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La Signora dell’acero rosso

L'attrice Anita Romano“Ripensare” la sessualità delle persone con disabilità: è questo lo scopo principale dell’evento promosso a Pavia (Teatro Cesare Volta, Piazza S. d’Acquisto, Rione Scala, ore 16), dalla locale Sezione dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), incentrato sul monologo teatrale La Signora dell’acero rosso di e con Anita Romano, tratto dall’omonima opera di Dario G. Martini* (Genova, Fratelli Frilli, 2000).

Alla rappresentazione seguirà un incontro pubblico, rivolto soprattutto a familiari, operatori, insegnanti, studenti e volontari, ma anche alla cittadinanza tutta, con la partecipazione della stessa attrice Anita Romano e della pedagogista Marina Balestra, introdotto dall presidente dell’ANFFAS di Pavia Mauretta Cattanei. (S.B.)

*Un po’ di tempo fa, del libro di Dario G. Martini La signora dell’acero rosso, aveva scritto nel nostro sito (se ne legga cliccando qui) l’indimenticato Gianni Selleri, per lunghi anni presidente dell’ANIEP (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Handicappati). Riprendiamo qui di seguito un ampio estratto di quel testo (i grassetti nella citazione sono nostri).
«C’è un libro di Dario G. Martini (
La signora dell’acero rosso), che racconta di un processo immaginario ad una giovane donna della borghesia parigina che offriva prestazioni sessuali a persone gravemente disabili. Al giudice imperscrutabile e severo che l’accusa di depravazione, la signora risponde: “So che quanto sto per dire potrà essere usato contro di me, cioè non migliorerà certamente la mia situazione, ma ero quasi certa di non poter guarire quegli infelici né ritenevo di potermi fare, per loro, mediatrice verso l’assoluto… E allora… Perché? Per aiutarli, semplicemente, dopo aver messo in conto incomprensioni, vergogne e disgusti”. Al che il giudice replica: “Lei afferma di avere voluto aiutare i ragazzi portatori di handicap. Ammettiamo per ipotesi che il movente dichiarato sia attendibile. E le ragazze? Chi dovrebbe pensare alle ragazze? Altri sessuomaniaci, come lei?”. E la signora: “Non lo so chi dovrebbe pensarci. Forse, per cominciare, basterebbe non considerare più la sessualità dei disabili – e delle disabili – come qualcosa di innominabile […]. Si approfittano di tutte le nostre paure per imporci le loro regole, la prima delle quali è la rassegnazione. Hanno tentato persino di convincerci che non vale la pena di fare alcunché dal momento che, dopo l’ultima maschera, c’è, a loro dire, soltanto il buio. Però non l’avranno vinta…“».

Per ulteriori informazioni sull’evento del 1° ottobre a Pavia (ingresso gratuito): ANFFAS di Pavia, tel. 0382 539438, segreteria@anffaspavia.it.
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