Moderna e antica al tempo stesso

Viene definita così, da Franco Bomprezzi, Rita Levi Montalcini, scomparsa il 30 dicembre, «donna che ha insegnato l’educazione civile, dimostrando che l’eccellenza può vincere, a patto di un sacrificio costante e tenace, e di un ottimismo della volontà al di sopra di ogni vittimismo». Diamo spazio anche al ricordo dell’AISM, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla di cui il Premio Nobel era Presidente Onorario, e a quello dell’ANFFAS

Rita Levi Montalcini

Rita Levi Montalcini

Mia madre le assomigliava tantissimo. Parto da qui. Perché è vero. Parlo dunque di mia mamma. Aveva mani lunghe e capaci di parlare da sole. Una foltissima matassa di capelli candidi, che cingevano un volto minuto e magro, nel quale risaltavano gli occhi, profondi, luminosi, liquidi, capaci di indagare in fondo all’anima e di costringerti sempre alla verità. Semplice e sobria, di quella semplicità che solo la nobiltà d’animo riesce a vivere senza orpelli né ridondanze, con l’unico vezzo dell’uso leggero di parole pesanti come pietre, dure e levigate dal tempo, dagli anni che scorrono, dai ricordi di epoche e di generazioni, di storie aspre, entusiasmanti e dolorose.

Forse ho amato Rita Levi Montalcini attraverso l’amore per mia madre, forse l’ho capita attraverso il suo sguardo, la sua umanità. Ecco perché oggi provo sentimenti complessi, di affetto, di vicinanza forse incomprensibile, ma non di dolore. Quel dolore umanissimo che ho provato quando mia madre ha varcato la soglia della morte. Non si può provare dolore per una donna che muore a 103 anni, lucida fino all’ultimo, testimone del tempo e di quei valori che sembrano rappresentare il meglio della nostra civiltà, della cultura, della scienza, ma anche della gentilezza e della tolleranza, e dell’attenzione per la ricerca e per i giovani.

In questi giorni stiamo leggendo parole di circostanza, retorici omaggi della politica e delle istituzioni, ma anche in mezzo a tante inutili affermazioni, possiamo cercare di cogliere il senso della vita, il mistero della morte e dell’intelligenza che cambia forma e spessore, e si trasforma in memoria e in messaggio universale.
Non so se ci mancherà. Penso di no, perché non può mancare una persona come lei, che ha saputo lentamente togliersi dalla scena, senza urlare patetici messaggi di un giovanilismo ridicolo. Ha scelto i colori dell’inverno per abbandonare la scena in silenzio, dopo tante parole affidate a ogni mezzo. Moderna e antica al tempo stesso, ci ha insegnato l’educazione civile. E ha dimostrato agli uomini e alle donne che l’eccellenza può vincere, a patto di un sacrificio costante e tenace, e di un ottimismo della volontà al di sopra di ogni vittimismo, perfino razziale.

Immagino già un grande film che la racconti, ben recitato, quasi da Hollywood. In fondo se lo meriterebbe, perché tutti la devono conoscere e ricordare, con quel sorriso indulgente e severo, dolce e forte. E con quella voce, indimenticabile. Grazie di tutto.

Tra le varie testimonianze diffuse in questi giorni, dopo la scomparsa di Rita Levi Montalcini, ne abbiamo scelte due, partendo innanzitutto da quella di Mario Alberto Battaglia, presidente della FISM, la Fondazione dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), della quale il Premio Nobel per la Medicina era Presidente Onorario.
«Oggi l’AISM – ha scritto Battaglia – ha perso una grande donna, che ha creduto nella nostra Associazione fin dalla sua fondazione e che si è battuta per la lotta alla sclerosi multipla. Più che una speranza la sua era una affermazione, “troveremo la luce in fondo al tunnel”, ripeteva sempre. Arrivare velocemente a individuare la causa e la cura per la sclerosi multipla era il suo obiettivo. Molto importante è stato il suo contributo per la diffusione della conoscenza della sclerosi multipla nel nostro Paese e il sostegno nel promuovere la ricerca su questa malattia, invitando i giovani ricercatori italiani a impegnarsi negli studio. E il modo lo illustrava lei stessa e diceva ad ogni giovane che il segreto per vincere la sclerosi multipla è lavorare tutti assieme anche a livello internazionale, nei laboratori e fuori. Il mondo della ricerca perde un’icona. Un grande esempio di coraggio. Una donna che ha mandato avanti tante battaglie tra cui i diritti per le donne e il sostegno ai ricercatori perché potessero rimanere a lavorare in Italia. Una donna che ha sempre messo la scienza in primo piano per il bene dell’umanità. Ma per noi è stata soprattutto una donna molto vicina alle persone con sclerosi multipla e che con loro ha affrontato ogni giorno la lotta per una migliore qualità di vita».
È poi un vero e proprio augurio per il 2013, quello di Lilia Manganaro, consigliera nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), affidato a un pensiero di quella che definisce come «la grande piccola Donna della Scienza e della Vita», vale a dire: «
Il mio cervello funziona come quando ero giovane perché cerco di utilizzarlo al meglio lavorando sia per la ricerca scientifica, sia a favore di chi ha un disperato bisogno di aiuto, come le giovani donne del Continente africano alle quali il diritto all’istruzione è stato da sempre negato. Si deve spingere il proprio sguardo al di là dell’immediato presente e non fissare l’attenzione su se stessi. La vita sarà tanto più ricca quanto più si saprà vedere in ogni esperienza, anche se apparentemente negativa, il lato positivo che, a lungo andare, può prevalere su ciò che nel presente è causa di angoscia».

Direttore responsabile di Superando.it. Il presente testo appare anche in «FrancaMente», blog senza barriere di «Vita», con il titolo “In festa per Rita Levi Montalcini”.

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