All’insegna dell’esclusione e della discriminazione

La speranza che una struttura gloriosa come l’Istituto dei Ciechi di Cagliari possa essere rilanciata all’insegna di un moderno processo di inclusione delle persone con disabilità visiva, sembrerebbe dover sfumare, dopo che proprio queste ultime sono state escluse dal Consiglio di Amministrazione. «Ma continueremo ad operare – scrive Alfio Desogus – per un vero e lungimirante rilancio di una struttura che rimane un riferimento fondamentale per molti Cittadini con disabilità»

Il vecchio Istituto dei Ciechi di Cagliari

Un’immagine del vecchio Istituto dei Ciechi di Cagliari

Quando nel 2011 venne pubblicato lo Statuto per la ridefinizione e la riorganizzazione dell’Istituto dei Ciechi di Cagliari, in Azienda Pubblica di Servizi alla Persona – vera e propria “Agenzia Regionale sulla disabilità visiva” – deliberato dalla Giunta Regionale Sarda [Deliberazione n. 28/67 del 24 giugno 2011, N.d.R.], esprimemmo grande soddisfazione e riponemmo notevoli aspettative per il rilancio dei servizi e delle attività finalizzati a sostenere moderni processi di integrazione scolastica e di inclusione sociale a favore delle persone con disabilità visiva.
Quella Delibera Regionale era stata la sospirata conclusione di un’annosa querelle – spesso non disinteressata – per il controllo del consistente patrimonio della struttura, delle funzioni di essa, rispetto alle Istituzioni territoriali e delle sue attività.

Sorto alla fine dell’Ottocento come IPB (Istituto Pubblico di Beneficenza) e trasformato in IPAB nel lontano 1921, l’antico Istituto cagliaritano ha certamente svolto un’opera meritoria a favore dei ragazzi con disabilità visiva, con attività di istruzione scolastica e diversi servizi culturali e formativi.
Nel corso degli anni, l’Istituto ha prima chiuso la scuola dell’obbligo (1980) e poi progressivamente diminuito le proprie attività, fino ad affittare gran parte dei locali all’Università, al fine di reperire le risorse necessarie per finanziare specifiche attività per alunni e studenti non vedenti.
Le scelte adottate nel 2011 dalla Regione – dopo una lunga e decennale iniziativa delle associazioni – avevano dato una rinnovata speranza per il futuro dell’Istituto, e tuttavia, accanto agli auspici e al rinnovato ottimismo, esprimemmo anche preoccupazioni, per le resistenze che si sarebbero comunque manifestate. In particolare, concludemmo il nostro pronunciamento con un richiamo al sostegno coerente, per rafforzare il rilancio di una presenza moderna ed efficiente e di un’azione innovativa in modo positivo e propositivo, per evitare il gattopardesco “tutto cambi perché nulla cambi”. Ritenevamo infatti – come tuttora riteniamo – che tradire le aspettative riposte nella nuova Agenzia sarebbe stata un’offesa all’intelligenza e all’attaccamento affettivo di tutti quelle persone non vedenti che si sono formate e sono cresciute nell’Istituto.

Sono bastati però pochi mesi, per avere la conferma delle preventivate resistenze e del “gattopardismo” sempre in agguato quando si procede a soluzioni che rompono gli schemi e gli assetti precedenti. Infatti, all’atto della costituzione del Consiglio di Amministrazione e a seguito della richiesta delle nomine dei rappresentanti delle Istituzioni Pubbliche responsabili dell’attivazione della nuova Agenzia, si sono registrate le pressioni per il rispetto delle disposizioni dello Statuto, soprattutto in relazione alle incompatibilità.
Il risultato di tali iniziative è stata sostanzialmente l’esclusione di persone con disabilità, senza una plausibile motivazione, se non quella dell’adesione ad organizzazioni di disabili visivi. Avendo infatti alcune Istituzioni Pubbliche locali e territoriali proceduto alla nomina di Cittadini con disabilità visiva, esse sono incappate nel richiamo commissariale – non scritto – al rispetto delle incompatibilità previste nel nuovo Statuto.
Ma quali sarebbero tali incompatibilità? In realtà non sfugge che tale questione sia stata solo un pretesto, per impedire la partecipazione di Cittadini con disabilità visiva. Infatti, a una lettura attenta e approfondita dell’articolo 7 del nuovo Statuto dell’Agenzia, fermi restando i requisiti di moralità e di probità normalmente previsti per ogni Cittadino, non ci sembra siano rintracciabili i riferimenti scritti alla condizione visiva, ma solo a una generica quanto sibillina disposizione. Al comma e dell’articolo 7, il testo dello Statuto recita esattamente: «[Sono incompatibili] amministratore e dirigente di enti o organismi con cui sussistano rapporti economici o di consulenza con l’Azienda pubblica di servizi alla persona e di strutture che svolgono attività concorrenziale con la stessa».
Pertanto, a seguito dell’esame del testo, nasce subito una domanda: perché le persone con disabilità visiva che sono state nominate nei primi Decreti degli Enti Pubblici Consorziati, pur non essendo amministratori e dirigenti di organismi, sono stati revocati dalle Istituzioni, su richiesta dell’allora Commissario e oggi Presidente?
È che a nostro parere il meccanico abbinamento “disabile visivo-dirigente e amministratore di organismi” – alimentato dal malcelato sospetto di presunti “cavalli di Troia” per il nuovo Istituto – nasconde una volontà accaparratrice e una clamorosa discriminazione: i ciechi, in pratica, non possono far parte del Consiglio di Amministrazione di un bene che direttamente li riguarda! Una discriminazione, questa, sottilmente perseguita sia nella redazione del dispositivo statutario, sia nei deliberati sulle nomine.
A riprova di quanto detto, sottolineiamo anche il fatto che l’attuale Giunta Regionale – prima dell’assunzione della Delibera di approvazione dello Statuto – non si sia sentita in dovere di una preventiva consultazione delle associazioni o dei precedenti amministratori dell’Istituto.

Si perpetuano quindi gli errori e i comportamenti che hanno portato al declino dell’Istituto e tuttavia, nonostante queste inaccettabili decisioni discriminatorie, continueremo ad operare per un vero e lungimirante rilancio di una struttura che rimane il riferimento per molti Cittadini con disabilità.
Non rinunceremo, perciò, a predisporre proposte e progetti per il potenziamento dell’Istituto: per decenni, infatti, abbiamo combattuto contro il suo declino, operando tenacemente per la sua trasformazione e per l’attivazione di servizi innovativi per tutti i non vedenti. Ed è questa la nostra risposta rigorosa e coerente a chi ritiene che le persone con disabilità non siano in grado di promuovere e governare nuovi processi di inclusione sociale.

Presidente di RP Sardegna ONLUS – Associazione Ciechi Ipovedenti Retinopatici Sardi.

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