Aumento della povertà, della dispersione scolastica, del lavoro minorile e dell’esclusione sociale: sono i drammatici effetti della crisi e del progressivo calo di risorse destinate alle politiche per l’infanzia e l’adolescenza, che sta letteralmente soffocando i diritti di molti bambini d’Italia.
Ma soprattutto mancano dati certi: persiste infatti la carenza di un sistema di raccolta dati, rappresentativi e uniformi tra le varie Regioni, per la misurazione di diversi fenomeni che riguardano i minori, come la pedofilia e la pornografia, le condizioni di adottabilità, la violenza e il maltrattamento dei bambini, i minori con disabilità – inclusi quelli in età compresa tra 0 e 6 anni – e i minori fuori dalla famiglia. In questo caso la modalità di raccolta dati, così frammentata e disomogenea a livello nazionale, porta a una scarsa comparabilità delle informazioni, necessaria invece per rendere effettivo ed esigibile al minore il diritto alla famiglia.
«La mancanza di una visione chiara degli investimenti per l’infanzia e l’adolescenza e l’assenza di fondi per l’implementazione del Piano Nazionale sull’Infanzia aumentano il disagio di molti minori del nostro Paese», commenta Raffaela Milano, a nome del Gruppo CRC*, che in questi giorni ha illustrato il proprio 5° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, 2011-2012, alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero e del Garante per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza Vincenzo Spadafora.
Il Rapporto fotografa ogni anno la condizione dei minori e degli adolescenti in ogni ambito della loro vita (familiare, sociale, educativa, sanitaria, legale ecc.), ne valuta le criticità ed esprime raccomandazioni alle Istituzioni competenti, al fine di garantire il rispetto dei loro diritti.
In estrema sintesi, tra gli aspetti analizzati dal 5° Rapporto, emerge che il nostro Paese si colloca ai primi posti in Europa per dispersione scolastica e incremento della povertà e che supera la media dell’Unione Europea per minori a rischio di povertà o esclusione sociale. Sono esattamente 1.876.000 i minori in condizioni di povertà relativa, di cui 1.227.000 al Sud, ai quali si aggiungono 359.000 bambini che nel Meridione vivono in condizioni di povertà assoluta, che cioè non dispongono di beni essenziali per il conseguimento di standard di vita minimamente accettabili.
Povertà infantile, dispersione scolastica, lavoro minorile, peggioramento delle condizioni di salute e violenza sono fenomeni connessi e la mancanza di strategie condivise e coordinate che stabiliscano priorità, impegni concreti e modalità di finanziamento per contrastarli, aggrava ulteriormente il quadro.
Si evidenzia, ad esempio, che i più esposti al lavoro precoce sono i maschi in età compresa tra gli 11 e i 14 anni, che risiedono in territori ad alto tasso di disoccupazione e che sono i soggetti più a rischio dal punto di vista cognitivo, relazionale e sociale.
Per tutto ciò, il Gruppo CRC chiede al Governo di approvare un Piano Straordinario Nazionale di contrasto alla povertà minorile, di implementare un sistema statistico del lavoro minorile a livello nazionale e locale, e di valutare l’impatto che le politiche economiche e le riforme legislative hanno sui più giovani.
A proposito di dispersione scolastica, il Gruppo CRC raccomanda al Ministero dell’Istruzione di implementare il sistema informatico relativo all’anagrafe nazionale degli studenti e di finanziare progetti di sostegno e incentivazione allo studio. Esprime inoltre forte preoccupazione per la cancellazione del Fondo Nazionale Straordinario per i Servizi Socio Educativi per la prima infanzia e per la mancata previsione delle allocazioni delle risorse per il Fondo Nazionale delle Politiche Sociali.
Per quanto poi riguarda la violenza sui minori, nel Rapporto si sottolinea come in Italia il fenomeno dell’abuso dei minori on line continui ad essere drammaticamente grave ed esteso. In tal senso, l’armonizzazione delle leggi tra i vari Paesi è fondamentale per interventi di contrasto efficaci, ma il disegno di legge di ratifica della Convenzione di Lanzarote [contro l’abuso sui minori, siglata il 25 ottobre 2007, N.d.R.] è ancora in discussione in Parlamento.
Il Rapporto dedica attenzione anche ai minori stranieri in Italia, approfondendo in particolare il tema della protezione e dell’accoglienza di quelli non accompagnati, che al 31 dicembre 2011 risultavano essere 7.750 di cui 1.791 irreperibili.
Oltre alla mancanza di un sistema nazionale di accoglienza, vengono poi segnalati alcuni casi in cui i minori sono stati accolti in modo inadeguato e hanno vissuto in condizioni di promiscuità con gli adulti, privati di adeguate cure e della libertà personale.
E ancora, nel documento il Gruppo CRC affronta l’ormai annosa questione del diritto di cittadinanza dei minori stranieri nati in Italia o giunti nel nostro Paese in tenera età, raccomandando al Parlamento una riforma della Legge 91/1992 [“Nuove norme sulla cittadinanza”, N.d.R.], per agevolarne l’acquisizione.
Infine, si raccomanda al Ministero della Salute di recepire quanto gli operatori di settore e i tecnici delle Regioni propongono da tempo e cioè di prevedere l’iscrizione obbligatoria al Servizio Sanitario Nazionale o almeno di garantire il pediatra di libera scelta e il medico di medicina generale a tutti i minori stranieri presenti sul territorio nazionale, a prescindere dalla loro condizione giuridica.
In conclusione, si chiede, nel Rapporto, che il Parlamento ratifichi al più presto il nuovo Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che prevede la possibilità per i minori di denunciare al Comitato ONU fenomeni di abuso o violazione di propri diritti.
«Auspichiamo – sottolinea ancora Raffaela Milano – che ogni Istituzione possa, nel proprio ambito di intervento, cogliere l’urgenza delle criticità sollevate nel Rapporto e adoperarsi per risolverle. Dal canto suo, il Gruppo CRC si impegnerà a collaborare, in modo da arrivare al prossimo appuntamento con il Comitato ONU con un quadro delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza più conforme alla Convenzione e soprattutto avendo risolto alcune delle criticità più rilevanti del nostro sistema». (Ufficio Stampa Save the Children Italia)
La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC) è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990. L’Italia l’ha ratificata il 27 maggio 1991 con la Legge 176/91. Ad oggi essa è stata ratificata da 192 nazioni, cioè praticamente da tutti Paesi, tranne che dagli Stati Uniti e dalla Somalia, ed è lo strumento internazionale più ratificato al mondo.
Per verificare che i princìpi sanciti dall’importante documento siano effettivamente rispettati, le Nazioni Unite chiedono ad ogni Stato di redigere e presentare ogni cinque anni un rapporto. Inoltre, per dare voce anche al punto di vista della società civile, le Organizzazioni Non Governative e del Terzo Settore hanno la possibilità di elaborarne uno supplementare.
Per questa ragione nel 2000 è nato in Italia il Gruppo di Lavoro per la CRC che l’anno successivo ha redatto un rapporto sulla condizione dell’infanzia in Italia, supplementare a quello che il Governo Italiano aveva precedentemente presentato alle Nazioni Unite.
In seguito il Gruppo di Lavoro ha deciso di proseguire nella sua opera di monitoraggio, redigendo annualmente un rapporto di aggiornamento che verifica lo stato di applicazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza nel nostro Paese.
Anche nel maggio del 2008 il Gruppo di Lavoro ha predisposto un rapporto supplementare – pubblicato alla fine del 2009 – a quello che il Governo Italiano è tenuto a presentare al Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (disponibile cliccando qui).
Nel giugno del 2011, poi, il Gruppo di Lavoro per la CRC ha partecipato alla pre-sessione del Comitato ONU in cui è stata esaminata la situazione dell’Italia.
Sono oggi ben 89 le associazioni e organizzazioni non profit a far parte del Gruppo di Lavoro per la CRC e che hanno sottoscritto il Rapporto del 2008. A coordinarle è Save the Children Italia e tra esse vi sono anche il CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità) e l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale).
Ricordiamo ancora che il testo integrale del 5° Rapporto di cui si parla nel presente testo è disponibile cliccando qui.Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa Save the Children Italia, tel. 06 48070023, press@savethechildren.it.