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Vittorie che valgono doppio

Combattimento di karate

Un combattimento di karate

«La vita ha infierito con la malformazione rara e l’epilessia farmacoresistente, ma la sua straordinaria grinta ha fatto sì che ottenesse dei risultati così “meravigliosi” da farci essere enormemente orgogliosi di lei».
È bello, in un periodo tanto cupo e difficile come quello presente, incominciare la nuova settimana con una storia di “vittorie che valgono doppio”, ovvero con le medaglie conquistate in gare di karate dalla giovane figlia di Marisa Melis componente dell’Associazione di promozione Sociale Genitori Tosti -, gare disputate assieme a tanti atleti cosiddetti “normodotati”.

«È rientrata a casa – racconta Marisa Melis -, incurante del vento, senza giubbotto e con le ciabattine da palestra, fiera con il suo karategi [divisa utilizzata in questa disciplina, N.d.R.] e due gigantesche medaglie attaccate al collo con la fascia tricolore: una di bronzo per il kata (figure disciplina), nella categoria cintura marron 1° kiu e una d’argento per il kumite (combattimenti)». Il tutto è avvenuto nel corso di un Trofeo Regionale cui erano presenti numerose palestre del Cagliaritano e oltre trecento atleti.
«Se non avesse vinto – continua Marisa – le avevamo detto che non avrebbe dovuto adirarsi, ma lei ci aveva risposto: “Io devo vincere!”. Per noi queste vittorie valgono tantissimo, non tanto per le medaglie, quanto per la soddisfazione che rappresenta vincere partendo svantaggiati. Mia figlia – pur non vedendosi come aspetto fisico – ha una disabilità che le rende la vita più difficile rispetto agli altri ragazzi. Per lei è tutto più complicato, studiare, fare i compiti, vivere il quotidiano e vittorie come queste sono il riscatto per le frustrazioni e le ingiustizie che ha subìto e che purtroppo continua a subire nella sua giovane vita».
E così, dopo più di undici anni di pratica del karate, e alcuni terzi posti (amche nei Campionati Regionali), è arrivata ora anche una medaglia di metallo più pregiato. Mai come in questo caso, quindi, appare più appropriato definire un secondo posto come una “vittoria che vale doppio”. (S.B.)

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