Che forse si cominci a capire?

È confortante vedere che anche giornalisti di importanti testate sembrano comprendere nei giusti termini l’importanza di quel recente provvedimento del Tribunale di Milano, che ha applicato in modo esemplare la legge anti-discriminazione, condannando il Ministero dell’Istruzione a ridare il giusto numero di ore di sostegno ad alcuni alunni con disabilità

Bimba in carrozzina con compagna di scuolaMi sono accorto in queste ore che di fronte a quell’importante provvedimento del Tribunale di Milano [se ne legga ampiamente nel nostro giornale, N.d.R.], che ha applicato in modo esemplare la legge anti-discriminazione [Legge 67/06, N.d.R.], condannando il Ministero dell’Istruzione a ridare il giusto numero di ore di sostegno a sedici alunni con disabilità, alcuni colleghi giornalisti di importanti testate sembrano finalmente avere capito il concetto. Che poi è questo: senza una cultura condivisa, è impossibile tutelare davvero i diritti e renderli esigibili.

Facciamo un esempio. Se in una prima media improvvisamente si decidesse di dimezzare le ore di insegnamento, tagliando indiscriminatamente per tutti gli alunni le ore di italiano, di matematica, di lingua, e se questo avvenisse non dappertutto, ma in una scuola sì e una no: ve lo immaginate? Per quanto la scuola italiana stia vivendo un momento difficile una cosa del genere non è immaginabile. La reazione sarebbe indignata e generale e l’ingiustizia così evidente da non dover neppure essere spiegata.
Ecco: nei confronti degli alunni con disabilità questa ingiustizia viene attuata regolarmente, senza suscitare reazioni clamorose, se non a livello delle associazioni dei familiari e degli operatori della scuola.
Ci voleva l’intervento di un Giudice, dunque, per far capire ciò che appare evidente, stando ai fatti: se per un alunno con disabilità occorrono – come da Piano Educativo – diciotto ore di sostegno e le autorità scolastiche decidono di assegnargliene solo sei, che cosa dobbiamo pensare?
Al di là di ogni considerazione, inaccettabile, sulla necessità di contenere i costi della scuola, di garantire la massima flessibilità dei servizi, quello che è successo durante l’ultimo anno scolastico è sotto gli occhi di tutti, un progressivo e scientifico svuotamento dei princìpi fondamentali dell’inclusione scolastica.

E se passa questo criterio nella scuola, possiamo immaginare che cosa succede nel lavoro, nella società, nelle attività “meno fondamentali”. Dalla discriminazione all’esclusione sociale il passo è breve, e lastricato di buone intenzioni, di parole che negano l’evidenza.
Leggere il dispositivo della Sentenza di Milano è istruttivo per tutti. Ci sono i nomi di questi bambini e ragazzi con disabilità, ognuno con la propria storia, con le personali caratteristiche ed esigenze. Ci sono i nomi dei genitori, che hanno avuto il coraggio di combattere e di denunciare. C’è il ruolo degli avvocati, c’è la presenza della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), con il suo servizio legale che rappresenta davvero un fiore all’occhiello dell’associazionismo.
C’è la nostra storia, fatta di tante battaglie, alcune perse, molte vinte. Oggi è una giornata particolare. All’inizio del prossimo anno scolastico quei diciotto alunni con disabilità avranno diritto alle ore di sostegno piene, e la scuola dovrà provvedere, senza se e senza ma. Naturalmente saremo lì a verificare, anche da giornalisti.

Direttore responsabile di «Superando.it».

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