Stranezze dei nostri tempi

In analogia ai sarti famosi, i “banchieri” dei nostri tempi e di casa nostra sono dotati di grandi forbici con le quali assestano tagli spaventosi, che pudicamente nascondono dietro brevi denominazioni tratte dal miglior glossario anglosassone, sperando che non si veda troppo il sangue uscire copioso dalle ferite prodotte. E come sempre, nella storia, a soffrirne di più sono proprio quelli che già erano i Cittadini più deboli

Realizzazione grafica con una grande forbice che sembra tagliare una carrozzinaNel lungo percorso di evoluzione e di (presunto) progresso che caratterizza la storia dell’uomo, il ripetersi di eventi negativi correlati all’azione di singole persone, famiglie, tribù o nazioni ha creato la convinzione che il responsabile di un danno prima o poi debba pagare per la sua colpa.
Questa idea di giustizia storica è stata ampiamente disattesa nei secoli: personaggi rei di efferati delitti non hanno affatto espiato i loro misfatti. Chi confida in una giustizia divina riserva loro pene adeguate in un altro mondo, chi invece non gode di tal conforto metafisico si rassegna all’imperfezione di questo.
Ancor oggi, ogni tanto, si scopre qualche efferato criminale nazista di secondo piano, responsabile dell’uccisione di “sole” dieci-ventimila persone, molte delle quali con disabilità, che ha vissuto tranquillo e pacifico al suo domicilio storico, o pochi chilometri più in la, gli ultimi settant’anni della sua vita e – scovato quasi centenario – pagherà ora con una sanzione puramente morale.
Ormai lontani nel tempo e ancor più nei costumi sembrano i tempi in cui la detenzione di Rudolf Hess – per molti anni unico “ospite” del carcere di Spandau – costò cifre enormi ai vincitori della seconda guerra mondiale, pur di affermare il principio che le colpe del nazismo andavano espiate.

Oggi, fatte le debite proporzioni nelle colpe accreditate, altri personaggi salgono al disonore, purtroppo solo morale, di “malfattori”. Nel senso più letterale del termine, cioè che fanno del male. Al resto del Paese o dell’umanità. Si tratta dei banchieri, termine con cui vogliamo indicare i discendenti non tanto gloriosi dei Fiorentini del Rinascimento, dei Genovesi del Seicento, di quei protocapitalisti che finanziavano re e regni come fossero normali “clienti di bottega”. Attorno a questi ultimi, nei secoli, si sono combattute molte guerre e non solo di pensiero. Limitandoci alle seconde, taluni studiosi vedevano e vedono in essi i fulgidi accumulatori di quei capitali che hanno permesso l’incredibile progresso dei secoli successivi. Altri riflettono sul fatto che questi capitali non sono stati creati dal nulla e insinuano che in fin dei conti siano stati sottratti a qualcuno, probabilmente al resto dell’umanità. E che l’“uomo comune”, sino agli albori del XIX secolo, in fin dei conti non abbia vissuto granché meglio di un cittadino romano sotto Augusto.

Tornando ai “banchieri” dei nostri tempi e di casa nostra vogliamo identificare con questo termine un certo numero di persone che poco in realtà hanno a che fare con le banche. Infatti, non si occupano di far sì che le banche facciano il loro buon mestiere, vale a dire finanziare attività produttive, dare credito e sostegno agli operatori e alle famiglie. Essi vivono in un “mondo dorato”, insegnano in prestigiose università, vestono prudentemente bene, si esprimono con cauta precisione, lasciandosi sfuggire solo rare, castigate battute.
In analogia ai sarti famosi – pardon, agli stilisti epigoni del made-in-Italy – sono dotati di grandi forbici con le quali assestano tagli spaventosi, che pudicamente nascondono dietro brevi denominazioni tratte dal miglior glossario anglosassone, sperando che non si veda troppo il sangue uscire copioso dalle ferite prodotte.
E come sempre nella storia, i maggiormente feriti – talvolta i “definitivamente morti” – sono quelli che già erano i più deboli, le persone con disabilità. Questi restauratori dell’ordine economico in un tempo incredibilmente breve stanno portando a termine un’operazione storicamente data per impossibile: far rimpiangere i comunisti, i democristiani e i missini di una volta! Di quando cioè si lavorava anche con le mani e i risultati di tale lavoro avevano dato il nome a una stagione miracolosa tipicamente italiana.

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