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Marche: non si può più «far cassa» con i servizi sociosanitari

Realizzazione grafica con forbice che taglia una busta piena di denaroIl Comitato Associazioni Tutela (CAT*) delle Marche – organismo che raccoglie quindici organizzazioni di volontariato e di utenti operanti a livello regionale – ha nuovamente chiesto, in una nota inviata alla Regione Marche, di dare applicazione alla normativa nazionale del 2001 in tema di Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociosanitarie (Decreto del Presidente del Consiglio – DPCM del 29 novembre 2001) che devono essere garantite (in maniera totale o parziale) da parte del Servizio Sanitario. «Tale indefinizione – scrivono in particolare i componenti del CAT – ha pesanti ricadute sugli utenti (soggetti con grave disabilità, malati non autosufficienti – comprese persone con demenza -, soggetti con patologia psichiatrica), che troppo spesso sono caricati di oneri impropri e quasi sempre insopportabili ai fini dell’accesso ai servizi».
Dall’analisi, infatti, di atti convenzionali dell’ASUR (Azienda Sanitaria Unica Regionale) con le strutture che erogano i servizi sociosanitari, emerge un’applicazione o un’interpretazione delle norme nazionali contraddittoria e in ogni caso sempre finalizzata a una riduzione degli oneri a carico del Servizio Sanitario, che automaticamente li trasferisce sugli Utenti o sui Comuni.
«Ad esempio – viene sottolineato dal CAT – in alcune strutture residenziali per disabili, invece di 36 euro al giorno a carico dell’Utente/Comune, viene richiesto il doppio, 72 euro. Stesse problematiche si presentano poi nei servizi diurni e residenziali  per malati di Alzheimer o in strutture residenziali psichiatriche».

Per superare dunque tale situazione – ritenuta sempre più insostenibile per tante famiglie che si trovano o nell’impossibilità di accedere ai servizi o di pagare quote intollerabili, il Comitato ha chiesto alla Regione di fare ciò che ad essa compete, ovvero definire il fabbisogno dei servizi (insieme al finanziamento necessario), il costo, la ripartizione dello stesso tra settore sanitario e sociale e lo standard di personale occorrente.
«Si tratta di un percorso – conclude la nota -, che va condiviso con tutti gli attori e che dev’essere improntato alla coerenza applicativa delle norme nazionali. Non si può infatti più accettare che al fine di abbassare e comprimere la spesa sanitaria, si trasferiscano percentuali crescenti di costi al settore sociale, che significa oneri impropri e insopportabili sugli utenti e le loro famiglie». (S.B.) 

*Del Comitato Associazioni Tutela delle Marche fanno parte: AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) Ascoli Piceno; AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) Regionale; Alzheimer Marche; ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Disabili Intellettivi e Relazionali) Jesi; ANGLAT (Associazione Nazionale Guida Legislazione hAndicappati Trasporti) Marche; ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) Marche; Associazione Il Mosaico Moie di Maiolati (Ancona); Associazione La Crisalide; Associazione Libera Mente; Centro H; Comitato Marchigiano Vita Indipendente; Gruppo Solidarietà; Tribunale della Salute Ancona; UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) Ancona; UNASAM (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale) Marche.

Per approfondire i temi trattati nel presente testo, suggeriamo anche la lettura – nel sito del Gruppo Solidarietà – dei contributi raggiungibili cliccando qui e qui. Per ulteriori informazioni: segreteriacatmarche@gmail.com.
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