Diritti di cittadinanza a chi vive la sofferenza mentale

«Ancora tanto si deve fare, nel nostro Paese, per migliorare la qualità di vita delle persone che vivono l’esperienza della sofferenza mentale»: lo dichiara la Presidente dell’UNASAM (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale), organizzazione che il 5 dicembre, Giornata Nazionale per la Salute Mentale, lancerà uno spot per sensibilizzare le Istituzioni e l’opinione pubblica su tali importanti questioni

Paul Klee, "Senecio", 1922, particolare

Paul Klee, “Senecio”, 1922, particolare

In occasione del 5 dicembre, Giornata Nazionale per la Salute Mentale, l’UNASAM (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale) – rete che riunisce 15.000 famiglie e 150 associazioni in tutta Italia – lancerà uno spot per sensibilizzare le Istituzioni e la società tutta al riconoscimento dei diritti di cittadinanza delle persone che vivono l’esperienza della sofferenza mentale.
Lo scopo dell’iniziativa è sostanzialmente quello di riportare al centro del confronto istituzionale e presso l’opinione pubblica l’importante questione del miglioramento della qualità delle pratiche nel mondo della salute mentale. Il 5 dicembre sarà quindi un’occasione per rivendicare interventi nel sistema pubblico e privato, che rispettino la dignità e la libertà di tutte le persone che vivono l’esperienza della sofferenza mentale e anche la diffusione dello spot dovrà servire ad avviare una campagna di sensibilizzazione e attenzione, soprattutto sulla necessità che il Governo Nazionale e quelli Regionali tornino a dare priorità a tale questione, per il benessere di una comunità che oggi più che mai è chiamata a sostenere e gestire un processo di cambiamento prezioso e delicato.
In tal senso, lo spot descrive come le pratiche in salute mentale debbano appunto tendere al miglioramento concreto della qualità della vita, abbandonando ogni misura coercitiva e lesiva della libertà e della dignità della persona umana.

«Senza salute mentale non c’è salute – dichiara Gisella Trincas, presidente dell’UNASAM – e senza rispetto e condivisione non c’è possibilità di ripresa. Guarire, quindi, si può, ma occorre uno sforzo collettivo e una presa di coscienza profonda delle Istituzioni e della società».
«L’Organizzazione Mondiale della Sanità – sottolinea ancora Trincas – definisce la salute mentale come “uno stato di benessere nel quale il singolo è consapevole delle proprie capacità, sa affrontare le normali difficoltà della vita, lavorare in modo utile e produttivo ed è in grado di apportare un contributo alla propria comunità”. In Italia tanto si è fatto a partire dalla Legge di Riforma Psichiatrica 180, ma ancora tanto si deve fare ed è necessario in particolare un ulteriore passo avanti nel processo di civiltà che ha portato alla chiusura degli ospedali psichiatrici, migliorando i servizi territoriali di salute mentale e orientando le pratiche e le risorse verso processi di ripresa e percorsi emancipativi».
«Va riconosciuto e agito – conclude la presidente dell’UNASAM – il diritto fondamentale di cittadinanza, la partecipazione attiva delle persone che vivono la condizione della sofferenza mentale al proprio processo di cura e la partecipazione consapevole e responsabile dei familiari e della collettività». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: unasam@unasam.it.

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