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Quei dati diffusi dall’INPS sono quanto meno parziali

Toino Aceti, responsabile del Coordinamento nazionale Associazioni Malati Cronici di Cittadinanzattiva«Prendiamo atto che il mese di febbraio è diventato ormai per l’INPS un appuntamento fisso da non mancare, per illustrare i dati sulle pensioni d’invalidità civile e di accompagnamento erogate e revocate nel nostro Paese. Dati che però ogni anno vengono puntualmente smentiti, al punto che la Commissione Igiene e Sanità, congiuntamente con la Commissione Lavoro del Senato, e su istanza di Cittadinanzattiva, hanno deliberato l’avvio di una specifica indagine conoscitiva per fare chiarezza sui veri numeri. Ci chiediamo, quindi, quale sia l’utilità di fornirli con questo grado di approssimazione, al punto da far pensare quasi a uno “scherzo di carnevale”!».
Queste le dichiarazioni di Tonino Aceti, responsabile del Coordinamento nazionale Associazioni Malati Cronici (CnAMC) di Cittadinanzattiva, in merito all’intervista pubblicata nei giorni scorsi dal «Corriere della Sera» al presidente dell’INPS Antonio Mastrapasqua [della Commissione si legga nel nostro sito cliccando qui; per l’intervista al Presidente dell’INPS si veda l’elenco dei testi riportati in calce, N.d.R.].

I conti, dunque, non tornano nemmeno questa volta ed ecco perché. Con riferimento al piano straordinario di verifica delle invalidità civili, attuato nel 2010, le visite svolte dall’INPS sul campione di 100.350 sono state 49.974 (Fonte: Relazione della Corte dei Conti di novembre 2011, Determinazione n. 77/11) e non 55.200 come riportato dall’INPS.
Il totale delle “non conferme”, poi, è stato di 9.378 e non di 10.596, come afferma l’Istituto, con una percentuale, quindi, pari al 10% sul “definito”, dove per “definito” si intendono appunto i controlli definiti agli atti, unitamente a quelli definiti su visita, e non il 19,2% come afferma lo stesso Istituto. Quindi 1 su 10 e non 1 su 4. Se si vuole infatti calcolare la percentuale delle revoche, questa dev’essere elaborata sui controlli definiti agli atti e su quelli definiti attraverso visita e non solo su questi ultimi.
«L’imprecisione mostrata sul 2010 – sottolinea Aceti – ci porta ad avere più di qualche perplessità anche sull’attendibilità dei dati diffusi dall’INPS sul 2011. Ci chiediamo come dal 10% delle revoche effettive accertate nel 2010 sia stato possibile passare al 28,42% di revoche del 2011. Cosa sarà mai successo nel 2011? In tal senso crediamo sia strumentale paragonare il numero di revoche del 2011 con quelle relative al 2010, come fa l’INPS, perché il campione sottoposto a verifica nel 2011 aveva in sé – per scelta dello stesso Istituto – anche molti casi di persone che nel 2011 sarebbero state sottoposte a visita di rivedibilità, a prescindere dal piano straordinario di verifica. Inoltre l’INPS afferma che le Regioni con maggior tasso di revoche sono le stesse del 2010. Che fine ha fatto però la Sardegna, che nel 2010 era stata definita la Regione “con maggior tasso di revoche?” [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]».
«L’INPS – prosegue il responsabile del CnAMC di Cittadinanzattiva – afferma inoltre che nel 2011 circa 37.000 prestazioni sono state sospese perché i convocati non si sono presentati a visita. Ci chiediamo quale interesse abbiano le 37.000 persone nel non sottoporsi a visita? Come sono state convocate? Attraverso Raccomandata A.R, come previsto dalla Legge, o attraverso SMS, come molte segnalazioni ci informano? Diventa insomma opportuno ricordare che i dati diffusi sono quanto meno parziali. Viene dichiarato ad esempio un ipotetico recupero di 180 milioni di euro attraverso le revoche del 2011, ma non viene contestualmente precisato quale sia stato nel 2011 il costo per l’incremento dei medici INPS convenzionati. Se infatti dal 2009 al 2010 il numero dei medici convenzionati INPS e il relativo costo è raddoppiato, passando da circa 5 milioni di euro a circa 11 milioni, dovremmo aspettarci lo stesso trend anche nel 2011. Allo stesso modo, nessuna notizia è stata data sull’ammontare degli interessi passivi che l’INPS deve corrispondere per i ritardi nei pagamenti delle pensioni d’invalidità, che solo tra il 2009 il 2010 si è attestato a circa 86 milioni di euro. A ciò si aggiunga – ultimo, ma non certo ultimo – che nel 2010 il tasso di soccombenza dell’INPS in giudizio per i ricorsi dei Cittadini, avverso i verbali emessi dallo stesso Istituto, è circa del 60%. Ciò è dovuto anche al fatto che i criteri di accertamento dei requisiti dell’accompagnamento utilizzati dall’INPS, oltre ad essere restrittivi, sono anche illegittimi. Questo vuol dire che delle quasi 35.000 revoche dichiarate dall’INPS sul 2011, circa 21.000 potrebbero esser annullate dal Giudice. Quali saranno dunque i costi dell’Avvocatura?».

Per tutto ciò, anche per rispondere a un’esigenza di trasparenza, Cittadinanzattiva chiede all’INPS che tutti i dati in suo possesso sul 2011 siano resi pubblici e un appello viene rivolto anche agli organi di informazione, affinché verifichino le notizie fornite, prima della loro diffusione.
«Stigmatizziamo il fenomeno delle prestazioni economiche assegnate indebitamente – conclude Aceti -, ma pensiamo che questo sia molto più circoscritto di quello che l’INPS vuole raffigurare, con il fine ultimo di ridurre al massimo l’aumento della spesa assistenziale, anche a discapito delle persone che sono nella piena legittimità di accedere a questo diritto. Auspichiamo quindi che l’Istituto applichi al proprio interno gli stessi scrupolosi criteri di verifica e controllo per recuperare anche da lì risorse economiche. Di questi giorni è infatti la notizia che all’interno dell’Istituto esistono dipendenti che svolgono attività illecite, come attesta la Relazione della Corte dei Conti per l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2012, di cui riportiamo un estratto: “Rispetto, poi, al marcato fenomeno corruttivo di recente posto in evidenza nell’ambito della gestione delle indennità erogate a vario titolo dall’INPS, rileva la sentenza n. 565/11, con la quale si sono condannati svariati dipendenti del relativo ufficio periferico di Caserta, al risarcimento di un danno arrecato al medesimo ente pari ad euro 2352.172,61 per la avvenuta contraffazione di tessere assicurative”».

*Ufficio Stampa e Comunicazione di Cittadinanzattiva.

Rispetto ai contenuti del presente testo, suggeriamo anche la lettura – sempre nel nostro sito – di: Falsi dati e veri invalidi (di Carlo Giacobini, cliccare qui); E il refrain dei falsi invalidi colpisce ancora (di Carlo Giacobini, cliccare qui); Dopo i falsi invalidi arrivano quelli «presunti» o «migliorati» (di Andrea Pancaldi, cliccare qui); L’INPS, ecco chi decide davvero la sorte dei disabili in Italia! (di Franco Bomprezzi, cliccare qui); 2001: odissea «grazie» all’INPS (di Andrea Tron, cliccare qui).
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