Perché il welfare è un buon investimento economico

In Europa, tra il 2008 e il 2012, a fronte di una perdita di occupazione nei comparti manifatturieri di 3 milioni e 123.000 unità, l’incremento nei servizi di welfare, cura e assistenza è stato pari a un milione e 623.000 unità. Questi e altri dati verranno presentati il 5 luglio a Roma dalla Rete “Cresce il welfare, cresce l’Italia”, insieme a una proposta diversa e nuova per il rilancio del nostro Paese

Striscione a una manifestazione: "Il welfare non è un lusso"

Uno striscione esposto a una manifestazione svoltasi a Napoli

«Esiste – si legge in un comunicato diffuso dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – un dato poco noto riguardo all’occupazione: in Europa, tra il 2008 e il 2012, ovvero nel pieno della crisi, a fronte di una perdita di occupazione nei comparti manifatturieri di 3 milioni e 123.000 unità, l’incremento nei servizi di welfare, cura e assistenza è stato pari a un milione e 623.000 unità (+7,8%). E tuttavia solo alcuni Paesi europei si sono resi conto che il welfare può essere un volano per la ripresa economica. Fra questi l’Italia non c’è: al contrario, essa comprime la spesa sociale, delega massicciamente l’assistenza alle famiglie, mantiene limitati e risibili gli sgravi per l’occupazione domestica e di assistenza favorendo il lavoro sommerso e senza tutele».

A mettere in piena evidenza questi e molti altri dati, è stata una ricerca promossa dalla Rete Cresce il welfare, cresce l’Italia – cui insieme alla FISH aderiscono una quarantina di organizzazioni sociali tra le più rappresentative del nostro Paese, operanti nel campo dell’economia sociale, del volontariato e del sindacato – studio che si è avvalso dell’operato di un gruppo di lavoro coordinato da Andrea Ciarini dell’Università La Sapienza di Roma, che verrà presentato il 5 luglio prossimo nella Capitale.
«Destinare risorse pubbliche al welfare – sottolinea ancora il comunicato della FISH – rappresenta, contrariamente a molti luoghi comuni, un investimento. Alcuni studi recenti confermano che l’uso della spesa pubblica per creare lavoro ha effetti sull’occupazione molto più alti e in tempi più rapidi rispetto ad altri tipi di misure: fino a dieci volte superiori rispetto al taglio delle tasse, da due a quattro rispetto all’aumento di spesa negli ammortizzatori sociali o alla riduzione dei contributi sul lavoro per le imprese».
Viene quindi citato un esempio concreto, vale a dire quello della Francia, «uno dei Paesi europei che di più ha puntato su una strategia di integrazione tra politiche di welfare e politiche per la creazione di occupazione regolare nella cura e assistenza alle persone, sostenendo la domanda con voucher, contributi, sgravi fiscali. Nel 2011, infatti, sono state 3,4 milioni (il 13% del totale) le famiglie francesi che hanno usufruito di servizi di cura e assistenza personale e l’impatto di queste politiche ha determinato un aumento dell’occupazione regolare del 47% tra il 2003 e il 2010 (+ 330.000 unità tra il 2005 e il 2010), giungendo a occupare un milione e mezzo di lavoratori».

La conferenza stampa di venerdì 5 luglio a Roma (Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale, Piazza Montecitorio, ore 11) sarà dunque l’occasione per lanciare una proposta diversa e nuova sul rilancio dell’occupazione e dell’economia e sul sostegno alle famiglie italiane. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Coordinamento Ufficio Stampa Cresce il welfare, cresce l’Italia, welfarexxi.rps@gmail.com; Ufficio Stampa FISH, ufficiostampa@fishonlus.it.

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