Pensioni e reddito del coniuge: un problema da risolvere

Dopo l’appello ai Parlamentari lanciato nei giorni scorsi dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), in seguito a quella pericolosa Sentenza della Cassazione, secondo la quale per la pensione di invalidità civile si dovrebbe considerare anche il reddito del coniuge, un’ulteriore sottolineatura della grave questione arriva dal Presidente dell’ANMIC di Bari

Uomo entra in una sede dell'INPS«Lancio una proposta provocatoria: l’INPS vuole assegnare le pensioni di invalidità sulla base del reddito dei due coniugi? Bene, allora si innalzi il limite reddituale almeno a 40.000 euro annui: se veramente l’Istituto è in buona fede, questo è l’unico modo per non danneggiare i più deboli».
Lo dichiara in una nota Michele Caradonna, presidente dell’ANMIC di Bari (Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili), a proposito di quella recente Sentenza della Corte di Cassazione (Sezione Lavoro, n. 7320 del 22 marzo), sulla questione dei limiti reddituali da applicare ai fini della pensione agli invalidi civili, con la quale – dopo indicazioni di segno opposto – l’Alta Corte aveva affermato che il reddito cui fare riferimento, per la pensione di invalidità civile, non dovesse essere solo quello individuale, ma si dovesse sommare a quello del coniuge. Una strada, questa, già pericolosamente percorsa dall’INPS, alla fine del 2012, con la Circolare n. 149, che dopo le tante proteste delle Associazioni e dei Sindacati e il conseguente intervento del Ministero del Lavoro, era stata ritirata, in attesa di un’istruttoria fra il Ministero stesso e l’Istituto.
Nei giorni scorsi, anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) aveva sollevato con decisione la questione, tramite le parole del suo presidente Pietro Barbieri, secondo il quale « questo “pasticcio” dev’essere sanato politicamente dalle Camere», con il Parlamento che deve « riappropriarsi della propria funzione legislativa, intervenendo sulla delicata materia e pronunciando quella che è l’interpretazione esatta». «Ci appelliamo quindi a tutti i Parlamentari – aveva concluso Barbieri – affinché la Proposta di Legge presentata in tal senso (Atti della Camera, n. 4231), ma mai giunta alla discussione, non solo venga ripresentata, ma anche calendarizzata al più presto, discussa e approvata. Il rischio che, in forza di una decisione assunta nelle aule di tribunale, migliaia di persone rimangano prive di protezione (già minima) è elevatissimo».
Rischi che ora vengono messi in piena luce anche dal Presidente dell’ANMIC di Bari, che oltre a parlare a propria volta di «una situazione estremamente seria, anche per la vacanza di un pronunciamento chiaro e univoco della legge», sottolinea che, per la sola Puglia, potrebbero essere quasi 56.000 le famiglie «toccate dal problema». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Luca Basso (lucabasso27@libero.it).

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