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DPI vuole costruire società inclusive, accessibili e partecipate

Giampiero Griffo esce da uno degli autobus accessibili di DurbanDurban è una città di mare, un mare quasi sempre battuto dal vento, a volte forte e freddo. Durban è la terza città del Sudafrica, dopo Johannesburg e Città del Capo. Durban è anche una città accessibile. I percorsi urbani, infatti, hanno tutti gli scivoli, gli autobus ne hanno uno di manuale e ribaltabile, molti alberghi hanno camere accessibili, una parte dei ristoranti e dei negozi non presentano barriere. Il Comune della città gestisce inoltre un servizio su chiamata.
Il Centro Congressi di Durban è un bellissimo edificio totalmente accessibile, l’ambiente ideale per l’Ottava Assemblea Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International).

La seconda giornata del congresso è iniziata con una presentazione in sala plenaria a cura di Alan Roulstone, docente di Scienze Sociali Applicate alla Northumbria University di Newcastle (Gran Bretagna).
I vari temi affrontati hanno sostanzialmente sintetizzato le grandi sfide che DPI si troverà a dover fronteggiare: la ratifica, l’implementazione e il monitoraggio della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e la costruzione di società inclusive, accessibili e partecipate.
La discussione successiva ha introdotto le decine di workshop previste per i due giorni seguenti dell’Assemblea, durante i quali esperti di tutto il mondo sono stati invitati ad affrontare almeno dieci questioni principali, sulle quali tra breve ci soffermeremo, una per una, tenendo conto di quanto emerso nei vari workshop di Durban:
– la già citata implementazione della Convenzione ONU;
– la Vita Indipendente;
– i Millennium Development Goals (“Obiettivi di Sviluppo del Millennio”);
– la disabilità e l’HIV-AIDS;
– le donne con disabilità;
– i giovani con disabilità;
– l’Universal Design e le tecnologie;
– l’autorappresentazione delle persone con disabilità;
– la ricerca e i dati sulla disabilità;
– la disabilità e gli organi d’informazione.

Per quanto riguarda la Convenzione ONU, come si è già scritto in varie occasioni, essa rappresenta un cambiamento essenziale di prospettiva, che prevede l’aggiornamento della legislazione, l’implementazione delle politiche e dei servizi di sostegno, piani d’azione nazionali e locali sulla disabilità, un sistema di monitoraggio delle politiche e forme efficaci di partecipazione.

Rispetto poi ai Centri per la Vita Indipendente – che sostengono i percorsi di autonomia, autodeterminazione, indipendenza e interindipendenza di quelle persone con disabilità che richiedono maggiori sostegni – essi sono diventati organismi assai importanti, soprattutto in Asia e Africa, ma anche in Europa.
L’aumento delle persone con disabilità richiede dunque la creazione di servizi sociali che rispondano ai loro bisogni con sostegni finanziari e servizi di assistenti personali.

Un’altra grande barriera per le persone con disabilità nei Paesi in Cerca di Sviluppo è quella della povertà. Appare quindi assai importante includere queste persone nei programmi di riduzione della povertà mondiali e nazionali, oltreché nelle politiche e negli interventi degli organismi internazionali come le Nazioni Unite, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), l’Unesco, l’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e di altre organizzazioni internazionali pubbliche e private.

Non proprio accessibili, invece, sono questi risciò della città sudafricana, semmai «coreografici», come annota GriffoPer le persone con disabilità nei Paesi africani, sudamericani e asiatici, lo sradicamento dell’HIV e dell’AIDS è un tema senz’altro urgente. Sono state dunque affrontate in Sudafrica le questioni riguardanti queste terribili situazioni sanitarie e discusso il ruolo delle organizzazioni internazionali.

E ancora, la doppia discriminazione subìta dalle donne con disabilità è emersa con forza anche durante l’Assemblea di Durban. Nei relativi workshop sono state presentate buone pratiche di partecipazione, discusse strategie e iniziative.
Anche verso i giovani con disabilità è necessaria un’attenzione specifica, ricordando che le attività di appassionati giovani leader hanno già portato a conseguire risultati davvero straordinari in termini di empowerment [“crescita e potenziamento dell’autoconsapevolezza”, N.d.R.], partecipazione, progetti e proposte, che sono stati approfonditi nei workshop.

Altra grande questione, quella legata al fatto che “l’ambiente crea disabilità”. Durante le sessioni di discussione, sono state presentate buone pratiche sulle costruzioni, sui servizi di trasporto e sui metodi di comunicazione accessibili, per arrivare ad eliminare le numerose discriminazioni vissute tuttora dalle persone con disabilità.

Tema essenziale di questi anni è poi quello che fa riferimento alla voce delle organizzazioni di persone con disabilità, per un’applicazione della stessa Convenzione ONU che passi attraverso la partecipazione della società civile. In poche parole: Niente su di Noi Senza di Noi. E a ciò si collega anche il fatto che i piani dei vari Governi dovrebbero sempre basarsi su dati reali, riferiti all’effettiva condizione delle persone con disabilità. Senza dati appropriati, infatti, non possono esservi politiche appropriate.
Le persone con disabilità, inoltre, devono partecipare alle attività di ricerca, anche con nuove metodologie e strumenti, mentre, su un altro versante, gli organi d’informazione dovrebbero sostenere i nostri diritti umani, affrontando i temi della nostra condizione, delle discriminazioni derivate dall’inaccessibilità degli edifici e dall’assenza di assistenti personali. Anche perché un corretto approccio alla disabilità da parte dei media sensibilizzerebbe fortemente sia i Cittadini che le Istituzioni.

Con questi rapidi cenni, abbiamo cercato di sintetizzare in modo sin troppo scarno una serie di dibattiti impossibili da riassumere in tutta la loro ricchezza, con un confronto continuo tra punti di vista del Nord e del Sud del mondo, con diverse prospettive di genere e tra Paesi con risorse, culture religioni e storie assai differenti tra di loro.
I testi integrali di tutte le relazioni sono per altro disponibili (in lingua inglese), richiedendoli alla segreteria dell’Assemblea (tutti i recapiti utili sono rintracciabili nella specifica pagina internet, cliccando qui, così come il programma dell’evento).

*Membro del Direttivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), componente della Delegazione Italiana alle Nazioni Unite che nel 2006 ha definito la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

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