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Torino: va rifinanziato il Fondo per la Non Autosufficienza

Gli scatoloni con le migliaia di firme consegnate al Presidente della Regione Piemonte«Il Piemonte è una delle poche Regioni non ancora dotate di una legge che istituisca un Fondo per la Non Autosufficienza e in questo quadro guardiamo a dir poco con preoccupazione ai tagli previsti per il 2012, che determineranno una situazione insostenibile per le famiglie cui verrà a mancare anche il sostegno dell’assegno di cura, perché non ci sono più risorse disponibili. Di fronte a ciò abbiamo deciso e attuato l’iniziativa delle cartoline, anche per ricordare al presidente della Regione Cota che il fondo sulla non autosufficienza era un impegno contenuto nel suo programma elettorale».

Lo hanno dichiarato i segretari dei pensionati di CGIL, CISL e UIL Sergio Perino, Francesco Cargnino e Giancarlo Aita, al termine dell’iniziativa che ha visto appunto 200.000 cartoline firmate, trasportate su decine di scatoloni e carriole e consegnate in Piazza Castello a Torino al presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, per chiedere il rifinanziamento del Fondo per la Non Autosufficienza. Intorno – come riferisce il quotidiano “La Stampa” – un affollato presidio di centinaia di pensionati e disabili una cui delegazione è stata ricevuta dallo stesso governatore Cota («Pur nella scarsità di risorse – ha dichiarato – stabiliremo per il Fondo Non Autosufficienti alcune necessarie priorità») e dall’assessore alla Tutela della Salute e alla Sanità Paolo Monferino, che hanno fissato per il prossimo 14 ottobre l’apertura di un tavolo di confronto.

«In piazza – leggiamo sempre sulla “Stampa” – la rabbia e la paura di chi per vivere dipende in tutto da altri. Un disabile in sedia a rotelle usa una sintesi agghiacciante: “Se ci tolgono ancora qualcosa tanto vale che ci diano fuoco, è come una eutanasia”. E molti raccontano che la loro vita dipende dall’aiuto di un assistente che li lava, li veste, li nutre, li accompagna fuori casa. Dicono: “Anche la notte c’è bisogno di assistenza perché molti di noi devono essere girati ogni due ore per evitare il decubito”. Un’assistenza che costa e anche molto e che già ora solo in parte è a carico del pubblico, con l’assegno di cura che per i più gravi arriva a 1.800 euro. Rita racconta che per assistere il marito affetto da demenza senile ha speso tutti i risparmi: “Anche quando sono stata costretta a ricoverarlo dovevo pagare una badante 700 ero al mese per evitare il decubito e in più pagavo 1.300 euro di retta. E adesso si parla anche di abolire l’assegno di accompagnamento che verrebbe erogato solo a chi non ha alcun reddito».

Storie e proteste purtroppo comuni a quelle di tante altre Regioni d’Italia, che in questo periodo siamo costretti a denunciare quasi quotidianamente e sulle quali la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha lanciato già da alcune settimane uno stato di mobilitazione nazionale (se ne legga cliccando qui). (S.B.)

Ringraziamo Oriana Fioccone per la segnalazione.

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