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Ai genitori di «Luca»

Ombra di donna di profilo davanti a una luna pienaQuesta lettera è liberamente ispirata a una storia vera. Una storia che riflette le problematiche del nostro tempo e che accenna in modo semplice a tante questioni ancora irrisolte. Problemi quali il pregiudizio radicato nei confronti di chi è, secondo un concetto distorto della realtà, “diverso”. Problemi quali l’accettazione, la condivisione di patologie acquisite, congenite, progressive. In questa lettera soluzioni non ce ne sono, è solo un invito a riflettere.

Cari mamma e papà,
mi viene da chiamarvi così, perché adesso mi siete rimasti solo voi. Insieme a Luca, siete rimasti gli ultimi miei affetti dopo che i miei parenti (è difficile chiamarli familiari) mi hanno allontanata, emarginata dalla loro vita, condannandomi per le mie scelte.
Eppure, ripensandoci, mi chiedo: cosa ho fatto di male? Non ho ucciso, non ho rubato, non ho mai fatto male a nessuno. Ho sempre cercato di comportarmi bene nell’ambiente di lavoro, con gli amici, con gli altri.
Dopo mesi nei quali si sono chiusi nel loro ottuso silenzio, mi viene da pensare che forse l’unica mia colpa sia di aver scelto come compagno di vita vostro figlio, che tanti anni fa, dopo un incidente stradale, è divenuto paraplegico.
Ma è possibile che sia questa la motivazione del mio essere stata bandita dal mio stesso sangue?
Non mi dispero, non li condanno, non li giudico; resto indifferente e vi chiedo: cosa avreste fatto nel caso opposto? Avreste acconsentito affinché vostra figlia giovane, carina, affermata nel mondo del lavoro, con una vita sociale e relazionale piena, avesse questa relazione? Neppure a questo c’è risposta.
So che anche voi all’inizio eravate perplessi; posso solo intuire quali siano stati i vostri pensieri, le vostre domande. «Lo sta prendendo in giro?», «Lo farà soffrire?», «Saprà accettarlo in pieno?».
Poi, col tempo, avete compreso che non accetto la condizione di Luca, io la condivido! Condivido tutto della sua vita: le risate, la spensieratezza, i momenti no, le complicanze della sua patologia, i dubbi, le paure e le speranze.
Qualche dubbio so che vi è rimasto, soprattutto quando Luca viene a dormire a casa mia. Immagino come vi guardiate pensierosi chiedendovi come faranno quei due pazzi innamorati a condividere il talamo. Questi dubbi e questi vostri legittimi pensieri sono normali, comprensibili e dipendono dal modo nel quale siete stati educati e dalla vostra cultura.
Può essere difficile credere che l’amore si può fare in mille altri modi diversi dal solito modo conosciuto. Ci vuole uno sforzo mentale enorme per capire che ci si può sentire appagati l’uno dell’altro soltanto trovandosi vicini, vivendo una vita intensa e assaporandone insieme ogni intenso attimo. I silenzi, i sorrisi, le attenzioni, l’affetto, il prendersi cura l’uno dell’altra, i progetti comuni, i desideri e i sogni da realizzare ci appagano e ci riempiono.
Siate sereni, infine. Non sarà facile per nessuno, ma noi vogliamo provarci. Desideriamo mettere alla prova il nostro sentimento, come lo hanno fatto tanti altri prima di noi in situazioni analoghe, e come lo faranno tanti altri ancora.
Questa lettera vi dice solo una piccolissima parte di tutto quello che ho dentro e che provo per Luca, non perché io non lo voglia dire, ma perché non ne trovo le parole. Del resto, tutto quello che non sono in grado di spiegarvi, lo potete intuire facilmente, ammirando la luce che scintilla dai nostri occhi quando io e Luca ci guardiamo.

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