raggiungere le pari opportunità per le donne con disabilità, attraverso una maggiore consapevolezza di sé e dei propri diritti, dall’altra cogliere la “diversità nella diversità”, riconoscendo la specificità della situazione delle donne disabili.
Poi, nel corso degli anni, il Gruppo ha cambiato in parte il proprio ambito d’interesse, oltre a non essere più composto da sole donne e a non occuparsi esclusivamente di questioni femminili. La stessa disabilità è diventata uno dei tanti elementi in un percorso di integrazione e di apertura su più fronti.
Nel 2008, per festeggiare il suo decimo “compleanno”, il Coordinamento del Gruppo Donne (composto attualmente da Francesca ArcaduAnnalisa Benedetti, Valentina Boscolo, Oriana Fioccone, Simona Lancioni, Francesca Penno, Anna Petrone, Fulvia Reggiani, Gaia Valmarin e Marina Voudouri) ha deciso di investire di più in informazione e in documentazione, recuperando i suoi obiettivi originari, senza rinunciare all’apertura quale tratto distintivo. E così – come in un laboratorio – è iniziato un lavoro finalizzato a organizzare e rendere fruibili, attraverso il proprio spazio internet, le informazioni che circolano all’interno del Coordinamento stesso.
Un importante, ulteriore salto di qualità, infine, si è avuto con la creazione di un repertorio (VRD – Virtual Reference Desk), che raggruppa le varie risorse fruibili in internet (in lingua italiana) di e su donne con disabilità (il nostro sito se n’è occupato con l’articolo disponibile cliccando qui).

L’indirizzo del Gruppo Donne UILDM è www.uildm.org/gruppodonne. Al repertorio di cui si è detto, si accede cliccando qui. Il Gruppo Donne UILDM è anche su Facebook (cliccare qui).

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