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Si valutano azioni legali contro quella discriminazione

Renato Fiocchi, sindaco di Zerbolò (Pavia)

Renato Fiocchi, sindaco di Zerbolò (Pavia)

Già il direttore responsabile del nostro giornale Franco Bomprezzi, nei giorni scorsi aveva commentato con incredulità e sdegno il provvedimento adottato dal Comune di Zerbolò, in provincia di Pavia: «Non volevamo crederci. Hanno aperto una sezione di scuola materna comunale, che si aggiunge a quella statale, e nel regolamento di essa, per fare economia, si è deciso di ammettere solo bimbi in grado di fare la pipì da soli! Quindi niente bambini non autosufficienti, ossia bimbi con disabilità. È incostituzionale, si dirà. Certo, ma questo forse è un dettaglio».
Ora, sulla questione, prende una dura posizione anche la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), dal cui Servizio Legale l’avvocato Gaetano De Luca, senza mezzi termini, parla di «comportamento vietato e sanzionato per legge», aggiungendo che «quel regolamento, permettendo solo ai bambini “autosufficienti in tutte le loro funzioni fisiologiche”, l’iscrizione alla sezione comunale della scuola materna, rappresenta un’inaccettabile discriminazione, un atto molto grave, rispetto al quale ci riserviamo di valutare un’eventuale azione legale».

Come avevamo riferito, citando quanto riportato dal quotidiano «La Provincia Pavese», per il sindaco di Zerbolò Renato Fiocchi, la decisione di non accettare bambini con disabilità nella sezione comunale della materna ha rappresentato una «scelta obbligata», motivata dal fatto che il Comune non ha risorse sufficienti per garantire tutti i servizi. E dal momento che la sezione comunale è stata creata proprio per eliminare le liste d’attesa alla sezione statale, «dobbiamo difenderla anche da un portatore di handicap», come ha incredibilmente dichiarato lo stesso Sindaco ai microfoni del TG Regionale Lombardo.
«Si tratta – sottolinea ancora De Luca per la LEDHA – di parole gravissime in bocca a un comune cittadino, ma che diventano intollerabili, se a pronunciarle è il rappresentante di un’Istituzione. Inoltre, la carenza di risorse economiche – come hanno già sancito numerose Sentenze di vari Tribunali – non può mai essere una giustificazione per la mancata erogazione di un servizio che spetta di diritto».
«Il fatto che il sindaco cerchi di giustificare questa decisione con la necessità di risolvere i problemi della lista d’attesa – commenta dal canto suo Katia Pietra del Comitato di Coordinamento Pavese per i Problemi dell’Handicaprende ancora più grave la situazione. Abbiamo segnalato la vicenda allo Sportello Antidiscriminazioni del Comune di Pavia e valuteremo anche la segnalazione all’UNAR ((Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali). Dopodiché ci saranno i provvedimenti del caso». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it.

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