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No, Ministro, questi scivoloni sono inaccettabili!

Fabrizio Saccomanni

Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia e delle Finanze

Maria Cecilia Guerra, viceministro alle Politiche Sociali, durante la conferenza stampa promossa qualche giorno fa dalla Rete Cresce il welfare, cresce l’Italia [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.], aveva, fra le altre dichiarazioni, affermato l’importanza della ricerca e dell’analisi dei fenomeni sociali per aumentare la conoscenza e, soprattutto, per rimuovere i luoghi comuni sbagliati che condizionano negativamente le scelte politiche. Luoghi comuni che diventano ancora più odiosi, quando si tratta di garanzia dei diritti umani. Ma dopo nemmeno ventiquattr’ore, il suo autorevole collega, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, scivola maldestramente proprio su uno dei luoghi comuni che ci si augurava non appartenessero al Governo Letta.
Mentre infatti nel 2010 un suo predecessore, Giulio Tremonti, aveva senza mezzi termini dichiarato che quella per gli invalidi era «una spesa improduttiva e insostenibile per il nostro Paese», ora Saccomanni, più prosaicamente, definisce l’Italia «il Paese dei falsi invalidi e dei falsi ciechi».

Ebbene, forse il Ministro si ferma alle cronache giornalistiche che, con grande enfasi, riportano casi di indagini della Guardia di Finanza e della Polizia, ma, volutamente, ignora altri dati di fatto che potrebbero interessare molto di più il suo Dicastero. Quali che siano infatti le motivazioni di esse, tali dichiarazioni contribuiscono a uno stigma negativo e lesivo delle persone con disabilità.
Forse il Ministro non ha ricevuto informative adeguate: i verbali (tutti) di invalidità o di handicap vengono emessi da una Commissione composta da sei medici. Gli stessi verbali vengono poi verificati e controllati da una seconda Commissione dell’INPS, prima di essere convalidati. L’unico caso in cui la Pubblica Amministrazione controlli se stessa due volte, prima di rilasciare un atto di certificazione. Spesso, poi, la stessa persona viene rivista e controllata nel tempo, anche se è affetta da una menomazione cronica o permanente. Il Ministro dovrebbe quindi preoccuparsi di questo spreco, invece di lasciarsi andare a facili luoghi comuni.
Negli ultimi cinque anni, va ricordato, il suo Ministero è stato l’ispiratore di controlli a tappeto, dai costi elevatissimi e dagli esiti risibili (appena il 10% delle revoche, prima che gli interessati facessero ricorso e vincessero le cause nella metà dei casi). Pensi quindi – il Ministro e non solo – ai costi spaventosi per i controlli straordinari sulle invalidità (800.000 controlli dal 2009 al 2011, altri 450.000 nei prossimi tre anni). E pensi che – solo per pagare medici esterni all’INPS – la spesa INPS è passata da 9 milioni di euro nel 2010 a 25 milioni nel 2011, senza dimenticare mai che questa è solo una parte minima della spesa complessiva: un milione e 250.000 lettere di convocazione, le spese amministrative, i medici dipendenti coinvolti, i costi dell’assistenza dei CAAF e i successivi ricorsi…
Pensi poi, il Ministro, all’elefantiaca lentezza amministrativa per la quale il sistema, costoso e farraginoso, si distingue: fra la presentazione della domanda di accertamento e l’erogazione delle provvidenze economiche, trascorrono in media 278 giorni per l’invalidità civile, 325 giorni per la cecità civile e 344 giorni per la sordità.
Consulti infine, il Ministro, non già le pagine di cronaca locale, ma le Deliberazioni della Corte dei Conti, che ben evidenziano queste storture e questi sprechi. Forse, oltre che allontanarsi da luoghi comuni infruttuosi, coglierà qualche idea di spending review, oltre che di semplificazione amministrativa. Sicuramente eviterà di confermare uno stigma di cui le persone con disabilità possono certamente fare a meno. (Ufficio Stampa FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap)

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