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Quando la disabilità diventa anche un’opportunità

Mouse il cui filo va sotto a una pila di libriÈ ormai questione di mesi. A fine anno – così annunciano con evidente soddisfazione – sforneranno un catalogo di tremila titoli, libri di ogni tipo, per ogni gusto, accessibili a tutti, anche a chi non ci vede o ha la vista estremamente ridotta. È il primo risultato del Progetto LIA, acronimo di Libri Italiani Accessibili. Curioso. Una piccola notazione personale: mia madre si chiamava Lia, e ci vedeva pochissimo, soprattutto negli ultimi anni di vita. Eppure divorava libri in quantità industriale e alla fine – non senza qualche insoddisfazione – si accontentava degli audiolibri, che però non le regalavano il diritto alla personale lettura, all’ascolto delle parole riprodotte dalla propria mente, come ogni lettore ben conosce.

Ecco perché mi sono emozionato – senza confessarlo a chi mi stava raccontando con entusiasmo il progetto – quando pochi giorni fa allo SMAU di Milano, il salone delle tecnologie digitali, in un affollatissimo seminario dedicato proprio alle ultime novità informatiche per le persone con disabilità [“L’imperativo dell’accessibilità digitale: come l’innovazione apre opportunità senza precedenti per le applicazioni e i servizi forniti su dispositivi digitali mobili. Prospettive di mercato e regolamentazione, 18 ottobre 2012, N.d.R.], ho scoperto la serietà e la completezza di un’iniziativa nata e sviluppata mettendo in rete l’intera filiera delle competenze e delle responsabilità: dalle associazioni delle persone non vedenti ai grandi editori, dagli sviluppatori agli utenti, dalla distribuzione a chi gestisce le operazioni di pagamento on line.
Perché LIA – questo progetto ormai vicino alla fase operativa sul mercato – non si limita a risolvere un singolo aspetto della problematica legata all’accessibilità della lettura per tutti, ma è riuscito, per la prima volta (e non solo in Italia), a mettere insieme mondi che in passato hanno vissuto con sospetto reciproco l’idea stessa di fornire a chi non vede o ci vede poco i libri in formato compatibile con i software che oggi consentono facilmente la lettura fortemente ingrandita o attraverso sintesi vocale.

Il punto critico era la gratuità. Sdoganare un prodotto coperto da copyright per renderlo accessibile e fruibile anche ai non vedenti sembrava un modo per aggirare i diritti d’autore, in un Paese nel quale le furbizie sembrano infinite. E invece LIA – nella collaborazione stretta tra l’AIE, l’Associazione Italiana Editori, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e l’Istituto Cavazza di Bologna – sta conducendo alla costruzione di un portale nel quale le persone non vedenti o ipovedenti potranno trovare i titoli più attuali, quelli che normalmente consultiamo in libreria o nei grandi portali di editoria on line. Li potranno consultare, scegliere, ordinare, pagare, scaricare e leggere. E ognuna di queste operazioni sarà resa possibile dalla meticolosa applicazione di standard di accessibilità che partono, non a caso, da una piccola leggina italiana, spesso misconosciuta e poco applicata: la cosiddetta “Legge Stanca” del 2004 [Legge 4/04, N.d.R.], che per la prima volta ha fornito un riferimento preciso per orientare in primo luogo la Pubblica Amministrazione, ma anche il mondo dell’editoria privata on line, affinché si adottassero sempre e comunque i criteri più aggiornati di accessibilità.

Le persone non vedenti – dicono le statistiche – divorano molti più libri, ogni anno, di chi ci vede bene: nove libri in media ogni anno, contro i tre di tutti noi. E la diffusione esponenziale dei tablet e degli smartphone ha ulteriormente modificato le abitudini e le possibilità di lettura e di consultazione di testi di ogni genere.
È importante che questo progetto veda la collaborazione positiva di quasi tutti i grandi editori italiani. In un mare di notizie negative, è un buon segno.
362.000 non vedenti e un milione e mezzo di ipovedenti: sono cifre che rendono anche l’idea di un potenziale mercato, che per l’editoria in difficoltà potrebbe rivelarsi ben più interessante di tante altre nicchie. La disabilità, in fin dei conti, può e deve legittimamente essere anche un’opportunità e non solo un’opera a fin di bene.

Direttore responsabile di Superando.it. Il presente testo, qui riproposto con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, è stato pubblicato anche da “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Libri per tutti, finalmente”.

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