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Quanto sono accessibili e accoglienti le spiagge italiane?

(foto di Claudio De Zotti)Qualche settimana fa l’Amministrazione della Regione Puglia (se ne legga cliccando qui) ha deciso con un’Ordinanza di obbligare tutti gli stabilimenti balneari della Regione stessa ad acquistare una sedia Job  (quella specie di sdraio con le ruote larghe che consente a chi ha difficoltà motoria di spostarsi sulla sabbia). «Evviva, qualcosa si muove!», è stato il mio primo pensiero, ma già dopo pochi attimi il sorriso si è spento sul mio volto. Non basta, infatti, una sedia o una passerella a trasformare uno stabilimento balneare in una struttura accessibile.

Si fa presto a dire vacanze al mare. Al di là della crisi economica acuita dai continui tagli al welfare, la difficoltà è sempre la stessa e ha il nome di accessibilità. Infatti, nonostante l’articolo 23 della Legge Quadro 104/92 (comma 5) preveda una multa e la chiusura da uno a sei mesi dell’esercizio pubblico che discrimini una persona con disabilità, le spiagge a norma – il Decreto Ministeriale 236/89 ne definisce le caratteristiche di accessibilità – sono ben poche in Italia.
Peccato che nessun imprenditore abbia la lungimiranza di investire in questo settore, attraendo così una fetta assai consistente di popolazione. «Il mercato potenziale è di 5 milioni di persone in Italia e di 75 milioni in Europa – spiega Roberto Vitali, presidente di Village for all (V4A), noto marchio di qualità dei campeggi e dei villaggi turistici che offrono servizi per tutti – e ognuna di queste persone con disabilità viaggia in media con almeno tre accompagnatori al seguito».
La crisi potrebbe quindi essere uno stimolo per migliorare l’accessibilità, anche perché rendere più fruibile una struttura non va solo a vantaggio delle persone con disabilità, ma può essere di aiuto alle mamme con i passeggini o semplicemente agli anziani che su una passerella camminano con maggiore facilità rispetto che su un viottolo acciotolato o sulla sabbia.

L’accessibilità, per altro, non significa, com’è noto, solo abbattimento delle barriere architettoniche (anche se questo sarebbe un gran passo avanti), ma anche accoglienza, ovvero la reale consapevolezza che ricevere un ospite con una disabilità significa farlo sentire a casa sua e regalargli una vera vacanza, se non dalla disabilità, almeno dalle preoccupazioni.
«I primi interventi che vengono effettuati in uno stabilimento balneare – spiega Max Ulivieri, creatore di DiversamenteAgibile, progetto che mette al centro lo scambio di informazioni sull’accessibilità di luoghi di viaggio, turismo e vacanza [se ne legga un ampio servizio in questo sito cliccando qui, N.d.R.] – sono l’adozione  di passerelle e delle sedie Job. Certamente il personale che gestisce delle spiagge accessibili, se ha esperienza con la disabilità rende un servizio migliore: ogni tipologia di disabilità, infatti, ha le sue esigenze. Per i disabili con fragilità mentale, il discorso è più delicato. Certamente è auspicabile che abbiano una persona con sé che possa aiutarli e prendersene cura. Altrimenti ci vuole personale specializzato all’interno della spiaggia, ma poi chi lo paga?».
Nel nostro piccolo vorremmo essere d’aiuto, ma crediamo che anche i Lettori possano darci una mano, verificando personalmente le spiagge visitate e proponendo non opinioni, ma misure concrete, un elenco di c’è-non c’è che offra al futuro visitatore l’idea esatta di quello che potrà trovare o non trovare recandosi nella spiaggia indicata (gli esperti la chiamano accessibilità trasparente).

Ecco quindi, qui di seguito, che cosa si intende per spiaggia accessibile sotto forma di un rapido questionario.
– C’è un parcheggio adiacente all’entrata con dei posti riservati alle persone con disabilità (la legge impone il minimo di un posto ogni 50 o frazione di 50)?
– Il percorso che collega il parcheggio all’ingresso e tutti i percorsi che collegano i vari servizi, dalle cabine, ai bar, le docce fino agli ombrelloni sono senza ostacoli?
– Il percorso e le passerelle sono di larghezza adeguata (almeno 90 centimetri) e la pavimentazione è antisdrucciolo?
– La passerella in spiaggia arriva fino al mare e sotto l’ombrellone riservato ai disabili?
– Esistono piazzole con ombrellone per le persone con disabilità?
– Esistono delle piazzole per permettere l’inversione di marcia a chi è in sedia a rotelle?
– Esistono segnali e indicazioni per le persone non vedenti (un corrimano di corda, mappe tattili)?
– Ci sono bagni attrezzati e ampi a sufficienza per persone con handicap motori (come già accennavamo, i requisiti sono tutti indicati nel Decreto Ministeriale 236/89)?
– Le docce sono a filo del pavimento e dispongono di maniglioni o supporti?
– La stazione balneare è dotata di ausili (sedia Job o sedia Sand & Sea) per permettere a chi non può muoversi di essere portato fino al mare?
– L’area giochi per bambini è accessibile?
– E l’area ristorazione?
– C’è un bagnino con specifica formazione al soccorso di una persona a mobilità ridotta? 

*Il presente testo, qui riproposto con alcuni riadattamenti al contesto, è stato pubblicato da InVisibili, blog del «Corriere della Sera», con il titolo Aaa spiagge accessibili cercasi. Viene qui ripreso per gentile concessione dell’Autore e del blog.

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