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Peccato, potevate fare una bella “retata”!

Baseball giocato da ciechi - Il momento della battuta

Baseball giocato da ciechi: il momento della battuta

A Milano lo chiamano il “Kennedy”. È uno dei luoghi storici dello sport: chi va al “Kennedy” gioca a baseball e lo dice con l’orgoglio di chi sente di far parte di una minoranza di qualità. Avevamo quindi rivolto un invito agli ispettori dell’INPS per domenica 21 aprile: «In quel giorno andate al Kennedy, mandate carabinieri e polizia, troverete pane per i vostri denti. Pensate: ci saranno ciechi, o almeno così dicono di essere, che giocano a baseball. Sì, proprio a quello sport dove bisogna colpire la pallina con una mazza e correre verso le basi oppure recuperare quella pallina e lanciarsela per eliminare chi corre. Fate un bel po’ di foto, qualche video, un bel comunicato. Lì si può fare letteralmente una “retata”: “falsi ciechi” a gogò, mica come quelli che fanno la spesa, giocano a carte o usano Facebook. Quelli sono dilettanti. Questi giocano a baseball e dicono addirittura che non ci vedono»…
Una denuncia in piena regola, insomma, così li avreste potuti beccare sul fatto: niente pedinamenti, giornate a fotografare o fare video che impegnano decine di agenti, pagine e pagine di verbali con segnalazioni di attività come «cammina per strada sul marciapiede ed evita gli ostacoli» oppure «compra il giornale». O addirittura: «Una persona che dice di essere cieca e poi compra il giornale»! Al Kennedy, pensate, corrono o si stendono sull’erba con il guantone per prendere una pallina. E non lo fanno solo a Milano, ma anche a Bologna, dove anni fa hanno iniziato a giocare, o a Cagliari, o a Firenze, anche a Roma. Insomma, sono decine: si possono fare le cose in grande, togliere un bel po’ di pensioni, orchestrare una bella campagna…

Sembra tutto uno scherzo, ma le denunce all’INPS e alle forze dell’ordine per indicare e individuare quelli che ormai sono definiti solo come «falsi invalidi» o, in questo caso, «falsi ciechi, ma sono solo truffatori» (e basta, dai: le parole sono importanti, come è stato ribadito anche il 18 aprile a Roma in un bel seminario promosso dall’Agenzia «Redattore Sociale», presentando il libro e il progetto Parlare civile), sono anche peggio di questa.
Il problema è che vengono seguite e prese sul serio. In questi giorni ci si è scatenati sui “falsi ciechi”. Anche qui si va a ondate. Ora tocca a chi ha una disabilità visiva. È stato un tripudio di indicazioni assurde, per provare che era impossibile che alcune persone non ci vedessero. Si è letto che giocano a carte, utilizzano Facebook, fanno la spesa, prendono in braccio un bambino, evitano un passeggino per strada… E si potrebbe andare avanti, basta cliccare su Google le parole falsi ciechi, oppure leggere le riflessioni di tanti siti di informazione corretta, sia da queste stesse pagine – ottimo il testo dei giorni scorsi intitolato Basta informazioni “da brivido” sui “falsi ciechi – o in Superabile e Disabili.com, tanto per fare qualche esempio.

L’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) lo ha denunciato alcuni giorni fa, attraverso le parole del suo presidente, Tommaso Daniele [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.]: «La nostra associazione da sempre contrasta e combatte le truffe perpetrate dai falsi invalidi. Si sono rilevati, però, negli ultimi tempi, un atteggiamento e una tendenza soprattutto da parte dei media, a volere spettacolarizzare in modo eccessivo e oltremodo spregiudicato le notizie legate a revoche di pensioni, o individuazioni di falsi invalidi, anche quando ancora le indagini e/o i processi non sono giunti al termine. Troppo di frequente sta accadendo che si confondano i veri invalidi con i falsi. Gli operatori della comunicazione e non solo, sembrano ignorare che i ciechi sono in grado di condurre una vita indipendente, leggere, telefonare, muoversi in autonomia, cucinare, salire e scendere le scale, utilizzare un computer e molto molto altro».
A volte, poi, si confondono ciechi e ipovedenti. «In considerazione dell’esito dei controlli effettuati dall’INPS che hanno evidenziato che i falsi invalidi sono decisamente una parte esigua e che non possono costituire un problema sociale, ci saremmo aspettati finalmente una trasmissione che riferisse sulle vere conseguenze dei controlli dell’INPS, sulla falsa credenza supportata dai media che la maggior parte degli invalidi siano falsi, sulle umiliazioni, sulle difficoltà, sulle perquisizioni, sul sequestro di ausili e in particolare sul fatto che tutti i ricorsi alla magistratura hanno confermato il riconoscimento dell’invalidità tolta, tolta per ignoranza o peggio per superficialità»: questo segnalano da Retina Italia, la Federazione delle Associazioni per la lotta alla Retinite Pigmentosa in una lettera alla RAI, per invitare a un’informazione corretta [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.]. Non si affronta il problema della valutazione (qualcuno avrà pur valutato, no?): i truffatori spesso sono almeno due.

Ben venga, quindi, chi vuole scoprire i truffatori, ma l’invito a cambiare atteggiamento è per tutti: l’INPS a non strumentalizzare, chi si occupa delle indagini ad avere persone preparate, i media ad approfondire senza spettacolarizzare, usando termini giusti.

P.S.: Al “Kennedy” di Milano c’ero anch’io, ma a fare il tifo e a divertirmi. Il baseball per ciechi è meraviglioso e l’abbiamo inventato in Italia. Si gioca con una pallina sonorizzata, le basi sono sonore e non c’è lanciatore. Ora ce lo vogliono copiare anche negli States: giocano anche là, ma a una versione che col baseball c’entra poco o nulla. Pensate, credono ancora che ci giochi chi non vede. Non ditelo agli ispettori dell’INPS, magari avvertono l’FBI!

Il presente testo appare anche in InVisibili, blog del «Corriere della Sera», con il titolo “Le prove assurde sui falsi ciechi. C’è anche chi gioca a baseball” e viene qui proposto – con lievi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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