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Rendere udibili le voci di chi non ascoltiamo

Realizzazione di César Meneghetti per la mostra realizzata in collaborazione con i Laboratori d'Arte Sperimentale della Comunità di Sant'Egidio

Realizzazione di César Meneghetti per il Progetto “I\O IO È UN ALTRO”

L’Isola di San Servolo, nella Laguna di Venezia, ha ospitato per quasi tre secoli – esattamente dal 1725 al 1978 – uno dei più grandi complessi di reclusione manicomiale del Veneto e sarà lì che giovedì 30 maggio (visitabile poi fino al 24 novembre) sarà inaugurata nel Padiglione della Repubblica del Kenya della 55. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, la mostra incentrata sul Progetto I\O IO È UN ALTRO, indagine dell’artista visuale italo-brasiliano César Meneghetti sulla labilità della frontiera tra la disabilità mentale e la  normalità, studiate con un processo relazionale e con dispositivi contemporanei.
Si tratta di un’iniziativa – della quale abbiamo già avuto modo di occuparci nel nostro giornale – che ha coinvolto per tre anni a Roma, più di duecento persone con disabilità dei Laboratori d’Arte Sperimentale della Comunità di Sant’Egidio, e che è stata premiata nel 2010 dalla Fondazione Biennale di San Paolo in Brasile, presentata alla fine del 2011 alla Biennale Session della 54. Biennale di Venezia e ancora premiata lo scorso anno con Il Globo Tricolore, conferimento destinato all’eccellenza italiana nel mondo.
A San Servolo – dove Meneghetti presenterà una serie di opere inedite – la cura dell’esposizione è stata affidata a Simonetta Lux e Alessandro Zuccari.

«L’opera di Meneghetti – è stato scritto nella presentazione di I\O IO È UN ALTRO, titolo che prende il nome da una frase del poeta francese Arthur Rimbaud – trasforma le persone disabili (e non) coinvolte nel processo e l’artista stesso. Essa mette in gioco tutti: soggetti e oggetti si scambiano i ruoli e in questa nuova zona di confine si attua una liberata reciprocità per affermare il diritto di espressione, il diritto allo sguardo. E così l’opera guidata da un principio di verità prende la sua strada non prevista né pianificata, se non nella struttura e nei mezzi utilizzati, video, fotografia e performance. Un lavoro che si propone di cercare là dove si pensa di non trovare nulla, nemmeno il pensiero. E un lavoro attraverso il quale si rendono udibili le voci di chi siamo abituati a non ascoltare, con le loro parole e il loro pensiero che riemergono e ci spingono a fermarci e a non passare oltre». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: gliamici@santegidio.org.

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