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E l’INPS procede per la sua strada, fallimentare e assai costosa

«Le nuove procedure di accertamento dell’invalidità varate dall’INPS, in vigore dal 2010, continuano a rappresentare un ostacolo per tutti i Cittadini che vorrebbero legittimamente accedere alle indennità economiche. A molti mesi dalle nostre prime denunce, infatti, non si assiste a nessuna inversione di tendenza da parte dell’Istituto, che sembra sordo alle richieste di vera semplificazione, trasparenza, rispetto delle norme e di un vero confronto con le organizzazioni di tutela del diritto alla salute. Continua, invece, la cosiddetta “caccia ai falsi invalidi”, che alla luce dei dati della Corte dei Conti [si veda ad esempio la Relazione della Corte dei Conti di novembre 2011, nella Determinazione n. 77/11, N.d.R.], si è dimostrata totalmente fallimentare e costosissima per lo Stato e per tutti i Cittadini».
Questo il commento di Tonino Aceti, responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC) di Cittadinanzattiva, in occasione della recente Audizione avuta da quest’ultima organizzazione al Senato, Audizione che è sostanzialmente il frutto della richiesta di un’indagine conoscitiva sulle difficoltà di accesso promossa dalla stessa Cittadinanzattiva.

Antonio Mastrapasqua

Il presidente dell'INPS Antonio Mastrapasqua

Quest’ultima – va ricordato infatti – aveva dato vita, a partire dal mese di maggio del 2011, alla campagna esplicitamente denominata Sono un VIP (Very Invalid People), per riaffermare il diritto dei Cittadini ad accedere ai benefìci economici previsti dalla Costituzione, messi in discussione dai comportamenti dell’Istituto di Previdenza Sociale, volti esclusivamente a contenere al massimo l’aumento della spesa assistenziale.

Le segnalazioni sul tema ricevute nel 2011 da Cittadinanzattiva hanno mostrato evidenti incrementi per quanto riguarda l’esito dell’accertamento ritenuto inadeguato da parte dei Cittadini: dal 28,2% del 2009 fino al 37,8% del 2011.
Aumentano anche le segnalazioni rispetto alla lentezza dell’iter burocratico di riconoscimento (dal 27,1% del 2009 al 28,2% del 2011) e quelle inerenti l’attesa per la sola ricezione del verbale definitivo (dal 13,1% del 2009 al 32% del 2011), un dato, questo, che dimostra l’esperienza fallimentare della nuova procedura di riconoscimento. L’INPS ha corrisposto infatti – solo per gli interessi passivi causati dai ritardi nei pagamenti per gli anni 2009-2010 – circa 86 milioni di euro!
Aumentano poi sia le segnalazioni sul riconoscimento di una percentuale ritenuta inadeguata (25,5% nel 2009, 40% nel 2010, 43,3% nel 2011), sia quelle riguardanti il mancato riconoscimento dell’indennità di accompagnamento (45,5% nel 2009, 47,8% nel 2010, 49% nel 2011), queste ultime più strettamente legate a quanto stabilito dalla Nota Interna dell’INPS del 20 settembre 2010, che ha drasticamente ristretto i criteri per la concessione dell’indennità stessa e allungato i tempi del procedimento di riconoscimento, introducendo per tutti i casi accertamenti sanitari diretti aggiuntivi e aumentando il contenzioso legale, con un tasso di soccombenza dell’INPS pari al 60% dei casi nel 2010. In tal senso, sarebbe davvero interessante – specie in un momento di crisi di risorse economiche come questo – quantificare anche i costi relativi all’attività di avvocatura dell’INPS.
Complessivamente, nel corso del 2010, le prestazioni per gli invalidi civili – relativamente a pensioni, assegni e indennità – si attestano a circa 2 milioni e 700.000 euro, con una spesa complessiva pari a 16.570 milioni di euro. All’interno di quest’ultima, 3.808 milioni di euro si riferiscono a pensioni e assegni di invalidità civile e 12.762 milioni di euro a indennità di accompagnamento.

Sono inoltre notevolmente aumenti anxhe i costi di cui i Cittadini devono farsi carico: sono stati infatti segnalati casi in cui si giunge a pagare 180 euro per la presentazione della domanda. E comunque, dal punto di vista della celerità dell’iter, anche i dati della Corte dei Conti confermano la sopravvivenza di importanti criticità: solo limitandosi ai tempi di liquidazione 2010 delle indennità economiche, nel 14% dei casi non è stato rispettato il tempo soglia dei 120 giorni e nel 37% dei casi quello dei 60 giorni.
Inoltre – com’è noto – le nuove procedure prevedevano l’integrazione della Commissioni Mediche ASL con un medico INPS, proprio per accelerare il procedimento, ma solo nel 46% dei casi questo è avvenuto. Nel 54% dei casi, invece, ciò si è tradotto in un doppio (o triplice nei peggiori dei casi) passaggio, con relativo aumento dei tempi e dei costi. Tutto questo raddoppiando la spesa per il personale dei medici convenzionati INPS, passata dai 5,5 milioni di euro del 2009 ai circa 11 milioni di euro del 2010, utilizzati prevalentemente per piani straordinari di verifica fallimentari e lesivi dei diritti delle persone, in particolare quelli delle persone con disabilità. Le assegnazioni indebite, infatti, si attestano nel 2010 a una su 10 e non a una su 4, come invece dichiarato dall’INPS, i cui dati destano più di qualche dubbio sulla loro attendibilità.

«Chiediamo che il Governo agisca anche nei confronti degli operatori singoli – ha concluso Aceti, nel corso dell’Audizione al Senato – che non rispettano tempi e modalità previste a favore dei Cittadini, “aree grigie” in cui si nascondono anche interessi illegittimi. E che sia promossa un’attenta e costante azione di valutazione della gestione INPS 2010-2011 e per il futuro, relativa alle nuove procedure di riconoscimento delle minorazioni civili, in termini di trasparenza, legittimità, efficienza, efficacia ed economicità del servizio reso ai Cittadini. Chiediamo inoltre che l’INPS annulli immediatamente la Comunicazione interna del 20 settembre 2010 e che sia ripristinata la possibilità di impugnazione del giudizio di primo grado, avente ad oggetto il ricorso giudiziario da parte dei cittadini avverso i verbali emessi dall’INPS».
Al Senato sono stati consegnati anche i punti di vista sul problema di quattordici diverse associazioni di persone con patologia cronica e rara, aderenti a Cittadinanzattiva, che hanno confermano quanto denunciato. Si tratta esattamente dell’AIMA (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer), dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), di Alzheimer Uniti Roma, di AMICI (Associazione Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino), dell’ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici), dell’ASBI (Associazione Spina Bifida Italia), di ASMARA (Associazione Malattia Rara Sclerodermia ed altre Malattie Rare), di Bianco Airone Pazienti, dell’EPAC (Educazione Prevenzione Ricerca sull’Epatite C), della FAIS (Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati), della FEDEMO (Federazione delle Associazioni Emofilici), della LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids), di Parent Project (Genitori contro la Distrofia Muscolare di Duchenne e di Becker) e di SIMBA (Associazione Italiana Sindrome e Malattia di Behçet).

Ufficio Stampa e Comunicazione di Cittadinanzattiva.

Per visionare il testo integrale della nota presentata da Cittadinanzattiva durante l’Audizione al Senato e dei documenti elaborati dalle quattordici associazioni qui citate, oltre che per ulteriori informazioni: mt.bressi@cittadinanzattiva.it.
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