È sempre viva e vegeta la cultura del pregiudizio

Continuano a suscitare dure reazioni le “incaute” frasi pronunciate durante un programma televisivo da monsignor Andrea Gemma, vescovo di Isernia, che ha affiancato l’immagine degli “indemoniati” a quella delle persone con sindrome di Down e con disabilità in genere. Parole inaccettabili, per il presidente dell’ANFFAS Roberto Speziale, segno di una perdurante cultura del pregiudizio

Una mano lascia passare alcuni pesci rossi e ne blocca uno verde. Immagine che rappresenta il pregiudizio«Diverse, malate, peggiori, non del tutto umane e addirittura simili a indemoniate… viene proprio da chiedersi perché, nonostante la tanta strada fatta e le tante battaglie per combattere pregiudizi e discriminazioni, le persone con disabilità, specie se intellettiva e/o relazionale, in tanti casi vengano ancora viste così».
Sono parole pesanti come macigni quelle usate da Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), in relazione alle frasi pronunciate da monsignor Andrea Gemma, durante una trasmissione televisiva del canale televisivo TV 2000 («…Simile ad un Down, che non capisce… un ragazzo di quelli che chiamiamo psicolabili o disabili, che fanno dei gesti inconsulti…»).

«Troppo spesso – prosegue Speziale – noi tutti, anche tra le famiglie e gli addetti ai lavori, ci convinciamo che la nostra società abbia radicalmente cambiato visione e atteggiamento rispetto alle persone con disabilità. Ci convinciamo, speranzosamente, che sia chiaro a tutti che si tratta di persone come tutte le altre, che con le altre condividono dignità e diritti umani. Ma dobbiamo avere il coraggio di affermare che non è assolutamente così: è la realtà che quotidianamente ce lo ricorda!».
«Le persone con disabilità – prosegue il presidente dell’ANFFAS – in tutta Italia e in tutto il mondo vivono ancora costantemente circondate da un clima di pregiudizio e la loro vita e quella delle loro famiglie continua ad essere discriminata. È vero che esistono migliaia di buone prassi e di begli esempi, ma troppo spesso sono limitati ad ambiti circoscritti e ristretti, al “mondo” della disabilità. L’inclusione, invece, quella vera, si realizza per la strada, al mercato, a scuola… in Chiesa: ed è proprio lì che le persone con disabilità incontrano, per usare gli stessi termini di monsignor Gemma, “il demonio”, è lì che incontrano l’ignoranza, l’indifferenza, il pregiudizio e tanto pietismo e compatimento. Proprio per questo non possiamo accettare di sentire pronunciare parole simili, soprattutto attraverso un mezzo di comunicazione di massa come la televisione, che raggiunge milioni di persone, e vedere così stracciati diritti e dignità delle persone con disabilità intellettiva e/o relazionale. Ancora più inaccettabile è il sentir pronunciare parole di tal tipo proprio da un ministro della Chiesa Cattolica, Istituzione che dovrebbe essere la prima “alleata” della Società Civile nel costruire un mondo a misura del rispetto dei diritti umani di tutti. E tuttavia, anche non volendo scendere in superficiali generalizzazioni, non si tratta di un caso isolato in tale contesto: ricordiamo tutti, ad esempio, i casi di prima comunione negata a bambini con disabilità intellettiva».

«È evidente – conclude Speziale – che la strada da fare è ancora molta, ed è necessario l’impegno di tutti, a partire dalle Istituzioni, che devono garantire adeguata sensibilizzazione, formazione ed educazione in materia, come previsto dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, oggi Legge del nostro Paese [Legge 18/09, N.d.R.]. Noi, persone con disabilità, famiglie, associazioni non ci arrendiamo e continueremo a rivendicare a gran voce la nostra dignità e i nostri diritti!». (R.S.)

Per ulteriori informazioni: Area Comunicazioni e Politiche Sociali dell’ANFFAS (Roberta Speziale), comunicazione@anffas.net.

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