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Veri «figli dell’Esodo»

Umberto Romano, «L'esodo dei Saharawi», tecnica mista spatolato di olio su telaDa lungo tempo le uniche novità che provengono dal mondo della politica italiana riguardano le parole, ma anche in questo specifico settore – analizzando un po’ meglio le cose – si scopre che spesso si tratta di un semplice vernissage, di un chiamare con termini nuovi cose vecchissime.
Tale vezzo ha indubbiamente profonde motivazioni: come potrebbero infatti comportarsi diversamente personaggi pubblici che da svariati decenni siedono indisturbati sulle comode poltrone delle Stanze del Potere o del Contropotere – che è poi il potere dell’opposizione -, adusi a cambiar nome ai loro partiti politici per evitare che cambino davvero nella sostanza e cioè nel modo di rappresentare e difendere i diritti dei Cittadini?

E tuttavia, ogni tanto un termine nuovo ci scappa per davvero: è il caso, ad esempio, dei cosiddetti “esodati”, ovvero – come recita l’unico motore che ancora funziona decentemente, quello di “ricerca” del web – quella «categoria sociale composta da persone di più di 50 anni, che hanno perso il posto di lavoro a seguito di ristrutturazioni aziendali e che vedono allontanarsi sempre più la prospettiva di percepire una pensione entro pochi anni, com’era nelle previsioni iniziali».
Come sottocategoria particolarmente jellata, poi, le nostre famiglie propongono quella degli “esodati usurati”. Questi ultimi, infatti, hanno subìto non già un abbandono del posto di lavoro per ristrutturazione aziendale, bensì per la “ristrutturazione della loro vita”, a seguito della nascita di un figlio con disabilità gravissima o all’insorgere della medesima in tenera età.
Sono “figli dell’Esodo” nella più letterale accezione: hanno intrapreso un viaggio lunghissimo e assai faticoso nel deserto della disabilità, scoprendone, è vero, le rare oasi, ma percorrendone amaramente gli sterminati spazi privi di adeguati mezzi di sussistenza (leggasi pensioni di invalidità dignitose, servizi “da Paese civile”, status sociale non infimo).
Nel lungo viaggio sono stati ripetutamente beffati dal demone di turno che li ingannava con visioni di salvezza, puntualmente  trasformate in beffe malvagie.
La loro situazione attuale consente poche speranze. Raggiungeranno mai, possibilmente in questa vita, la Terra Promessa, lasciata intravvedere non già dalle Tavole della Legge, ma dalla Legge 104/92? Le donne e gli uomini di fede lo sperino, per gli altri non c’è salvezza!

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

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