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Metti una sera al cinema (ma anche un pomeriggio)

Sala cinematografica piena di spettatori

Anche una persona gravemente ipovedente o non vedente dovrebbe poter pienamente godere dell’arte cinematografica, ma oggi non è proprio così

Mettete che, guardando il giornale, lo smartphone o anche solo la televisione, vi venga voglia di vedere un bel film. Se siete in coppia, potete chiedere alla vostra lui/lei: «C’è questo film che mi pare bello, che ne diresti di accompagnarmi?». Se il film piace anche al partner vi dirà di si, altrimenti declinerà. A questo punto, vi accorgete che all’inizio del film manca poco, e non avete il tempo di chiamare un amico. Prendete le chiavi della macchina, andate al cinema, entrate e vi godete lo spettacolo da soli, in santa pace, come fanno tutti gli altri.
Tutti? Ma proprio tutti, ne siete sicuri? Vediamo cosa succede se siete, come me, un ipovedente grave o un non vedente assoluto. Anche voi, infatti, guarderete sullo smartphone la vostra applicazione che parla di cinema e vi accorgerete che vi piace un film…

Primo problema: l’accompagnamento. Già: perché se vivete in una città anche di medie dimensioni, spesso – a meno di non avere il cinema dietro l’angolo – dovreste, per andare da soli, prendere i mezzi pubblici o un taxi. Considerata la lauta somma sborsata per il necessario accompagnatore, il taxi ve lo sognate. E i mezzi pubblici? Oltre la metà non sarà vocalizzata e, anche se lo fosse, non saranno vocalizzati i semafori che dovrete attraversare per andare al cinema. Insomma, a meno di tanta fortuna, vi tocca trovare un accompagnatore.
Mettiamo la scena di prima: siete in coppia. Il marito può essere al lavoro, oppure non piacergli il film che piace a voi. Certo, potrete costringerlo, ma trovarvi accanto uno o una “con il muso” non è il massimo della vita. Oppure, potrete telefonare a un’associazione per un accompagnamento. Dovrete però avvertire due giorni prima e l’orario dovrà essere rigorosamente entro le 20.
Bene, mettiamo il caso che risolviate abbastanza miracolosamente il problema dell’accompagnamento, molto probabilmente facendo passare almeno un paio di giorni tra l’intento e la realizzazione. Siete quindi arrivati al cinema, dove – beati voi, pensano gli altri – entrate gratis con l’accompagnatore. Tutto bene?
Decisamente no, perché a questo punto ci sarà il secondo grande problema. Ovvero, non essendo i film mai audiodescritti, il vostro accompagnatore dovrà essere in grado di provvedere a ciò e di farlo in maniera che voi possiate gustarvi la proiezione.
Immaginate una scena molto commovente che qualcuno vi deve bisbigliare nell’orecchio, osservandovi da vicino se piangete o ridete. Questo, se siete fortunati, altrimenti vi beccate uno che si mette a vedere il film e del fatto che voi non capiate… non gliene frega proprio nulla.
Magari, il vostro partner non è capace di descrivere ciò che avviene (il mio non lo è). Il punto è che proprio non “dovrebbe doverlo fare”. Dovrebbe infatti essere la “città” a farvi arrivare sani e salvi al cinema con il mezzo pubblico vocalizzato, senza incidenti, e il cinema dovrebbe essere audiodescritto.

A questo punto, prima che qualcuno replichi subito parlando di costi eccessivi, ricordo che tutti i film stranieri devono comunque essere doppiati e che, con le tecniche di montaggio attuali, fare una seconda traccia con audiodescrizione non è complicato. Inoltre, si potrebbe e dovrebbe implementare questa opzione sugli smartphone, come già si fa per i sordi. Per i ciechi, misteriosamente, un’applicazione simile si ventilava, ma è sparita nel nulla. E quindi: sviluppatori vari, se mi sentite, vediamo di fare qualcos’altro oltre ai giochini, please! Se ce l’abbiamo fatta con il libro parlato, possiamo farcela anche con i film!
Tenete conto che io, a volte – per poter fruire un po’ meglio di un film -, uso le recensioni, quelle che dicono Attenzione Spoiler, spesso, ovviamente, dopo averlo visto. Con il risultato che devo memorizzarmi il film e poi potrò riuscire a comprendere quello che voleva realmente comunicarmi. Una vera e propria “fatica di Sisifo” che spesso mi obbliga a vedere i film in TV, registrandomeli e facendomi perdere la magia del cinema, dell’emozione collettiva e di qualcosa che quando ero vedente amavo moltissimo.

La gratuità del cinema doveva rimanere un rimedio temporaneo alla non fruibilità della settima arte, ma è diventata invece un escamotage permanente per la pigrizia del settore a risolvere i problemi. Registi. sceneggiatori e attori: prima che ribattiate che la vostra è un’arte solo visiva, vi rammento che l’arte dev’essere per sua natura universale. Nessuna scusa, quindi: se volete fare arte, dovete essere fruibili anche da chi non vede e non attraverso la mediazione di un terzo.
Con i libri si sta rimediando con gli e-book accessibili (e tra parentesi, cari editori: tutti dovete fornire titoli accessibili, e per giunta a un prezzo umano. Se non è cartaceo, infatti, non potete fare pagare gli ebook ad oltre dieci euro!).
Tornando alle audiodescrizioni, esse non sono una scelta da fare una tantum, con il vincolo del titolo di un film rispetto a un altro, e legata alla buona volontà, sia pure apprezzata, delle associazioni. E dovrebbero essere audiodescritti anche i DVD, che presentano già sezioni con doppia traccia e non si vede perché non debbano a quel punto prevedere anche l’audiodescrizione.
I film al cinema, poi, dovrebbero essere audiodescritti con cuffie perché il disabile visivo possa godersi in santa pace ciò che preferisce. La scelta individuale non è un optional, e anche se il “cinema dei piccoli” di tanto in tanto audiodescrive, non è detto che lo faccia con i titoli che io preferisco.
Così si finisce anche con quegli amici – o sedicenti tali – che vengono al cinema con te perché così entrano gratis, salvo abbandonarti a te stesso una volta entrato. Le agevolazioni, in altre parole, non devono impedire l’evoluzione della sacrosanta accessibilità della settima arte.
E associazioni come Blindsight Project, che hanno fatto e fanno un grande lavoro per rendere accessibili realtà come il Festival del Cinema a Roma, dovrebbero essere aiutate dalla volontà di fare del cinema davvero un luogo universale!

Facciamo quindi sparire la scena iniziale e immaginiamo quest’altra. Il cieco guarda sullo smartphone il film, e cerca la sala dove si proietta con l’audiodescrizione, perché magari non saranno tutte, ma ce ne devono essere in tutte le città. Va alla stazione metro o autobus, e prende il mezzo correttamente vocalizzato, scende e attraversa con un semaforo sonoro, e con la guida del navigatore che indica il cammino (quest’ultima opzione è già presente negli smartphone di ultima generazione). Arriva infine al cinema dove gli vengono consegnate le cuffie e paga un regolare biglietto. Dopodiché piange, ride e si gode lo spettacolo come tutti.
Non vedo l’ora di andare al cinema con mio marito con il sacrosanto diritto di ascoltarmi da sola quello che succede sullo schermo… E tutti noi possiamo essere “registi” perché questa scena diventi vera! Buona visione!

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